La votazione popolare del 3 Marzo 2013

No, non è che so che si voterà prestissimo nuovamente. E comunque non sarebbe così presto.
Ma nelle concitate fasi finali di queste elezioni politiche mi rifugio nel commento dei referendum popolari in Svizzera. Sono una talismano di buona politica, antidoto a quella pessima che purtroppo vedo e vivo qui in Italia.
La prima tornata referendaria di quest’anno in Svizzera è fissata per il 3 Marzo, una settimana dopo le nostre elezioni politiche, ed è interessante per due motivazioni, una procedurale e una sostanziale.
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La prima perché in una sola tornata di votazioni sono presenti tutte e tre le tipologie di votazione popolare.
La seconda perché affronta temi di grande attualità anche da noi, e dimostra che dove vige la democrazia diretta si decide anziché riempire pagine di inchiostro e aria di vibrazioni senza costrutto.
I 3 quesiti riguardano una modifica costituzionale richiesta la Parlamento svizzero, una iniziativa popolare e un referendum confermativo chiesto per impedire l’entrata in vigore di una legge approvata dal Parlamento.

La modifica costituzionale è ovviamente soggetta a referendum confermativo obbligatorio. Mi pare interessante ribadire che in Svizzera le modifiche costituzionali possono avvenire unicamente con voto popolare, sia che l’iniziativa della modifica sia parlamentare che nel caso l’iniziativa sia popolare.

L’aspetto tecnico interessante dell’iniziativa popolare è che si porta dietro una controproposta parlamentare indiretta. Abbiamo spiegato, perché è previsto anche per la nostra legge provinciale di iniziativa popolare, cosa sia un controprogetto diretto del legislativo. Se ad una legge di iniziativa popolare il legislativo (il parlamento federale per le leggi federali in Svizzera) ritiene di affiancare una controproposta se vincono i si al cambiamento entra in vigore delle due proposte quella con più si. Se vincono i no sono bocciate entrambe. Il controprogetto indiretto invece entra in vigore se l’iniziativa popolare è respinta, e se contro il controprogetto non viene chiesto un referendum confermativo. In quest’ultimo caso entra in vigore solo se la successiva votazione popolare lo conferma. Risulta interessante il fatto che nel corso delle deliberazioni il Parlamento aveva discusso anche un controprogetto diretto. Questo aveva contenuti differenti rispetto a quello indiretto ma non è stato approvato dal Consiglio Nazionale.

Anche la terza proposta ha un elemento interessante. Questa legge è una risposta indiretta ad una iniziativa attualmente in corso, la c.d. iniziativa per il paesaggio, che è stata sospesa in attesa dell’approvazione di questa legge. L’iter testimonia della ricchezza di dibattito che si sviluppa grazie alle iniziative popolari. Il comitato promotore della iniziativa per il paesaggio aveva infatti richiesto il voto su una particolare testo legislativo. Il Parlamento ha discusso se fare una controproposta, ma ha determinato che la cosa più adeguata sarebbe stato intervenire su altri testi legislativi. Il comitato ha accettato di sospendere l’iter del proprio progetto. Nel caso in cui il controprogetto indiretto venisse approvato ritirerebbe definitivamente la propria proposta. Il controprogetto è stato approvato dal Parlamento, ma un altro gruppo di cittadini ha richiesto che questo venga sottoposto a referendum confermativo. Se questo referendum quindi approverà la legge, l’iter della iniziativa per il paesaggio si fermerebbe definitivamente. Se invece questa legge venisse respinta, in una prossima tornata elettorale verrebbe votata l’iniziativa per il paesaggio.

Ma lasciamo da parte le questioni procedurali, che magari appassionano solo me, e vediamo quali siano i contenuti di questi referendum.
Il primo è una modifica della Costituzione Federale per dare migliori strumenti di intervento legislativo nel campo delle politiche familiari, ed in particolare della conciliabilità tra la vita familiare e quella lavorativa.
Il secondo riguarda una iniziativa popolare denominata “contro le retribuzioni abusive”. L’iniziativa si propone di porre un freno nelle aziende quotate in borsa alle retribuzioni e liquidazioni esageratamente elevate ai manager a prescindere dai risultati economici conseguiti. E anche da loro si parla soprattutto dei manager bancari.
Il terzo referendum mira a bloccare delle modifiche parlamentari alla legge sulla pianificazione del territorio (LPT). Questa legge interviene in vari modi per limitare l’estensione delle zone edificabili, promuovere il mantenimento di aree edificate il più compatte possibile e promuovere il risparmio energetico e l’uso di fonti rinnovabili.

Come sempre è stato predisposto un opuscolo, che illustra dettagliatamente quanto viene posto in votazione e le posizioni favorevoli e contrarie.
Come vedete sono argomenti attualissimi anche in Italia. Argomenti sui quali in Svizzera, sulla spinta popolare, la politica dibatte e agisce. Da noi a volte dibatte sui giornali ma poi non fa nulla. Sul consumo di territorio per esempio è stato persino proposto un referendum interno al PD per farlo diventare parte della piattaforma programmatica del partito. Nemmeno questa iniziativa ha avuto un qualche effetto pratico. Di fatto il tema è scomparso dalle agende politiche.
Ma vediamo più nel dettaglio con l’aiuto dei testi dell’opuscolo, con qualche parallelo rispetto alla nostra realtà. Per un approfondimento più completo rimando ai collegamenti nel testo.

1- Decreto federale sulla politica familiare

Il nuovo articolo costituzionale incarica la Confederazione e i Cantoni di promuovere la conciliabilità tra la vita familiare e l’esercizio di un’attività lucrativa o una formazione. Consiglio federale e Parlamento raccomandano di accettare il nuovo articolo costituzionale.

L’essenziale in breve

Conciliare famiglia e lavoro

Oggi sono molte le famiglie in cui entrambi i genitori sono costretti a lavorare o semplicemente desiderano farlo. Chi ha famiglia ed esercita un’attività lucrativa deve però spesso fare i conti con serie difficoltà che possono indurre soprat­tutto le madri a rinunciare loro malgrado interamente o in parte alla vita professionale.

Migliorare le condizioni quadro

Occorre quindi provvedere affinché diventi più facile lavorare o seguire una formazione pur avendo figli. Le condizioni quadro vanno cioè impostate in modo tale che sia più sem­plice conciliare la vita familiare con un’attività lucrativa o una formazione. A tal fine, vanno innanzitutto potenziate le strut­ture di custodia complementari alla famiglia, per esempio gli asili nido, i doposcuola o le mense. Ne trarrà beneficio anche l’economia, dato che in un’ottica economica è impor­tante che al mercato del lavoro partecipi il maggior numero possibile tanto di donne quanto di uomini.

Un nuovo articolo costituzionale

Il Parlamento intende migliorare la situazione attuale, ma ritiene che l’odierna base costituzionale sia insufficiente. Ha pertanto elaborato un nuovo articolo costituzionale che incarica la Confederazione e i Cantoni di promuovere la conciliabilità tra la vita familiare e l’esercizio di un’attività lucrativa o una formazione. La competenza in materia spetta innanzitutto ai Cantoni, chiamati ad approntare un’offerta sufficiente di posti nelle strutture di custodia com­plementari alla famiglia e parascolastiche. La Confederazione interviene unicamente se necessario, emanando principi a livello nazionale.

Posizione del Consiglio federale  e del Parlamento

Il Consiglio federale e il Parlamento sono persuasi che la nuova disposizione possa giovare alle famiglie e concorrere a garantire il benessere generale. Raccomandano pertanto al Popolo e ai Cantoni di accettare il nuovo articolo costitu­zionale.

Già oggi in Svizzera vi è un forte supporto della famiglia e della maternità. La Costituzione prevede questo supporto e intorno al nucleo familiare e ai figli ruota il sistema di supporto sociale esistente. Per cui vi è un reddito garantito per la madre che si deve assentare dal lavoro per il parto e l’assistenza ai neonati, degli assegni familiari e una struttura impositiva che favorisce i nuclei familiari. Il Parlamento però ritiene che non vi sia sufficiente base costituzionale per altre incentivazioni che ritiene indispensabili per meglio conciliare durante la crescita dei figli la vita familiare e quella professionale. In particolare la norma costituzionale serve ad impegnare risorse pubbliche per il finanziamento di asili nido, orario scolastico continuato, doposcuola e mense. La norma, come normale in un paese federale, assegna ai cantoni il compito di disciplinare la materia, lasciando eventualmente alla confederazione compiti di coordinamento e definizione di livelli minimi di servizio.
Per la nostra realtà possiamo osservare due cose. La prima che mentre da noi si parla tanto di cosa si potrebbe fare, gli Svizzeri fanno e cercano anche di migliorarsi. Questo è un effetto del controllo popolare sulle scelte politiche, e sull’allineamento che naturalmente si ottiene tra scelte politiche e volontà popolare grazie alla democrazia diretta. La seconda è l’estrema attenzione prestata al rispetto delle norme. Sebbene qui si tratti di legiferare su questioni ampiamente supportate dalla popolazione, si spinge per far si che l’intervento legislativo avvenga nel pieno rispetto del quadro costituzionale.
Purtroppo da noi il disallineamento tra le scelte legislative concrete e le norme ha dato luogo persino alla differenziazione tra costituzione reale e costituzione materiale. Con tanti saluti allo stato di diritto.

2 – Iniziativa popolare «contro le retribuzioni abusive»

L’iniziativa intende consentire agli azionisti delle imprese quotate in borsa di esercitare una maggiore influenza sulle retribuzioni versate al consiglio d’amministrazione e alla direzione. Lo scopo è di evitare retribuzioni spropositate e abusive.

L’essenziale in breve

Negli ultimi anni l’opinione pubblica ha criticato in modo anche aspro il fatto che diverse imprese versassero ai propri dirigenti retribuzioni e liquidazioni molto elevate a prescin­dere dai risultati economici conseguiti. In questo contesto è stata lanciata l’iniziativa popolare «contro le retribuzioni abusive».

Contenuto dell’iniziativa

Scopo dell’iniziativa è imporre restrizioni alle imprese quo­tate in borsa affinché non possano continuare a remunerare i vertici aziendali con somme spropositate. A tal fine, l’iniziativa propone tre nuove disposizioni: le retribuzioni del consiglio d’amministrazione e della direzione devono essere imperativamente autorizzate dall’assemblea generale degli azionisti; il mandato dei membri del consiglio d’amministra­zione è limitato a un anno; alcune tipologie di retribuzioni, per esempio le liquidazioni e i premi per le acquisizioni di aziende, sono vietate. Inoltre, chi contravviene a queste regole può essere punito.

Posizione del Consiglio federale e del Parlamento

Il Consiglio federale e il Consiglio degli Stati respingono l’iniziativa: oltre a comportare un eccesso di regolamentazione, essa metterebbe in discussione uno dei capisaldi della piazza economica elvetica, ossia i principi liberali alla base del diritto societario svizzero. Il Consiglio nazionale non ha invece espresso alcuna raccomandazione di voto. Il Parlamento concorda sulla necessità di disciplinare le retri­buzioni versate dalle imprese quotate in borsa e ha pertanto adottato un controprogetto indiretto. Sostenuto anche dal Consiglio federale, il controprogetto concretizza con una mo­difica di legge le principali rivendicazioni dell’iniziativa, ma rispetto a quest’ultima è complessivamente più moderato.

Anche qui, come in molte parti del mondo, si è assistito a ondate di sdegno verso le retribuzioni astronomiche date ai grandi manager di società quotate, e spesso anche ai c.d. paracadute d’oro che consistono in buonuscite milionarie quando vengono sostituiti, solitamente per aver male gestito l’azienza. Grande clamore in particolare hanno suscitato le retribuzioni dei vertici bancari, assolutamente spropositati soprattutto in un momento in cui i profitti mancano del tutto o vi sono addirittura perdite causate anche dalla gestione di questi manager.
Ma mentre negli altri paesi questo resta un dibattito largamente accademico, in Svizzera, grazie alla democrazia diretta, si avrà comunque una legge sul tema.
Personalmente preferisco la controproposta del Governo. Però è evidente che non vi è nel Parlamento una grande condivisione sul miglior modo di procedere. Questo sia perché non si è riusciti ad elaborare una controproposta diretta, sia perché non vi è una raccomandazione di voto del Consiglio Nazionale, benché il Consiglio Federale e il Consiglio degli Stati dia a sfavore dell’iniziativa e a favore di quella indiretta da loro proposta.

3 – Modifica della legge sulla pianificazione del territorio

La modifica della legge sulla pianificazione del territorio intende ridurre la superficie delle  zone edificabili sovradimen­sionate e dunque frenare la dispersione degli insediamenti in Svizzera. È un controprogetto indiretto all’iniziativa per il paesaggio. Contro la revisione della legge è stato chiesto il referendum. Se la revisione è respinta, l’iniziativa per il paesaggio sarà sottoposta al voto.

L’essenziale in breve: obiettivo della modifica di legge

In passato diversi Cantoni e Comuni hanno definito zone edificabili sovradimensionate. Spesso tali zone sono edificate in modo sparso, con gli edifici nuovi lontani dai centri urbani. In tal modo aumenta la dispersione degli insediamenti. La modifica della legge sulla pianificazione del territorio punta a distinguere più chiaramente i comprensori edificabili da quelli non edificabili. Si prefigge uno sviluppo compatto degli insediamenti, un migliore utilizzo delle aree dismesse presenti nelle zone edificabili e una riduzione dell’estensione delle zone edificabili sovradimensionate. In futuro le dimen­sioni delle zone edificabili dovranno dipendere dal fabbisogno prevedibile per 15 anni.

Controprogetto all’iniziativa per il paesaggio

La modifica della legge sulla pianificazione del territorio è stata decisa dal Parlamento quale controprogetto indiretto all’iniziativa per il paesaggio, che chiede di non aumentare la superficie totale delle zone edificabili in Svizzera per 20 anni. L’iniziativa è stata ritirata dal comitato d’iniziativa, a condi­zione che la revisione della legge sulla pianificazione del territorio entri in vigore. Nel caso in cui la presente revisione venga respinta, l’iniziativa per il paesaggio sarà sottoposta al voto popolare.

Motivi del referendum

Contro la revisione è stato chiesto il referendum. Il comitato referendario critica la revisione poiché limiterebbe i diritti di proprietà e provocherebbe un aumento del prezzo dei terreni.

Posizione del Consiglio federale e del Parlamento

Consiglio federale e Parlamento raccomandano di accettare la modifica della legge sulla pianificazione del territorio, che consentirà di contrastare il consumo poco parsimonioso del suolo e la dispersione degli insediamenti.

Il consumo di territorio è un argomento di grande attualità anche in Italia. Sarebbe utile nel nostro dibattito politico entrasse a pieno titolo la discutere la discussione sulle edificazioni compatte, come proposto in Svizzera con questa legge, o di recupero delle aree edificate e non più utilizzate. Purtroppo il consumo di territorio non è ancora parte integrante dei programmi politici, anzi, spesso la politica ha una insana dipendenza proprio dai costruttori edili. E i pochi, ma significativi esempi, quali quelli di Cassinetta di Lugagnano, con il suo piano regolatore che prevede solo recupero di edificazioni esistenti, sono magari additati come esempio, ma poi poco ripresi dalle norme edilizie generali. Se anche noi avessimo gli strumenti della democrazia diretta enti come Italia Nostra, il FAI o il WWF potrebbero essere molto più attivi per la protezione del nostro territorio. E, come dimostrato a Cassinetta, l’appoggio popolare esiste.

Un ultima nota. Non essendoci il quorum il dibattito, come dovrebbe essere normale, è tutto incentrato tra le ragioni del si e del no. Non ci sono patemi o dubbi. Quello che il popolo voterà tra due settimane sarà legge.

10 pensieri su “La votazione popolare del 3 Marzo 2013

  1. Sempre per gli appassionati, ovviamente il 3 Marzo vi saranno anche referendum cantonali e comunali.
    Nel Canton Ticino per esempio vi è un referendum confermativo, chiesto dai Comuni avverso una legge cantonale di modifica della legge sulle tutele e le curatele parentali.
    http://www.maiamagazine.it/comunicati-stampa/referendum-cantonale-del-3-marzo-2013-le-ragioni-del-si-alla-profesionalizzazione-delle-arp

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  2. Ho letto diversi articoli nel vostro sito Più democrazia in Trentino. L’associazione Gruppo Donne Rendena condivide molte vostre segnalazioni. Perchè non partecipate anche voi all’incontro promosso da noi? Ecco l’invito Alex Marini ci conosce. Luisa Romeri Date: Fri, 22 Feb 2013 08:09:05 +0000 To: luisaromeri@hotmail.com

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  3. Direi che gli aspetti procedurali sono illuminanti poichè ci indicano come le proposte tendano al miglioramento continuo ed alla condivisione con la popolazione ancora prima che queste vengano approvate. La consapevolezza dello scopo delle leggi matura già al momento della loro discussione e non solo al momento della loro entrata in vigore come ad esempio accade in Italia poichè queste sono discusse da rappresentanti ed in luoghi distanti ed estranei ai cittadini.
    Con un simile processo i cittadini hanno l’opportunità di interiorizzare il valore e l’essenza delle norme del vivere comune – nella fattispecie famiglia e lavoro, stipendi abusivi e tutela del paesaggio – sviluppando una coscienza civile che rafforza ulteriormente la forza delle leggi stesse.
    Dovendo invece considerare la sostanza delle votazioni popolari, per l’ennesima volta possiamo misurare la distanza abissale della performance democratica italiana da quella svizzera. Gli italiani sono costretti a scegliere rappresentanti senza sapere quello che faranno nei successivi 5 anni mentre gli svizzeri possono decidere su come indirizzare il progresso umano, la giustizia sociale e la tutela del paesaggio e garantire quindi il loro futuro e quello delle prossime generazioni.

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  4. L’ulteriore aspetto procedurale da sottolineare è che 162.000 cittadini – numero corrispondente al 3,17% degli aventi diritto al voto – potranno utilizzare internet per esprimere il loro voto
    http://www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msg-id=47193
    In tal senso, ricordo come nel disegno di legge di iniziativa popolare del comitato Più Democrazia in Trentino sia contenuta anche la proposta del voto elettronico oltre che di quello postale. Questo per dimostrare la serietà e la completezza della proposta che invece è stata accantonata con indifferenza dal Consiglio Provinciale.

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    • L’introduzione degli strumenti di voto elettronico è visto anche in Svizzera come una semplificazione dei processi di voto, sia per chi vota che per il successivo spoglio. Va notato che già oggi la grande maggioranza dei votanti non si reca al seggio per votare. Tutti gli elettori ricevono a casa il materiale elettorale, che oltre all’opuscolo che ho citato nell’articolo contiene anche la scheda elettorale e l’equivalente del nostro certificato elettorale valido per quella tornata di votazioni.
      Gli elettori possono inserire la scheda con il voto in una busta, e infilare questa busta insieme al certificato elettorale in una busta più grande. Quest’ultima può essere spedita per posta, oppure consegnata in una delle apposite cassette elettorali presso gli uffici comunali.
      Solo una minoranza si reca la domenica del voto al seggio, con il certificato elettorale, e inserisce personalmente la scheda elettorale nell’urna.
      Lo spoglio invece avviene ovviamente in modo manuale, e questa fase sarebbe resa più semplice dal procedimento elettronico.
      Perchè per esempio da noi il voto postale venga visto come una stranezza mi pare un ulteriore esempio dell’arretratezza culturale nostrana.

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  5. bisognerebbe darsi vda fare per sollecitare l’iniziativa che abbiamo consegnato …..oltre 4.000 firme raccolte con tanta fatica. Non vorrei che andasse tutto su per il camino, a forza di belle parole ma di nessuna azione….quando incominciamo a scassare un po’? Matteo ed io lo stiamo già facendo, e a spron battuto, per quella comunale qui a Trento. Personalmente sono già andato dal dirigente della preovincia in dicembre a sentire un po’ a che punto si è…..ovviamente a nessun punto dell’iter, solo alla consegana alla commissione preposta, nulla più. A quando l’azione? fra un po’ io incomincio!

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  6. Vedi Gianni, preferisco costruire che scassare, se possibile. Si ottengono migliori risultati.
    Per quanto riguarda l’iter, dopo il passaggio in commissione vi è solo il voto in aula. Che iter ti immagini?
    Inoltre la tua affermazione è quanto meno imprecisa.
    Dopo la trasmissione alla Prima Commissione Permanente, competente per materia, da parte del Presidente del Consiglio Provinciale, il Presidente di questa ha provveduto a convocare una seduta della commissione per l’esposizione del disegno di legge e di tutti quelli di contenuto analogo già presentati in precedenza, per altro tutti presentati da consiglieri provinciali ben prima del nostro. Quindi per noi sono già stati più celeri che per gli altri consiglieri.
    Per altro di questo passaggio è stato dato ampio resoconto a tutti.
    Dopo questo passaggio la commissione può decidere:
    a) di discutere del tema internamente
    b) di chiedere pareri di esperti per integrare quelli del servizio legislativo del consiglio (abbiamo
    trasmesso al Presidente di Commissione una lista di esperti che a nostro avviso) prima della
    discussione in commissione
    Le elezioni anticipate hanno bloccato l’attività del Consiglio e delle sue commissioni. Concordo sul fatto che non dovrebbe essere così, ma come forse hai saputo, abbiamo cambiato Presidente della Giunta Provinciale, un assessore e un consigliere provinciale. Per cui se non giustificabile la questione è quantomeno comprensibile. Ora ricominciano e vediamo quale sarà il calendario della commissione.
    Alla fine del passaggio in Commissione, che può essere anche una sola seduta, questa trasmette gli atti al Presidente per la calendarizzazione in aula.
    Quali disegni di legge verranno discussi in aula durante la seguente sessione lo decide la commissione dei capigruppo. Bombarda, che è presentatore di una proposta del tutto analoga, ha già detto che in quella occasione chiederà che questa venga discussa immediatamente.
    Abbiamo comunque predisposto una lettera con delle domande per tutti i consiglieri. Che se risponderanno vedranno le loro risposte pubblicate in questo blog. Questo anche per tenere sotto pressione tutti i consiglieri, e vedere anche il loro orientamento.
    Per altro comunque la proposta non va su per il camino, perché come sai le proposte di legge di iniziativa popolare, al contrario di quelle di iniziativa consiliare o giuntale, sopravvivono alla fine della legislatura.
    Potrebbe anche essere opportuno chiederci se valga la pena spingere perché questa venga discussa già da questo consiglio, ampiamente contrario per ora, o dal prossimo.
    Credo comunque che la chiave non sia tanto rompere le scatole ai consiglieri, ma aumentare la conoscenza degli strumenti della democrazia diretta cercando di coinvolgere associazioni e gruppi, consiglieri di circoscrizioni, iscritti ai partiti, sindacati, etc. Questo è il solo modo di contribuire fattivamente a che la legge venga approvata secondo me.
    In ogni caso, caro Gianni, se ritieni non facciamo abbastanza per ottenere la discussione, e sperabilmente l’approvazione, del progetto di legge su cui abbiamo raccolto le firme, potresti chiedere la convocazione del comitato, secondo le regole che ci siamo dati, e fare proposte per cambiare metodi e/o persone.
    E poi, è 18 anni che abbiamo uno che applica il “ghe pensi mi”. Non mi pare abbia combinato gran che, obiettivamente, ne che sia un esempio da imitare.

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    • Tanti oggi ne parlano. Anche su Repubblica c’è un articolo.
      http://www.repubblica.it/economia/2013/03/03/news/referendum_svizzera_manager-53793457/
      Praticamente tutti gli articoli hanno delle falsità inserite nell’articolo. Segno della impreparazione e della approssimazione dei nostri giornalisti.
      Per chi ha avuto la voglia di leggere il documento risulta chiaro che non vengono posti limiti agli stipendi dei manager. Semplicemente si chiede che ogni anno questi vengano votati dagli azionisti (normalmente sono i CdA a fissarli), che non vi possano essere modi di aggirare il tetto ai compensi facendosi assegnare compensi e bonus da società controllate o altro.
      Clamoroso poi che l’articolo di Repubblica dica che “Governo di Berna ha un anno di tempo per inserire, nella costituzione svizzera, la nuova normativa, così come è uscita dalle urne.” Ovviamente una modifica Costituzionale entra in vigore immediatamente dopo che il voto popolare la ha approvata, con le normali procedure di pubblicazione.
      Esiste si una disposizione transitoria che dà tempo un anno al Governo per emanare dei decreti attuativi, ma è cosa completamente diversa.
      Siamo nelle mani di giornalisti completamente analfabeti.

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  7. Ancora più interessante a mio avviso, il secondo quesito Cantonale.
    “Opuscolo informativo
    Votazione cantonale del 3 marzo
    2013
    1 Tutele e curatele
    Modifica della legge dell’8 marzo 1999 in materia di tutele e curatele
    2 Sgravi Fiscali:
    primo atto
    Iniziativa popolare elaborata del 22 febbraio 2011”

    L’iniziativa puntava a una riduzione del carico fiscale. Fu respinta probabilmente perché risultò evidente che a minori entrate sarebbero occorsi minori servizi. Che non si dica che il Popolo pensa solo a tagliare le tasse. Il Popolo è saggio.

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