#pritani e #quoterosa per promuovere gli interessi della popolazione

Emma Goldman scrisse il saggio “Il suffragio femminile”, il quale inizia così:
Emma_Goldman_1919We boast of the age of advancement, of science, and progress. Is it not strange, then, that we still believe in fetich [sic] worship? True, our fetiches have different form and substance, yet in their power over the human mind they are still as disastrous as were those of old. Our modern fetich is universal suffrage. Those who have not yet achieved that goal fight bloody revolutions to obtain it, and those who have enjoyed its reign bring heavy sacrifice to the altar of this omnipotent deity. Woe to the heretic who dare question that divinity! 
… There is no reason whatever to assume that woman, in her climb to emancipation, has been, or will be, helped by the ballot.
"Woman's development" from Goldman, "Woman Suffrage," in Anarchism and Other Essays (New York: Mother Earth Publishing Association, 1910), 217.

In Trentino, negli ultimi mesi si è parlato di quote rosa per limitare il cosiddetto gender gap negli organi rappresentativi. Le proposte delle quote rosa e del voto di preferenza di genere contenute nei ddl di Cogo e Bombarda prevedevano di legiferare per promuovere gli interessi di una élite politica, seppur sotto-rappresentata (le donne), piuttosto che promuovere gli interessi dell’intera popolazione.

Secondo la teoria suggerita da Emma Goldman all’inizio del Novecento, tali interventi legislativi possono essere previsti per migliorare la condizione di gruppi non sufficientemente tutelati in generale (es. minoranza ladina), ma nel caso delle donne i vantaggi non sono così chiari. Infatti, a differenza di molti altri gruppi meno privilegiati (es. disabili), le donne non sono da considerarsi una minoranza. Le donne, quindi, non hanno bisogno di contare su una coalizione come fanno i gruppi con una mentalità simile (gli uomini) per far valere le loro posizioni e per impostare politiche pubbliche.

Le donne, grazie al loro numero, potrebbero semplicemente essere rappresentate fedelmente negli organi decisionali, esercitando così il loro potere, attraverso il sorteggio. Per Goldman infatti le elezioni non sono in grado di fornire una rappresentazione fedele della società. Il sorteggio, invece, promette di fare proprio questo.

L’istituto dei pritani si ispira quindi al concetto suggerito da Goldman. Tuttavia è interessante notare come una discussione accesa fra i membri del comitato di Più Democrazia in Trentino nell’aprile 2013, la maggioranza avesse deciso di riservare un’equa rappresentanza dei sessi nella composizione dei pritani. Un paradosso? Lascio a voi la risposta.

Per approndire l’argomento rimando all’articolo di Yoram Gat “No equality for women without sortition”, 16 dicembre 2013

2 pensieri su “#pritani e #quoterosa per promuovere gli interessi della popolazione

  1. Alla fine tocca sempre a me fare il pignolo.
    Posso dire che non mi piace esteticamente l’utilizzo degli hashtag al di fuori del contesto in cui questi sono nati ed hanno una rilevanza operativa, come twitter?
    Riguardo al tema invece, io ho partecipato alla citata accesa discussione, ed ero tra i contrari alla previsione aggiunta di una parità “imposta”.
    Ciò che lamentano le donne, giustamente, è che pur essendo circa la metà della popolazione e con la stessa capacità degli uomini, anzi a scuola mediamente sono più brave, nei luoghi dove si prendono decisioni sono ampiamente sottorappresentate.
    Questo è purtroppo certamente vero, e rappresenta un danno per la società. Però il problema sta nei meccanismi di cooptazione, ossia di scelta, che operano in quei contesti.
    Sono meccanismi di scelta che invece di avere come unico criterio il merito e le capacità, hanno altri, meno “nobili” criteri di selezione.
    Le donne, e gli uomini intelligenti, dovrebbero spingere per una società dove merito e capacità siano riconoscibili, riconosciuti e utilizzati come unico criterio di valutazione.
    Un sistema di quote invece, pur magari riequilibrando numericamente i rapporti, sfavorirebbe i meritevoli in quel gruppo di popolazione dove sono prevalenti, ossia proprio tra le donne.
    In pratica in un sistema di quote fisso ci rimetterebbero le donne brave. Ossia proprio quelle che la società nel complesso dovrebbe promuovere e premiare. Si potrebbe dire: meglio che la situazione attuale. Io non lo credo.
    Ma se il problema sono i metodi di selezione e di cooptazione, beh, allora il sorteggio è sicuramente la soluzione. Magari non promuove il merito in senso assoluto, ma questo non è per nulla importante quando il problema di definire un “migliore” in assoluto è difficile, se non impossibile.
    Nel caso dei pritani si cercano delle persone che siano in grado di elaborare un parere non preconcetto. Quanto si cerca di avere in una giuria popolare in tribunale.
    La selezione per sorteggio pesca in maniera assolutamente equanime tra tutti coloro che sono nel gruppo degli estraibili. Per cui se questo lotto è composto da un numero di uomini e donne rappresentativo della popolazione, mediamente i gruppi selezionati saranno composti da un po’ più di donne che di uomini.
    A questo punto il problema eventualmente è di come viene composto il lotto di persone selezionabili. Abbiamo escluso da questo lotto tutti coloro che hanno avuto condanne penali definitive, o coloro per cui il giudizio si è interrotto per intervenuta prescrizione. Una previsione drastica, forse eccessiva e certamente più restrittiva di quella per l’eleggibilità in parlamento o in consiglio provinciale. Però, se esaminato alla luce del problema della rappresentatività femminile, è una previsione favorevole alle donne, che mediamente delinquono meno.
    In più, per evitare problemi eccessivi con persone che rifiutano la nomina, abbiamo previsto che per partecipare al lotto ci si debba iscrivere alle liste.
    Qui non si tratta di essere valutati, o scelti da terzi. Semplicemente ci si iscrive e si attende che un sistema assolutamente imparziale operi una scelta se i pritani fossero chiamati a esprimersi.
    Anche si iscrivesse solo qualche centinaio di persone, sui circa quattrocentomila che ne avrebbero diritto, la probabilità di essere chiamati sarebbe comunque bassa. Non certo un impegno gravoso, e comunque si potrebbe in ogni caso declinare se selezionati in un momento in cui non ci fosse la disponibilità di tempo.
    L’unico motivo quindi perchè le donne possano essere sottorappresentate nel lotto è che abbiano una minor propensione degli uomini a chiedere l’inscrizione alla lista.
    Ma questo potrebbe accadere in linea di principio per i pensionati verso i lavoratori. O per quelli che abitano a Trento rispetto a chi abita nelle valli. O chi fa l’avvocato rispetto a chi fa il carrozziere.
    Ma si è ritenuto che dovessero avere “protezione” rispetto alla loro propensione alla partecipazione unicamente le donne.
    Come ho avuto modo di dire, trovo offensivo per le donne ritenerle meritevoli di protezione dalle loro stesse scelte.

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    • La risposta alla domanda che poni nel primo paragrafo è semplice. Gli articoli postati sul blog vengono pubblicati automaticamente su Facebook e Twitter. Considerando che la stringa del tweet corrisponde al titolo dell’articolo ho pensato di utilizzare un hashtag direttamente del titolo. Considera anche che la mia logica deriva da una formazione da sociologo (seppur poco accademica) e non da fisico 😉

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