Quorum zero a Trento, intervista a Matteo Rigotti

Matteo Rigotti è stato insieme a Gianni Ceri uno degli organizzatori dei banchetti cittadini di Trento. Oltre a contribuire alla riuscita dell’iniziativa provinciale grazie alla sua determinazione sono state raccolte migliaia di firme a sostegno dell’iniziativa nazionale e della non meno importante proposta di deliberazione comunale Quorum Zero a Trento. In particolare, per l’iniziativa comunale sono state raccolte 1.900 firme, le quali sono state consegnate al presidente del Consiglio Comunale di Trento Renato Pegoretti, in data mercoledì 5 settembre in compagnia di Gianni Ceri, Ezio Casagrande e Cristiano Zanella.

Insieme a Gianni sei stato uno degli organizzatori dei banchetti di Trento per promuovere le iniziative comunale, provinciale e nazionale. Cosa ti ha portato ad una così intensa esperienza civica?
Credo che l’input iniziale sia arrivato dai referendum del 12-13 giugno 2011. In quell’occasione abbiamo tutti sentito vari politici consigliare di non andare a votare, qualcuno che a urne aperte invitava a rimanere a casa perché il quorum sarebbe stato già raggiunto, pubblicità ingannevoli, informazione sui referendum data ad ore improbabili, mentre dall’altra parte si sono visti i cittadini organizzarsi autonomamente per far valere un loro diritto, e-mail ed sms tra amici e colleghi per ricordare le date dei referendum, volantini appesi negli uffici e sui vetri delle auto, addirittura qualcuno su internet ha lanciato l’idea di scrivere le date sulle banconote, volantinaggio per le strade! Anche io ho sentito forte la voglia di partecipare e poter dire “la mia”, ma ho anche visto come nonostante gli esiti referendari la classe politica continui a fare di tutto per eludere la volontà popolare. Mi sono sentito quindi in dovere come cittadino di fare qualcosa per migliorare la situazione attuale e per varie coincidenze ho conosciuto alcune persone vicine all’argomento “democrazia diretta”. Poco dopo è nato il progetto nazionale “Quorum Zero e Più Democrazia” e trovandomi momentaneamente senza un’occupazione lavorativa ho scelto di dedicare il mio tempo per questo “servizio civile”.
Riguardo all’iniziativa comunale Quorum Zero Comune di Trento, in brevissimo tempo sei riuscito a formulare una proposta di deliberazione. Ci può spiegare brevemente le tappe di questo processo?
Per raccogliere le firme necessarie per l’iniziativa nazionale abbiamo predisposto decine di banchetti, inizialmente “solo” 30, poi siamo arrivati ad oltre 50. Durante la raccolta abbiamo utilizzato le postazioni anche per la raccolta provinciale e in corso d’opera ci siamo chiesti perché non sfruttare al massimo queste giornate anche per una proposta a livello comunale. Inizialmente volevamo rinunciare. Poche persone e nessuno con particolari competenze in merito. Ma la voglia di non rinunciare era tanta, così abbiamo preso proposte simili già presentate (ad esempio una proposta fatta nella vicina Rovereto) e le abbiamo “studiate” e adattate allo statuto del comune di Trento. Nel nostro caso abbiamo semplificato al massimo la proposta limitandoci a chiedere l’annullamento del quorum dai referendum comunali, ma per fare questo bisogna prendersi un po’ di tempo per cercare su statuto e regolamenti del comune le parti in proposito. Per questo tipo di iniziativa abbiamo chiesto anche informazioni presso la Segreteria Generale del Comune.
La proposta di deliberazione comunale che ne è nata risulta essere semplice ed essenziale nella forma ma con un notevole potenziale riformatore qualora fosse approvata e successivamente fossero avviati processi referendari. Come è stata accolta dai cittadini tale proposta?
I cittadini hanno accolto molto bene l’iniziativa comunale. La semplicità ed essenzialità, sia del titolo “Quorum Zero a Trento”, che della parte “scritta” sui moduli di raccolta delle firme ha sicuramente aiutato. Ancora di più però si percepisce la voglia di cambiare “dal basso”, piccoli cambiamenti ma che ci riguardano direttamente. Paradossalmente la proposta nazionale, estremamente articolata ed evoluta, veniva sentita come qualcosa di più lontano, quasi non ci riguardasse direttamente, mentre le proposte a livello locale, complice sicuramente il sapere che vi sarà l’obbligatorietà di discussione, sono state considerate con più immediatezza.
Ora che la raccolta delle firme è terminata, hai un’idea dei tempi e dell’iter procedurale che seguirà la proposta di deliberazione all’interno del Consiglio Comunale?
Abbiamo ritirato anche gli ultimi moduli che erano depositati presso le Circoscrizioni della città e possiamo dire di aver raggiunto la cifra di 1900 firme, invece delle 1000 necessarie. Ora le firme andranno consegnate alla Segreteria Generale, che dopo il conteggio ufficiale delle sottoscrizioni le passerà ad una commissione che esprimerà un “parere”. Il Presidente del Consiglio comunale dovrà decidere la data per l’inserimento della proposta all’ordine del giorno del Consiglio, durante il quale verrà presentata da un relatore del comitato promotore. Seguirà il dibattito vero e proprio, infine la votazione. Rimaniamo comunque in attesa di maggiori chiarimenti dalla Segreteria Generale sull’iter che seguirà la proposta, le procedure per questo tipo di iniziative sono infatti poco note. La discussione della proposta dovrebbe essere avvenire entro tre mesi dalla data del deposito.
In termini divulgativi sulla comunità locale credi che il messaggio promosso dalle tre iniziative abbia aumentato la consapevolezza sociale in materia? Che percezione hai maturato nel corso di questi mesi?
Sicuramente con tutti i banchetti fatti si è raggiunto un notevole numero di cittadini, basti pensare che solo ai banchetti di Trento abbiamo distribuito più di 12.000 volantini informativi, oltre ad alcuni trafiletti sui giornali locali e brevi interviste al TG regionale e su canali locali, per cui è già positivo che in tanti siano “entrati in contatto” con l’argomento. La maggior parte di chi ha firmato era già convinta della necessità di eliminare il quorum e dare più strumenti ai cittadini per incidere sulla cosa pubblica. La voglia di partecipare c’è ancora, nonostante le delusioni date dalla classe politica che ha dimostrato alcun interesse verso la volontà popolare. Mancano gli strumenti giusti. Chi ha manifestato dubbi sulla proposta si è spesso ricreduto con qualche precisazione o leggendo il testo completo, chi ha manifestato contrarietà lo ha fatto spesso con motivazioni dubbie, probabilmente dovute ad anni di “inquinamento democratico”… “il quorum non va tolto, anzi…andrebbe aumentato!”. Lascio a voi immaginare come andrebbe a finire con un quorum al 70%!