La nuova direttiva europea anticorruzione: un’opportunità per migliorare la governance pubblica

Attraverso le pagine di Federalismi, Francesco Merenda ci offre un’analisi approfondita di temi che, pur apparentemente tecnici, hanno un impatto diretto sul buon funzionamento della pubblica amministrazione e sullo sviluppo democratico. L’articolo esplora come l’integrazione tra politiche anticorruzione, digitalizzazione e transizione ambientale possa rappresentare una svolta cruciale per perseguire efficienza, semplificazione e trasparenza.

Questa prospettiva, promossa dalle istituzioni europee, trova un’importante conferma nella proposta di una nuova Direttiva Europea Anticorruzione, che mira a armonizzare le legislazioni nazionali per favorire una gestione pubblica più efficace e integrata.

Abstract

Le strategie anticorruzione nazionali sono attualmente oggetto di analisi critica poiché si sono rivelate sostanzialmente inefficaci. Allo stesso tempo, si sta sempre più diffondendo l’idea di integrare questa politica con le altre. Il tema dell’integrazione si pone come un cambiamento necessario per questa politica, sia per renderla più efficace che per inserirla in un’ottica più ampia di buona gestione pubblica. Inoltre, l’Unione europea è prossima all’approvazione della nuova direttiva anticorruzione, con l’obiettivo di armonizzare le legislazioni nazionali in questo settore. L’analisi dell’attuale proposta di direttiva è importante sia per comprenderne il contenuto che per valutarne le prospettive d’integrazione.

Sommario

  1. Introduzione
  2. Le ragioni dell’integrazione tra esigenze nazionali e dinamiche globali
  3. La proposta di Direttiva Europea Anticorruzione: una prima analisi e il confronto con la Convenzione UNCAC del 2003
  4. Le modalità dirette ed indirette di integrazione delineate dalla Direttiva
    • 4.1 Anticorruzione, digitalizzazione e AI
    • 4.2 Anticorruzione e tutela dell’ambiente
  5. Eventus docet? La nuova disciplina europea e l’integrazione come l’ennesimo (forse ultimo) tentativo di rendere l’anticorruzione efficace

Conclusione

L’integrazione tra l’anticorruzione e le due transizioni è legata, oltre alle dinamiche sopra accennate, al tipo di approccio che gli Stati adotteranno nei prossimi anni e al modo in cui tenteranno di risolvere alcuni problemi legati alle politiche digitali, come il digital divide, l’interoperabilità tra le banche dati, le sfide algoritmiche e la scelta del tipo approccio IA per le PA. La digitalizzazione degli Stati è ormai inevitabile, ma affinché possa diventare uno strumento anticorruzione, dipenderà dal tipo di investimenti, culturali e materiali, che verranno sostenuti in questo campo.

La scarsità di risorse dedicate al settore pubblico negli ultimi anni ha prodotto un evidente impoverimento delle pubbliche amministrazioni e un ampliamento del divario tra queste e quelle di altri Stati in cui, viceversa, si è investito a sufficienza. Tuttavia, appare oltremodo necessario investire su strumenti digitali che si sono dimostrati un fattore di successo nella lotta alla corruzione, soprattutto negli Stati membri UE.

Il collegamento con la transizione ambientale sembra più facilmente realizzabile, dal momento che le due politiche convergono verso la stessa direzione e si sostengono a vicenda per prevenire gli effetti indesiderati per le pubbliche amministrazioni e garantire la sostenibilità delle società future. La trasparenza e l’integrità della pubblica amministrazione favoriscono una cultura amministrativa che sia attenta e promotrice delle azioni legate alla rivoluzione ambientale.

La capacità dei pubblici poteri di affrontare le transizioni attuali passa anche e soprattutto da un netto cambiamento del paradigma pubblico vigente, valorizzando l’integrità delle funzioni amministrative come requisito indispensabile per la cura concreta di tutti gli interessi e per garantire una governance all’altezza delle sfide globali.

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