Ruggero Pozzer ribadisce l’appoggio alla democrazia diretta

Ruggero Pozzer è membro costituente del comitato civico di Più Democrazia in Trentino. E’ insegnante di educazione fisica nonché allenatore e istruttore nazionale di vela. Viticoltore per passione di famiglia, negli anni 80’ ha inaugurato con il padre una delle prime aziende agricole biologiche del Trentino. Dal 2000 al 2010 è stato consigliere presso il Comune di Rovereto con i Verdi. Ora è consigliere, sempre per i Verdi, presso la Comunità di Valle della Vallagarina.

Alex: Il tuo appoggio all’iniziativa popolare di Più Democrazia in Trentino è solo l’ultima parte di un percorso iniziato mentre eri consigliere comunale a Rovereto. Puoi raccontare qualcosa in merito?
Ruggero PozzerRuggero: Devo a Paolo Michelotto l’illuminazione che mi ha trasmesso fin dal 2006 l’interesse per i temi della democrazia diretta. All’inizio mi sono messo a disposizione solo come autenticatore di firme nella mia vesta di Consigliere comunale; andavamo in piazza d’inverno al freddo a raccogliere le sottoscrizioni per i referendum comunali. Conosciute meglio le modalità della democrazia diretta ho condiviso subito la necessità di estendere i suoi principi ad ogni livello, pur sempre in affiancamento alla democrazia rappresentativa. Ora ho scelto di condividere pienamente il percorso con il comitato civico Più Democrazia in Trentino conscio che sia forse l’unica strada civile e incruenta per restituire piena dignità alla politica.

Nonostante gli sforzi per adeguare gli istituti di democrazia diretta alle best practice suggerite dal Consiglio d’Europa , i rappresentanti dei partiti locali roveretani hanno disatteso sistematicamente le aspettative per un miglioramento dei diritti politici. Come giudichi quanto successo a Rovereto in occasione della discussione dell’ultima proposta di deliberazione popolare?
Credo sia doveroso innanzitutto sottolineare come non tutti i partiti locali abbaino attuato questa sorta di chiusura. I Verdi, sia roveretani che trentini, hanno ormai assimilato pienamente il bisogno di aprire le porte agli strumenti  “demodiretti”. Così non è invece per le altre forze politiche che esprimono un generalizzato atteggiamento di diffidenza a quanto proponiamo.
Ritengo che le difficoltà che hai ben espresso nella domanda siano dovute a diversi motivi.  L’autoreferenzialità della politica tradizionale protratta al punto da credere di essere intoccabile. La paura di perdere i privilegi socio economici riservati agli organi politico-amministrativi. La mancanza di apertura mentale e di coscienza sociale. Più di tutto poi l’influenza dei partiti, ben consci che perderebbero autorità e potere. E’ vero che alcuni rappresentanti tentano di emanciparsi dai rispettivi partiti, ma però con grande difficoltà. Anche leggendo alcune interviste che compaiono prima della mia nel blog, noto senza stupore come alcune espressioni siano sottolineate cautelativamente dalla dichiarazione di “a titolo personale” che significa “pur nel rispetto del parere contrario del partito di appartenenza”.

Nel consiglio comunale di Rovereto, l’unico sostenitore delle ragioni dei cittadini che ha dimostrato buona conoscenza e responsabilità civica è stato appunto un rappresentante dei Verdi, Mauro Previdi. Come mai le altre forze politiche – ad eccezione del M5S che dal momento della sua costituzione sostiene la democrazia diretta ma che ora non è rappresentato – sono così poco propense a valorizzare le diversità ed il contributo dei cittadini?
Mauro Previdi è persona aperta ed intellingente che ha condiviso fin dall’inizio anche le nostre posizione riguardo a questo tema. La sua è politica per servizio e la sua buona fede è dimostrata ancor di più dal suo impegno umanitario in Africa. E’ il soggetto politico ideale per comprendere la bontà sociale del percorso di Più Democrazia. In generale al di fuori di Previdi e di qualche altro consigliere, vedo molta superficialità, impreparazione e poca affinità alla fatica politica.
M5S esprime nelle intenzioni una potenzialità incredibile come movimento di rottura. E’ in questo senso che sostiene la democrazia diretta in contrapposizione totale al sistema. Fare politica significa però saper lavorare anche assieme a chi la pensa diversamente da te, significa rispetto per le posizioni altrui, significa capacità alla fatica dimostrata solo con la gavetta; nessuno inventa nulla ma ciascuno può contribuire.

A livello provinciale dopo aver presentato l’iniziativa in Prima Commissione lo scorso settembre, la proposta del nostro comitato è stata ignorata. Il rischio di un altro flop democratico come accaduto a Trento e Rovereto è evidente. Vista la situazione credi anche tu che sarebbe meglio lasciare che il ddl venga discusso nel corso della prossima legislatura?
Ora o dopo poco cambia, anche a livello provinciale sembra che solo la sensibilità del consigliere dei Verdi e democratici del Trentino, Roberto Bombarda, sia in grado di comprendere la grandiosa potenzialità democratica degli strumenti referendari. Confido che un forte cambiamento alla guida della nostra provincia possa, nella prossima legislatura, diffondere la percezione di quanto sia utile oggi che i cittadini riprendano in mano il controllo della loro sorte con i nostri strumenti.

Rivoluzione Civile sarà presente anche alle Provinciali? Se sì, avete in programma di inserire le proposte del ddl n.328 o parte delle stesse nel vostro programma? Eventualmente quali?
Rivoluzione Civile – Lista Ingroia è un nuovissimo soggetto politico che nasce da un’esigenza attuale, la scomparsa dei temi sociali, legali e ambientali dai tavoli operativi dei partiti. Il suo futuro non si conosce e sarà determinato in parte dall’esito alle prossime elezioni politiche; esito che si prospetta peraltro ottimo dalla lettura dei sondaggi di opinione. Posso garantire che la componente Verde di Rivoluzione Civile farebbe propria senza difficoltà la proposta del ddl n. 328 e conosciute le sensibilità delle altre componenti credo che nulla osti ad una completa condivisione nei progetti del gruppo.

I Verdi hanno dimostrato un interesse genuino per un miglioramento dei diritti politici dei cittadini (vedi Häfner a livello europeo, Dello Sbarba e Heiss in Alto Adige-Sudtirol, Bombarda in Trentino, etc.) considerando gli input provenienti dal basso come un elemento integrante della democrazia rappresentativa. Questo aspetto non risulta esplicitamente nel programma di Rivoluzione Civile se non per un vago accenno alla partecipazione ed alla democrazia. Giustizia e democrazia possono essere perseguite solo da soggetti con doti morali superiori al resto dei cittadini?
Il tema dei diritti politici legati alla democrazia diretta non risulta specificamente scritto per esteso nel programma di Rivoluzione Civile ma si rivela senza dubbio nella filosofia generale; ogni passaggio del programma è un inno alla rivalutazione della persona umana che non può prescindere dalla sua piena consapevolezza e controllo del suo presente e futuro.
E’ dimostrato ormai ogni giorno da scandali e ruberie legalizzate come sarebbe necessario dotare la classe politica di un passaporto di assoluta moralità ed etica. La fiducia nostra è assoluta perché riposta nel garante della coalizione. Antonio Ingroia ha trascorso una vita di lavoro mettendosi in gioco ogni giorno, a rischio della vita, nella lotta al cancro peggiore della nostra Italia, la criminalità organizzata.

Nel 1980 in Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti, Italo Calvino scriveva “…Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d’applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino a allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d’un regolamento di conti d’un centro di potere contro un altro centro di potere.
Cosicché era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle battaglie intestine tra interessi illeciti, oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e d’interessi illeciti come tutti gli altri…”
Sembra un passo scritto in questi giorni eppure è vecchio di 30 anni…

E’ la componente animalesca dell’homo homini lupus, dell’uomo che divora l’altro uomo, componente naturale dell’essere umano, oggi come ieri, qualora manchi la cultura della responsabilità. Responsabilità propria e riconoscimento responsabile di quella altrui; queste le soluzioni al problema, distanti anni luce dalla realtà della società italiana di oggi.

Nell’articolo Carnevalata elettorale, non cadere nella trappola pubblicato su Umanità Nova, Tiziano Antonelli sostiene come sia inutile votare poiché la possibilità per ogni lista di entrare in Parlamento è inversamente proporzionale alla sua rappresentatività dei movimenti. Rivoluzione Civile nasce da un malcontento popolare diffuso accorpando movimenti ed appartenenze ideologiche diverse. I propositi sono molto ambiziosi, tuttavia le possibilità che anche solo una piccola parte del programma venga realizzata sono quasi nulle. Puoi offrire delle motivazioni del perché un cittadino dovrebbe votare per Rivoluzione Civile sapendo che nulla (o molto poco) può fare nel contesto parlamentare italiano?
Non credo siano reali le affermazioni proposte nella domanda. Rivoluzione Civile è costituita da persone fortemente rappresentative e rappresentate nei movimenti ambientalisti e sociali del territorio. Persone che credono però non sia sufficiente la testimonianza ma sia necessario mettersi in gioco direttamente nella conduzione delle scelte amministrative; con la certezza di avere un ottimo riscontro elettorale.
Le appartenenze diverse si fondono piacevolmente senza difetto allorquando si citano i quattro principi coerenti con le storie di ciascuno: legalità, lavoro, ecologia, diritti umani.
Un cittadino deve votare Rivoluzione Civile – Lista Ingroia se ritiene necessario mantenere un baluardo che senza compromessi mantenga viva l’attenzione sui temi degli ultimi, dei deboli che costituiscono la componente in oblio nella società.

Le resistenze al cambiamento in Trentino ed in Italia sono forti. I politici attraverso norme da loro approvate senza che i cittadini possano opporsi chiedono rinunce alla famiglie. Però loro stessi non sono disposti a nessun sacrificio difendendo invece strenuamente la democrazia rappresentativa (ed in particolare i loro privilegi). Qual è la chiave di volta a tutto ciò?
Basta smettere di credere alle promesse ed ai buoni propositi. Forse non c’è speranza perché gli elettori cadono sempre nel tranello. E’ sufficiente leggere con attenzione il vissuto di chi si propone, sapendo cosa ha fatto e come si è distinto in tempi non sospetti.
Personalmente sono molto fiero di aver partecipato in piena consapevolezza e convinzione alla raccolta firme per la Proposta di Legge Costituzionale di Iniziativa Popolare “Quorum zero e Più Democrazia”. Mi sono impegnato per la proposta di abolizione del quorum referendario anche a livello nazionale. Ma due punti altrettanto qualificanti del DDL sono la revoca del mandato e l’indennità dei parlamentari decisa dagli elettori.
Nel primo caso si evita di dovere attendere sino a scadenza di mandato per sbarazzarsi di parlamentari che abbiano palesemente mancato la loro promessa elettorale. Avviene mediante una cospicua raccolta di firme nel collegio di pertinenza. E’ un istituto già previsto e già utilizzato in numerosi collegi ad esempio negli USA e in Sud America.
L’indennità di carica decisa dagli elettori è invece un istituto secondo il quale l’elettore, al momento del voto, determina anche l’indennità che secondo lui merita il deputato o senatore. La media delle scelte effettuate da tutti gli elettori determinerà l’indennità di ogni singolo parlamentare. Il cittadino “datore di lavoro” decide lo stipendio del suo “delegato”. Questa è vera democrazia.

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