Samuele Daves: «Il valore della persona a prescindere dalla sua sessualità deve prevalere sempre»

samuele davesSamuele Daves è laureato in giurisprudenza a Trento, con una carriera internazionale nel mondo della moda e con diverse esperienze all’estero, oggi ama concentrarsi sugli sviluppi antropologici e sul lifestyle, di cui la politica è parte essenziale. Continua a leggere

Intervista a Cristiano Vecli: un canone alla Duodecima Contrapunto alla Quinta per l’iniziativa popolare

cristian-vecliCristiano Vecli è uno dei membri fondatori del comitato civico Più Democrazia in Trentino. Con quest’intervista ci siamo rivolti a lui per avere delle risposte sullo stato della democrazia e delle riforme che offrissero una chiave di lettura diversa rispetto a quelle standard proposte dalla politica. Cristiano, oltre ad occuparsi dell’attività commerciale di famiglia, è infatti anche consigliere circoscrizionale della città di Rovereto per i Verdi, viaggiatore appassionato di Islanda e batterista della storica band roveretana Red Solution.
Di seguito l’intervista: Continua a leggere

Tommaso Marangoni dell’Associazione Movimento Giovani Bolzanini: il sistema politico attuale è oggetto di trasversale disapprovazione

foto mia ppdtNell’intervista a Tommaso Marangoni, studente bolzanino presso l’Università di Innsbruck, ripercorriamo brevemente l’esperienza dell’associazione Movimento Giovani Bolzanini e raccogliamo la sua opinione sullo stato della democrazia e della libertà di informazione in provincia di Bolzano. Buona lettura! Continua a leggere

Audizioni. Blokker: ottima la possibilità di garantire diversi canali per la partecipazione civica

Marini Blokker LonganoPaul Blokker, coordinatore del progetto Co-polis e docente presso le Università di Trento e di Firenze, è stato uno gli esperti invitati dal comitato Più Democrazia in Trentina alle audizioni del 26 febbraio. Lo studioso olandese ha analizzato il contesto politico attuale per motivare l’introduzione di nuovi e diversi strumenti di partecipazione popolare. Ha anche accennato alla diffusione delle riforme in diverse democrazia europee ed in particolare ai processi di rinnovamento istituzionale in atto in Islanda e Irlanda. Continua a leggere

Il cittadino italo-svizzero Mauro Baldo racconta la democrazia diretta

Mauro BaldoIl percorso di approfondimento sulla democrazia diretta prosegue con un’ulteriore comparazione tra i diritti politici in Italia ed in Svizzera. Dopo l’intervista a Leonello Zaquini, cittadino italiano residente nella Confederazione Elvetica, questa volta abbiamo intervistato Mauro Baldo, cittadino italo-svizzero che si è trasferito a vivere in Italia dopo aver vissuto l’infanzia e la gioventù nei cantoni di Sciaffusa e Ticino.
Mauro non ci ha parlato solo di democrazia diretta ma anche di diritti dei disabili, informazione, senso civico ed amor patrio.
Buona lettura! Continua a leggere

Daldoss: «Partecipazione diretta dei cittadini»

carlo daldossCarlo Daldoss, l’assessore esterno nominato da Rossi (quota PATT) anticipa la Giunta ed apre il dibattito sulla riforma della legge sulle Comunità di Valle. L’assessore sottolinea la necessità di semplificare l’organizzazione e le funzioni del controverso ente intermedio ma soprattutto suggerisce l’introduzione di strumenti di democrazia diretta. Ecco il passaggio chiave dell’intervista pubblicata sul giornale L’Adige sabato 25 gennaio: Continua a leggere

Più Democrazia di Vicenza. Intervista a Fabio Zancan

Bolzano, 11 gen 2014 – Alla Festa della Democrazia di Bolzano c’erano anche i cittadini di Vicenza che pionieristicamente dal gennaio 2003 al gennaio 2013 hanno lavorato per l’abolizione del quorum nella loro città. Ne abbiamo quindi approfittato per chiedere a Fabio Zancan di parlarci dell’introduzione del referendum propositivo e dell’eliminazione del quorum approvati all’unanimità nel Consiglio Comunale di Vicenza esattamente un anno fa e per parlarci dell’iter dell’iniziativa popolare Quorum Zero e Più Democrazia arenata nelle sabbie mobili del Parlamento Italiano.

Un estratto dello Statuto Comunale di Vicenza pubblicato nel maggio 2013 a seguito delle modifiche approvate il 9 gennaio 2013: Continua a leggere

Intervista al candidato presidente di SEL, Emilio Arisi

Dopo essere caduto nel dimenticatoio il disegno di legge di iniziativa popolare n.328/XIV torna alla ribalta. La proposta di legge sottoscritta da 4000 cittadini e presentata formalmente nel luglio 2012 dal comitato di Più Democrazia in Trentino, dopo essere stata boicottata dalle forze politiche di maggioranza del governo Dellai/Pacher  (PD, UPT e PATT), diventerà automaticamente il disegno di legge numero uno della prossima legislatura.
emilio arisiIl meccanismo che determina questo passaggio è indicato dal comma 2 dell’art.132 del Regolamento interno del Consiglio provinciale: “I disegni di legge d’iniziativa popolare, qualora il loro esame non sia stato completato nel corso della legislatura in cui sono stati presentati, non decadono e vengono trasferiti all’esame della legislatura successiva”. Continua a leggere

Invervista al candidato presidente di Rifondazione Comunista, Ezio Casagranda

Ezio Casagranda

Dopo essere caduto nel dimenticatoio il disegno di legge di iniziativa popolare n.328/XIV torna alla ribalta. La proposta di legge sottoscritta da 4000 cittadini e presentata formalmente nel luglio 2012 dal comitato di Più Democrazia in Trentino, dopo essere stata boicottata dalle forze politiche di maggioranza del governo Dellai/Pacher  (PD, UPT e PATT), diventerà automaticamente il disegno di legge numero uno della prossima legislatura.

Il meccanismo che determina questo passaggio è indicato dal comma 2 dell’art.132 del Regolamento interno del Consiglio provinciale: “I disegni di legge d’iniziativa popolare, qualora il loro esame non sia stato completato nel corso della legislatura in cui sono stati presentati, non decadono e vengono trasferiti all’esame della legislatura successiva”. Continua a leggere

Tesi sulla democrazia diretta: intervista a Mattia Tomasi

Mattia TomasiMattia Tomasi, nato a Trento nel 1986, laureato in Società, Territorio e Ambiente presso la Facoltà di Sociologia a Trento ha scritto la tesi di laurea Democrazia diretta e referendum: l’iniziativa «Quorum zero e più democrazia» discussa mercoledì 13 marzo 2013.
Dopo un’introduzione dove ha definito il campo di ricerca ed ha comparato l’esperienza italiana con quella di altri paesi europei, Mattia è entrato nel merito dell’iniziativa popolare di modifica della Costituzione Quorum Zero e Più Democrazia. Continua a leggere

Democrazia diretta in California: intervista a Billy Rhyne

L’intervista a Billy Rhyne fa seguito a quella pubblicata nell’aprile scorso e che ha avuto come interlocutore Ira Johnston. Le risposte di Billy ci portano ad avvalorare ulteriormente le considerazioni in quell’occasione.

Direct democracy in California (II Part) – Interview with Billy Rhyne

Billy on occasion of Greg Delaune party "Zygmunt Bauman and the Curative Properties of Dolomite Schnapps party"Billy Rhyne is a landscape architect with over 15 years of experience at Bay Area landscape design firms. He has worked on a diverse range of projects and has a thorough knowledge of the process of turning a piece of land into a beautifully landscaped space.
He grew up in Tennesse, and moved out to California about 20 years ago. Now living in the County of Alameda, He is a regular participant in the voting process though mail in ballots and subscribes to various political journals to keep himself informed. Continua a leggere

Intervista a Mario D’Alterio, candidato Sindaco alle comunali di Pergine per il M5S

Mario d'AlterioMario D’Alterio è originario di Pomezia in provincia di Roma e dal maggio 2011 risiede in Trentino insieme alla moglie ed alle tre figlie. Graduato dell’Esercito è impiegato presso il Comando Militare Esercito Trentino Alto Adige. Mario ha concorso alle recenti parlamentarie risultando terzo nella lista dei candidati alla Camera dei Deputati ed è ora il candidato Sindaco al Comune di Pergine per la lista Movimento 5 Stelle. Continua a leggere

Intervista a Giuseppe Facchini candidato alle comunali di Pergine per i Verdi

Giuseppe FacchiniGiuseppe Facchini dal 2009 è stato il presidente del Consiglio comunale di Pergine Valsugana. Lo sarà ancora per qualche giorno in attesa delle elezioni che avranno luogo il 26 maggio per la rielezione del Sindaco e del Consiglio Comunale dopo le dimissioni del Sindaco stesso e lo scioglimento anticipato decretato il 22 febbraio dal Presidente del Consiglio Provinciale.
Nella primavera del 2012 Giuseppe, insieme a Flora Silvestri, Fabio Gottardi, Rinalda Simeoli, Michelina Chiodo, Diego Albertini e Anna Broll dell’Associazione per l’Ecologia ed il gruppo dei Verdi di Pergine Valsugana aveva contribuito alla raccolta delle firme a sostegno del disegno di legge di iniziativa popolare n.328/XIV. Continua a leggere

Ira Johnson: i diritti popolari in California

Nel novembre 2012 mi recai a San Francisco per un viaggio di lavoro. In occasione di una festa organizzata dall’amico Greg Delaune conobbi Ira Johnston, uno fra i tanti californiani che il  6 novembre si recarono alle urne per eleggere il Presidente degli Stati Uniti d’America ed esprimere una preferenza sui numerosi quesiti referendari.
Ira è un architetto paesaggista con un’esperienza pluriennale in progetti di sviluppo residenziale a ridotto impatto ambientale. Afro-americano nato negli anni ’60, è cresciuto in un clima di entusiasmo generato dalle lotte che gli hanno concesso non solo il diritto di voto ma anche quello di partecipare pienamente alla vita democratica americana. Continua a leggere

Avversità del PD alla democrazia diretta? Risponde Daniela Filbier

All’inizio del mese di gennaio abbiamo inviato alcune domande (link a piè di pagina) al segretario provinciale del Partito Democratico del Trentino, prof. Michele Nicoletti. A distanza di due mesi e dopo la sua elezione, nonostante le promesse iniziali, non abbiamo avuto nessuna replica. Per avere un’idea dei propositi dei candidati del PD in tema di democrazia diretta abbiamo inoltre intervistato Elisa Filippi, la quale però ha preferito ridirezionare alcune risposte ai vertici del PD poiché riteneva di non trovarsi nel ruolo idoneo per poter rispondere.
Daniela FilbierA seguito di questi tentativi e sempre al fine di investigare l’attitudine e le contraddizioni del PD in tema di democrazia diretta e partecipazione, ci siamo quindi rivolti a Daniela Filbier. Considerata la sua disponibilità ed il desiderio di affrontare anche le questioni più scomode, le abbiamo posto alcune domande provocatorie che lei ha definito caustiche ma alle quali ci ha degnati di una risposta a differenza dei suoi colleghi di partito.
Ricordiamo come Daniela sia membro del comitato Più Democrazia in Trentino nonché segretaria del circolo PD di Lavis. Continua a leggere

Ruggero Pozzer ribadisce l’appoggio alla democrazia diretta

Ruggero Pozzer è membro costituente del comitato civico di Più Democrazia in Trentino. E’ insegnante di educazione fisica nonché allenatore e istruttore nazionale di vela. Viticoltore per passione di famiglia, negli anni 80’ ha inaugurato con il padre una delle prime aziende agricole biologiche del Trentino. Dal 2000 al 2010 è stato consigliere presso il Comune di Rovereto con i Verdi. Ora è consigliere, sempre per i Verdi, presso la Comunità di Valle della Vallagarina.

Alex: Il tuo appoggio all’iniziativa popolare di Più Democrazia in Trentino è solo l’ultima parte di un percorso iniziato mentre eri consigliere comunale a Rovereto. Puoi raccontare qualcosa in merito?
Ruggero PozzerRuggero: Devo a Paolo Michelotto l’illuminazione che mi ha trasmesso fin dal 2006 l’interesse per i temi della democrazia diretta. All’inizio mi sono messo a disposizione solo come autenticatore di firme nella mia vesta di Consigliere comunale; andavamo in piazza d’inverno al freddo a raccogliere le sottoscrizioni per i referendum comunali. Conosciute meglio le modalità della democrazia diretta ho condiviso subito la necessità di estendere i suoi principi ad ogni livello, pur sempre in affiancamento alla democrazia rappresentativa. Ora ho scelto di condividere pienamente il percorso con il comitato civico Più Democrazia in Trentino conscio che sia forse l’unica strada civile e incruenta per restituire piena dignità alla politica.

Nonostante gli sforzi per adeguare gli istituti di democrazia diretta alle best practice suggerite dal Consiglio d’Europa , i rappresentanti dei partiti locali roveretani hanno disatteso sistematicamente le aspettative per un miglioramento dei diritti politici. Come giudichi quanto successo a Rovereto in occasione della discussione dell’ultima proposta di deliberazione popolare?
Credo sia doveroso innanzitutto sottolineare come non tutti i partiti locali abbaino attuato questa sorta di chiusura. I Verdi, sia roveretani che trentini, hanno ormai assimilato pienamente il bisogno di aprire le porte agli strumenti  “demodiretti”. Così non è invece per le altre forze politiche che esprimono un generalizzato atteggiamento di diffidenza a quanto proponiamo.
Ritengo che le difficoltà che hai ben espresso nella domanda siano dovute a diversi motivi.  L’autoreferenzialità della politica tradizionale protratta al punto da credere di essere intoccabile. La paura di perdere i privilegi socio economici riservati agli organi politico-amministrativi. La mancanza di apertura mentale e di coscienza sociale. Più di tutto poi l’influenza dei partiti, ben consci che perderebbero autorità e potere. E’ vero che alcuni rappresentanti tentano di emanciparsi dai rispettivi partiti, ma però con grande difficoltà. Anche leggendo alcune interviste che compaiono prima della mia nel blog, noto senza stupore come alcune espressioni siano sottolineate cautelativamente dalla dichiarazione di “a titolo personale” che significa “pur nel rispetto del parere contrario del partito di appartenenza”.

Nel consiglio comunale di Rovereto, l’unico sostenitore delle ragioni dei cittadini che ha dimostrato buona conoscenza e responsabilità civica è stato appunto un rappresentante dei Verdi, Mauro Previdi. Come mai le altre forze politiche – ad eccezione del M5S che dal momento della sua costituzione sostiene la democrazia diretta ma che ora non è rappresentato – sono così poco propense a valorizzare le diversità ed il contributo dei cittadini?
Mauro Previdi è persona aperta ed intellingente che ha condiviso fin dall’inizio anche le nostre posizione riguardo a questo tema. La sua è politica per servizio e la sua buona fede è dimostrata ancor di più dal suo impegno umanitario in Africa. E’ il soggetto politico ideale per comprendere la bontà sociale del percorso di Più Democrazia. In generale al di fuori di Previdi e di qualche altro consigliere, vedo molta superficialità, impreparazione e poca affinità alla fatica politica.
M5S esprime nelle intenzioni una potenzialità incredibile come movimento di rottura. E’ in questo senso che sostiene la democrazia diretta in contrapposizione totale al sistema. Fare politica significa però saper lavorare anche assieme a chi la pensa diversamente da te, significa rispetto per le posizioni altrui, significa capacità alla fatica dimostrata solo con la gavetta; nessuno inventa nulla ma ciascuno può contribuire.

A livello provinciale dopo aver presentato l’iniziativa in Prima Commissione lo scorso settembre, la proposta del nostro comitato è stata ignorata. Il rischio di un altro flop democratico come accaduto a Trento e Rovereto è evidente. Vista la situazione credi anche tu che sarebbe meglio lasciare che il ddl venga discusso nel corso della prossima legislatura?
Ora o dopo poco cambia, anche a livello provinciale sembra che solo la sensibilità del consigliere dei Verdi e democratici del Trentino, Roberto Bombarda, sia in grado di comprendere la grandiosa potenzialità democratica degli strumenti referendari. Confido che un forte cambiamento alla guida della nostra provincia possa, nella prossima legislatura, diffondere la percezione di quanto sia utile oggi che i cittadini riprendano in mano il controllo della loro sorte con i nostri strumenti.

Rivoluzione Civile sarà presente anche alle Provinciali? Se sì, avete in programma di inserire le proposte del ddl n.328 o parte delle stesse nel vostro programma? Eventualmente quali?
Rivoluzione Civile – Lista Ingroia è un nuovissimo soggetto politico che nasce da un’esigenza attuale, la scomparsa dei temi sociali, legali e ambientali dai tavoli operativi dei partiti. Il suo futuro non si conosce e sarà determinato in parte dall’esito alle prossime elezioni politiche; esito che si prospetta peraltro ottimo dalla lettura dei sondaggi di opinione. Posso garantire che la componente Verde di Rivoluzione Civile farebbe propria senza difficoltà la proposta del ddl n. 328 e conosciute le sensibilità delle altre componenti credo che nulla osti ad una completa condivisione nei progetti del gruppo.

I Verdi hanno dimostrato un interesse genuino per un miglioramento dei diritti politici dei cittadini (vedi Häfner a livello europeo, Dello Sbarba e Heiss in Alto Adige-Sudtirol, Bombarda in Trentino, etc.) considerando gli input provenienti dal basso come un elemento integrante della democrazia rappresentativa. Questo aspetto non risulta esplicitamente nel programma di Rivoluzione Civile se non per un vago accenno alla partecipazione ed alla democrazia. Giustizia e democrazia possono essere perseguite solo da soggetti con doti morali superiori al resto dei cittadini?
Il tema dei diritti politici legati alla democrazia diretta non risulta specificamente scritto per esteso nel programma di Rivoluzione Civile ma si rivela senza dubbio nella filosofia generale; ogni passaggio del programma è un inno alla rivalutazione della persona umana che non può prescindere dalla sua piena consapevolezza e controllo del suo presente e futuro.
E’ dimostrato ormai ogni giorno da scandali e ruberie legalizzate come sarebbe necessario dotare la classe politica di un passaporto di assoluta moralità ed etica. La fiducia nostra è assoluta perché riposta nel garante della coalizione. Antonio Ingroia ha trascorso una vita di lavoro mettendosi in gioco ogni giorno, a rischio della vita, nella lotta al cancro peggiore della nostra Italia, la criminalità organizzata.

Nel 1980 in Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti, Italo Calvino scriveva “…Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d’applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino a allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d’un regolamento di conti d’un centro di potere contro un altro centro di potere.
Cosicché era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle battaglie intestine tra interessi illeciti, oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e d’interessi illeciti come tutti gli altri…”
Sembra un passo scritto in questi giorni eppure è vecchio di 30 anni…

E’ la componente animalesca dell’homo homini lupus, dell’uomo che divora l’altro uomo, componente naturale dell’essere umano, oggi come ieri, qualora manchi la cultura della responsabilità. Responsabilità propria e riconoscimento responsabile di quella altrui; queste le soluzioni al problema, distanti anni luce dalla realtà della società italiana di oggi.

Nell’articolo Carnevalata elettorale, non cadere nella trappola pubblicato su Umanità Nova, Tiziano Antonelli sostiene come sia inutile votare poiché la possibilità per ogni lista di entrare in Parlamento è inversamente proporzionale alla sua rappresentatività dei movimenti. Rivoluzione Civile nasce da un malcontento popolare diffuso accorpando movimenti ed appartenenze ideologiche diverse. I propositi sono molto ambiziosi, tuttavia le possibilità che anche solo una piccola parte del programma venga realizzata sono quasi nulle. Puoi offrire delle motivazioni del perché un cittadino dovrebbe votare per Rivoluzione Civile sapendo che nulla (o molto poco) può fare nel contesto parlamentare italiano?
Non credo siano reali le affermazioni proposte nella domanda. Rivoluzione Civile è costituita da persone fortemente rappresentative e rappresentate nei movimenti ambientalisti e sociali del territorio. Persone che credono però non sia sufficiente la testimonianza ma sia necessario mettersi in gioco direttamente nella conduzione delle scelte amministrative; con la certezza di avere un ottimo riscontro elettorale.
Le appartenenze diverse si fondono piacevolmente senza difetto allorquando si citano i quattro principi coerenti con le storie di ciascuno: legalità, lavoro, ecologia, diritti umani.
Un cittadino deve votare Rivoluzione Civile – Lista Ingroia se ritiene necessario mantenere un baluardo che senza compromessi mantenga viva l’attenzione sui temi degli ultimi, dei deboli che costituiscono la componente in oblio nella società.

Le resistenze al cambiamento in Trentino ed in Italia sono forti. I politici attraverso norme da loro approvate senza che i cittadini possano opporsi chiedono rinunce alla famiglie. Però loro stessi non sono disposti a nessun sacrificio difendendo invece strenuamente la democrazia rappresentativa (ed in particolare i loro privilegi). Qual è la chiave di volta a tutto ciò?
Basta smettere di credere alle promesse ed ai buoni propositi. Forse non c’è speranza perché gli elettori cadono sempre nel tranello. E’ sufficiente leggere con attenzione il vissuto di chi si propone, sapendo cosa ha fatto e come si è distinto in tempi non sospetti.
Personalmente sono molto fiero di aver partecipato in piena consapevolezza e convinzione alla raccolta firme per la Proposta di Legge Costituzionale di Iniziativa Popolare “Quorum zero e Più Democrazia”. Mi sono impegnato per la proposta di abolizione del quorum referendario anche a livello nazionale. Ma due punti altrettanto qualificanti del DDL sono la revoca del mandato e l’indennità dei parlamentari decisa dagli elettori.
Nel primo caso si evita di dovere attendere sino a scadenza di mandato per sbarazzarsi di parlamentari che abbiano palesemente mancato la loro promessa elettorale. Avviene mediante una cospicua raccolta di firme nel collegio di pertinenza. E’ un istituto già previsto e già utilizzato in numerosi collegi ad esempio negli USA e in Sud America.
L’indennità di carica decisa dagli elettori è invece un istituto secondo il quale l’elettore, al momento del voto, determina anche l’indennità che secondo lui merita il deputato o senatore. La media delle scelte effettuate da tutti gli elettori determinerà l’indennità di ogni singolo parlamentare. Il cittadino “datore di lavoro” decide lo stipendio del suo “delegato”. Questa è vera democrazia.

Elisa Filippi: le giustificazioni a favore della democrazia rappresentativa

Dopo il post di Stefano Longano che fa il punto sullo stato di arretratezza delle norme sui referendum in Trentino, pubblichiamo le risposte appena ricevute da Elisa Filippi a seguito di un’intervista inviatale il 6 gennaio scorso. Filippi, candidata alla Camera fra i ranghi del Partito Democratico dopo essersi posizionata seconda alle primarie trentine di dicembre, ci tiene a sottolineare come “le risposte naturalmente riflettono solo il mio personale punto di vista, non quello del Partito nella sua totalità.”
Elisa FilippiPer colmare questa mancanza, nei prossimi giorni confidiamo di ricevere anche le risposte del segretario provinciale del PD, Prof. Michele Nicoletti. Nella nostra intervista avevamo infatti cercato di indurlo ad esplicitare le motivazioni delle resistenze del partito alle riforme sui diritti politici in Trentino.
Nell’attesa di conoscere la linea ufficiale del partito condividiamo il pensiero di Elisa Filippi:

Introduzione alle domande
Nei primi mesi di quest’anno riprenderà la trattazione in Prima Commissione sul ddl di iniziativa popolare n.328 “Iniziativa politica dei cittadini. Disciplina della partecipazione popolare, dell’iniziativa legislativa popolare, dei referendum e modificazioni della legge elettorale provinciale”, e dei ddl di iniziativa consiliare n. 98, 222, 233, 297, 305, 328 e 330/XIV.
Il Disegno di iniziativa popolare promosso dal Comitato “Più Democrazia in Trentino” ha ricevuto il sostegno di oltre 4.000 cittadini della Provincia di Trento. Alla luce del risultato delle recenti Primarie, che La vedono come probabile futura Deputata della Repubblica, il Comitato desidera conoscere la Sua opinione riguardo al tema della democrazia diretta.
Di seguito alcune domande cui La preghiamo di rispondere; le Sue risposte saranno poi pubblicate sia sul blog del Comitato che sulla pagina Facebook. Per completezza e volontà di trasparenza La informo che in contemporanea sottoponiamo un set di quesiti analoghi anche a Michele Nicoletti, Segretario del Partito Democratico del Trentino e futuro Parlamentare. Grazie sin d’ora per la disponibilità

Alex: Nonostante le nomine per le candidature siano state criticate da molti, a livello concettuale il Partito Democratico ha dato un buon esempio lanciando le primarie. Purtroppo però – citando Gad Lerner “il vertice del Pd per due elezioni di fila (2006 e 2008) ha usufruito del Porcellum per compilare liste di nominati come gli altri partiti. Inoltre il Pd non ha appoggiato come sarebbe stato necessario il referendum abrogativo del Porcellum, in quanto sperava di mettersi d’accordo con Casini per una svolta proporzionale foriera di governi nati da intese parlamentari”. Non trova tutto ciò un po’ contradditorio? Sembra che la democrazia faccia comodo solo quando i risultati siano prevedibili …
Filippi:
Personalmente considero la modifica della legge elettorale una priorità assoluta, uno dei primi provvedimenti da adottare qualora fossi eletta. Detto ciò, il Porcellum , sul quale ho un giudizio fortemente negativo, avrebbe comunque potuto dare la possibilità alla politica (ai partiti) di rinnovarsi. Es. regolamenti interni dei partiti x determinare requisiti x entrare nelle liste (genere/età/fedina penale…). Con le precedenti leggi in cui valeva principio di nominatività, il Popolo ha eletto Salvo Lima, Marcello Dell’ Utri, Clemente Mastella etc. Il PD ha sfruttato da parte sua questa possibilità e in queste ultime Primarie/Parlamentarie ha prodotto il più incisivo rinnovamento della storia repubblicana. Proponendo volti nuovi e nuovissimi (+ donne) nelle parlamentarie e adottando un severo codice etico. Niente di paragonabile con gli altri Partiti che oggi affrontano la medesima competizione elettorale.
Rispetto al referendum. Personalmente ero favorevole al referendum, tuttavia la sua inammissibilità era molto probabile come la sentenza della Corte ha dimostrato. La soluzione più razionale era quella di trovare accordo in Parlamento. Nelle democrazie che presuppongono una società articolata, complessa e tendente alla specializzazione dei ruoli sociali come la nostra atti legislativi fondamentali come quelli che contengono la disciplina di elezione dell’organo Costituzionale più importante devono esser decisi in Parlamento.
Inoltre l’art.72 della Costituzione prevede che la legge in materia elettorale è coperta da “riserva di assemblea” quindi può essere approvata solo con procedimento ordinario (per commissione referente) e non possibile con procedimenti alternativi (per commissione deliberante o redigente).

2 – Alcuni – pochi per fortuna – credono che l’unico modo di fare politica sia all’interno di un partito. Come dire che per andare a nuotare in piscina un cittadino si debba necessariamente iscrivere ad una società sportiva. Non sarebbe un vantaggio anche per i partiti (in questo caso per il Pd) conciliarsi con la volontà del popolo e con lo spirito del nostro tempo in un cammino di comprensione reciproca?
Personalmente sono convinta che il ruolo dei Partiti così come previsto in Costituzione sia fondamentale e abbia mostrato propria importanza nel reggere la coesione sociale del Paese in momenti in cui esso attraversava momenti difficili (penso al dopoguerra, ma anche agli anni del terrorismo). Certamente negli ultimi anni abbiamo assistito ad una degenerazione del ruolo dei partiti, della gestione interna e soprattutto del rapporto con l’elettorato. Spesso la classe politica e dirigente ha dato il peggio di se, e i partiti erano i luoghi della cooptazione piuttosto che della scelta, della formazione e dell’elaborazione politica. In conformità ai bisogni e alle esigenze della società in cui viviamo considero che i partiti debbano impegnarsi al massimo per aprirsi alla società, alla partecipazione delle cittadine e dei cittadini.
Evitiamo di costruire recinti e apriamo le porte alle istanze della società per una contaminazione positiva e virtuosa., un arricchimento reciproco.

3 – Il ddl promosso da Più Democrazia in Trentino è stato pensato per integrare le mancanze della democrazia rappresentativa e non certo per sostituirla. Qual è a Suo avviso l’aspetto più avvincente della proposta popolare?
Personalmente trovo che di per se la mobilitazione messa in atto dalla formulazione di questa proposta popolare sia di per se un aspetto avvincente. In un momento in cui la politica fatica ad essere considerata patrimonio comune, questa iniziativa testimonia un nuovo approccio, un nuovo desiderio da parte dei cittadini di contare e di partecipare alla gestione della res publica. In riferimento ai diversi punti proposti credo sia simbolicamente interessante il punto che prevede la cessazione del trattamento economico dei consiglieri che non acconsentono alla pubblicazione della loro situazione patrimoniale. E’ un provvedimento molto semplice, ma eticamente doveroso e di alta valenza simbolica in un momento come quello attuale.

4 – Una giustificazione classica degli oppositori alla democrazia diretta è che il “popolo” è incompetente e quindi non è in grado di riconoscere il bene comune. Nell’era dell’istruzione universale e dell’information technology non Le sembra una giustificazione priva di fondamento?
Sono convinta che un dovere etico e politico di ogni rappresentante politico sia quello di veicolare una corretta e trasparente informazione rispetto ai lavori parlamentari. Per questo impegnerò qualora dovessi essere eletta in Parlamento. Le persone oggi giorno possono certamente accedere a molte informazioni, anche se spesso nel vasto panorama offerto anche da internet può risultare non sempre semplice distinguere l’informazione corretta da quella parziale o faziosa. Allo stesso tempo è indubbio che le persone al giorno d’oggi hanno molte opportunità di essere informate e che ttalvolta utroppo, come avvenuto in passato, casi di incompetenza vera si trovavano piuttosto tra chi sedeva in Parlamento!

5 – Un’altra considerazione dei detrattori della democrazia diretta – ad esempio all’interno del Consiglio Comunale di Trento a maggioranza Pd – è che l’eliminazione degli ostacoli eccessivi per la raccolta delle firme e dei termini di raccolta troppo brevi porterebbe “fisiologicamente” i cittadini ad abusare di questo  strumento e ad avanzare proposte dai contenuti insignificanti. Oltretutto, come forse Lei già sa, anche il Comune di Rovereto (Sua residenza) a breve delibererà in Consiglio su questo tema (e ci piacerebbe sapere come il PD in quella sede intende procedere … ).
Non Le pare che una siffatta posizione sia arrogante e poco democratica? Le proposte dei cittadini non dovrebbero essere accolte con entusiasmo?
Dal mio punto di vista il tema si regge su un equilibrio molto delicato. Da una parte l’art1 Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo, ma la esercita nelle forme e limiti della Costituzione e questa (cioè il rispetto della disciplina del referendum abrogativo) è esplicazione di una forma/limite. Da un punto di vista politico, attribuisco notevole importanza all’iniziativa dei cittadini, che a mio avviso, andrebbero consultati più spesso ed in modo più strutturato avviando percorsi di partecipazione attiva: es. percorsi animati da professionisti per la redazione di un bilancio sociale, bilancio di genere, e percorsi di consultazione su temi importanti ad esempio l’utilizzo o la destinazione d’uso di determinate aree.

6 – I partiti politici nella Costituzione italiana sono nominati solo art.49 eppure hanno sostanzialmente monopolizzato il potere lasciando uno spazio esiguo alla democrazia diretta, modalità di espressione più vicina al concetto di volontà popolare (art. 1). I risultati di tale situazione sono stati nefasti soprattutto negli ultimi anni quando la classe politica antifascista è stata sostituita con una classe politica ambiziosa ed egoista con uno scarso interesse verso il bene collettivo. Non dovremmo sforzarci maggiormente per integrare la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta?
Riprendo le considerazioni espresse nella domanda numero 2.

7 – I voti dei cittadini che non si recano alle urne per le elezioni non incidono per nulla nel conteggio delle preferenze. A fini elettivi i non votanti sono considerati d’accordo con la maggioranza. Questo non avviene con il referendum con il quorum dove i non votanti vengono assimilati ai contrari. Come interpreta questo diverso modo di ‘contare’ i voti?
Le elezioni sono convocate dal Presidente della Repubblica in carica che chiama il popolo ad esercitare la propria sovranità nell’eleggere i propri rappresentanti. In questo il grado partecipazione al voto non può essere considerato come elemento invalidante le elezioni.
La previsione del quorum di partecipazione per l’approvazione popolare di una proposta referendaria di tipo abrogativo è incardinata nell’assetto costituzionale che prevede la “supremazia” della democrazia rappresentativa, ovvero quella che si esprime nel momento delle elezioni come detto prima. In questo senso la legge del Parlamento può essere abrogata dall’intervento popolare, ma questo non può essere l’intervento di una maggioranza popolare qualsiasi, bensì di una maggioranza qualificata.
Altrimenti si potrebbe assistere al paradosso di vedere abrogata una legge con da una minoranza (es.30%aventi diritto), mentre quella legge è stata emanata da un Parlamento eletto da una maggioranza (es.70%aventi diritto al voto).

8 – In Trentino Alto Adige – Südtirol sono state raccolte più di 13.000 firme (circa il 27% del totale delle firme raccolte) a sostegno dell’iniziativa popolare di modifica costituzionale lanciata dal comitato Quorum Zero e Più Democrazia, iniziativa in attesa di essere discussa dal Parlamento. Qual è la posizione del Pd trentino in riferimento a questa dimostrazione di impegno civico a livello locale?
Credo sia opportuno che a questa domanda risponda in modo autorevole il Segretario del PDT Michele Nicoletti candidato alla Camera.

9 – Il voto popolare potrebbe favorire riforme di importanza cruciali che la democrazia rappresentativa non è in grado di portare a termine. I gruppi di potere e le lobby sono un freno notevole non solo alla partecipazione dei cittadini, ma anche alla possibilità di riformare il sistema. Questo avviene palesemente in Trentino, in Italia e nel resto del mondo. L’esempio più evidente sono le riforme a livello federale negli Stati Uniti d’America dove le riforme proposte da Obama sono state svilite da una serie di ricatti e compromessi al ribasso. Secondo Lei come si può riformare il sistema per attuare le riforme chieste e votate direttamente dei cittadini nell’interesse dei cittadini?
Se la democrazia rappresentativa può essere ostaggio di interessi contrastanti, più o meno trasparenti anche la democrazia diretta può essere oggetto di molte manipolazioni (e.g. scarsa o mala informazione, campagne che fanno leva sull’emotività e non sui fatti). La democrazia rappresentativa premia le responsabilità nel rapporto eletto/elettore che è esercitata a intervalli regolari. Errori ed omissioni possono essere corretti o colmati. La democrazia diretta – espressione del popolo sovrano – è elemento importante per temi di coscienza, grandi temi di società, ma non può sostituirsi al processo di mediazione politica necessario affinchè nelle società complesse si arrivi alla sintesi migliore tra una varietà di interessi convergenti. A volte la classe politica ha anche saputo andare al di la dei sentimenti contingenti della popolazione per scelte di grande civiltà: penso all’abolizione della pena di morte in Francia nel 1981 ad opera della sinistra mentre l’opinione pubblica era ancora maggioritariamente in favore della pena di morte. In Italia grande battaglie civili sono state vinte grazie al ricorso alla volontà popolare. Temi troppo tecnici o la cui soluzione non possa essere proposta in modo binario (sì vs no) secondo me si prestano poco alla democrazia diretta. La quale resta comunque uno strumento irrinunciabile ma che non può sostituirsi alla responsabilità dell’eletto di rappresentare i migliori interessi dei cittadini ed ai cittadini/elettori di esercitare il loro diritto/dovere di controllo sugli eletti ed eventualmente di sanzione con la non rielezione.
Teniamo anche conto che gli strumenti di partecipazione diretta alla democrazia sono delicati e i importanti ed una loro generalizzazione ne sminuirebbe il significato. Le percentuali di partecipazione ai referendum sono andate via via abbassandosi e negli ultimi anni spesso non si è raggiunto quorum (http://it.wikipedia.org/wiki/Consultazioni_referendarie_in_Italia) svilendo cosi l’importanza e la ‘sussidiarietà” dello strumento diretto e mettendone a rischio la legittimità e l’efficacia.

Fare per Fermare il Declino e la democrazia diretta secondo Tiziano Franceschini

Tiziano FranceschiniProsegue la nostra serie di interviste che hanno il fine di esplicitare le posizioni di cittadini, rappresentanti politici ed aspiranti tali sulle istanze contenute nel disegno di legge di iniziativa popolare promosso da Più Democrazia in Trentino. Questa volta è il turno di Tiziano Franceschini, coordinatore regionale di Fare per Fermare il Declino, movimento che ha come leader Oscar Giannino.
Tiziano, esperto in gestione d’impresa e consulente nell’ambito della formazione a livello locale, racconta di aver preso la scelta di dedicarsi alla politica attiva dopo la grande delusione della mancata rivoluzione liberale della cosiddetta seconda repubblica.

Alex: Il programma del vostro movimento è molto semplice ed è diviso in 10 interventi per stimolare la crescita. Tale programma propone una ricetta di politica economica liberista per far uscire l’Italia dall’impasse in cui si trova. Come pensate invece di affrontare la questione etica?
Tiziano:
Tanto per cominciare, dobbiamo dire che non esiste “la” questione etica, ma “molte” questioni etiche, dal fine vita all’aborto, giusto per citarne due. Il nostro programma è molto concreto e tralascia volutamente le questioni etiche per due ragioni principali. La prima è che siamo un movimento liberale, e non crediamo nello “Stato Etico”. La seconda è che siamo di fronte ad una emergenza economica di tale proporzioni, che crediamo che ora sia il momento di “fare” qualcosa per essa, che sia necessario unirsi per far fronte ad essa, a prescindere dalle nostre convinzioni etiche, religiose, filosofiche.

L’ultimo intervento del vostro programma prevede l’introduzione di un vero federalismo. E’ noto come in una società federalista, al contrario di una società regolata dal principio della sussidiarietà, sia il cittadino colui che decide cosa delegare ed a chi delegare. Questo significa che siate a favore anche di un rafforzamento del livello di democrazia diretta come peraltro accade in stati federali come USA o Svizzera?
Contesto l’affermazione che il federalismo sia antitetico ad un principio di sussidiarietà, credo anzi che proprio un buon federalismo (come quello che abbiamo in programma e che si base sulla forte autonomia degli enti locali, connessa però ad una effettiva responsabilità dei capitoli di spesa, e con una quota delle entrate riservata alle esigenze nazionali ed alla ridistribuzione per le aree povere) sia un ottimo modo per avere vera sussidiarietà, da non confondere con l’assistenzialismo.
In generale siamo favorevoli al rafforzamento degli strumenti di democrazia diretta, vanno ovviamente valutati nello specifico.

A partire dalla fine degli anni ‘80 la Lega Nord ha proposto con vigore una soluzione federalista. Nonostante ciò pur avendo avuto un significativo sostegno popolare ed essendo stata al governo per anni, i risultati conseguiti non hanno per nulla risposto alle aspettative iniziali. A conferma di una simile teoria anche Giuliano Amato ha recentemente espresso il suo parere in un editoriale su Il Sole 24 Ore intitolato “Senza virtù regionalismo vano”. Vista la situazione, come credete di riuscire a dare avvio ad una riforma di una simile portata come quella federalista? Come pensate di coinvolgere i cittadini in un cambiamento così radicale?
Personalmente credo che il coinvolgimento dei cittadini non sarebbe un ostacolo, credo invece che ormai larga parte della popolazione sia convinta che il federalismo ed i suoi principi base (o l’autonomia, come si preferisce chiamarla qui da noi) siano fortemente radicati, soprattutto nel nord. Il problema fondamentale è stato la delega di poteri e competenze, senza dare responsabilità effettiva sulle spese e la gestione dei servizi. Se la sanità è regionale, per esempio, allora deve esserci un capitolo di tasse regionali a copertura. La copertura non può dipendere da una distribuzione fatta a livello centrale, secondo parametri storici che fotografano gli sprechi anziché lo stato dei servizi, e con i politici locali completamente irresponsabili di fronte all’eventuale dissesto, con lo Stato (e quindi le altre regioni) che poi devono coprire i buchi. Questa non è sussidiarietà, questo è far festa con i soldi degli altri. Sussidiarietà è invece destinare il 10% di tutte le tasse raccolte in tutte le regioni a progetti di sviluppo nelle aree più povere, infrastrutture ad elevato impatto per la crescita in primis. La spesa corrente ed i dipendenti pubblici devono invece essere coperti dalle tasse locali, senza ulteriori necessità di trasferimenti.

In qualità di coordinatore regionale del movimento di Fare per Fermare il declino, ti sei trovato ad affrontare la questione posta nel disegno di legge di iniziativa popolare provinciale n° 328/XIV promosso dal comitato Più Democrazia in Trentino? Se sì, qual è la vostra posizione in merito?
Non mi sono trovato ad affrontare tale questione, sia perchè il mio impegno come coordinatore è estremamente recente (abbiamo organizzato il partito dal nulla in 2 mesi!), sia perchè questa, come altre questioni, le analizzeremo dopo le elezioni politiche, nell’elaborazione di un programma per le provinciali. Sono però a conoscenza dell’iniziativa. Pur non avendo avuto modo di approfondire nel dettaglio tutti gli aspetti del disegno di legge (per cui mi riservo una valutazione complessiva), da parte mia c’è piena condivisione del tema centrale dell’abolizione del quorum per i referendum. Credo, molto semplicemente, che chi va a votare si assume l’onere della scelta per chi non ci va. Nel momento in cui un referendum, anche attraverso la raccolta firme, ha dimostrato di avere alle spalle un movimento di cittadini interessati al tema, il suo esito deve essere rispettato. Oltretutto, con l’abolizione del quorum, sono convinto che si eliminerebbe anche il problema della bassa affluenza, spesso indotta.

Anche con una legge elettorale studiata nel dettaglio non si potrebbero risolvere i persistenti problemi generati della democrazia rappresentativa come ad esempio corruzione o clientelismo. Non sono pochi coloro che affiderebbero le soluzioni più spinose alla demosortecrazia. In Australia, ad esempio, sono state indirizzate brillantemente politiche urbane e di trasporto pubblico con questa tecnica mentre nel ddl n°328 abbiamo proposto l’istituto dei pritani. In che contesto faresti ricorso all’istituto dei pritani?
Sono d’accordo sul fatto che corruzione e clientelismo non dipendano in modo diretto dalla legge elettorale. Credo piuttosto che “l’occasione fa l’uomo ladro”. Quello che avrebbe bisogno questo paese è semplicemente un taglio drastico di tutte le possibilità di corruzione e clientelismo che vengono offerte alla politica. Come? Privatizzando, dismettendo, liberalizzando. Faccio un esempio: privatizzare la RAI significherebbe liberare i contribuenti dell’onere di dover sostenere i suoi debiti, ampliare il perimetro del libero mercato e della concorrenza in Italia, togliere alla politica la possibilità di corruttele e clientele.
I pritani possono essere un mezzo per ampliare la democrazia diretta in certi contesti, ma non credo che siano la giusta risposta per la corruzione.

La normativa nazionale sulla raccolta firme e sulla democrazia diretta in Italia disattende clamorosamente le raccomandazioni di un’organizzazione internazionale come il Consiglio d’Europa. Come pensate di rimediare a tale mancanza?
Ci siamo appena scontrati con la normativa per la raccolta firme, a dir poco ottocentesca!  Non abbiamo come movimento elaborato una piattaforma programmatica su questo punto, ma sicuramente c’è da semplificare ed aggiornare alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie!

Al pari del M5S di Grillo, anche Fare per Fermare il Declino propone la completa sostituzione della classe politica. Qualora questo obiettivo fosse raggiunto, qual è la garanzia che la nuova classe dirigente si comporti in modo consapevole e lungimirante? Che meccanismi pensate di introdurre per garantire un corretto ed equilibrato funzionamento del sistema?
Una sola parola: trasparenza. Non è possibile garantire la selezione ex-ante, ma è possibile dissuadere i comportamenti inaccettabili, grazie alla trasparenza ed ai controlli ex-post.

Una delle giustificazioni utilizzate degli oppositori alla democrazia diretta è di considerare il popolo incompetente e di non essere in grado di riconoscere il bene comune. Questo è quanto emerso nei Consiglio comunali di Trento e di Rovereto nel corso delle recenti discussioni per l’eliminazione del quorum nei referendum locali e per la riduzione degli ostacoli alla raccolta delle firme per promuoverli. Nell’era dell’istruzione universale e dell’information technology non ti sembra un’affermazione arrogante ancor prima che priva di fondamento?
Sicuramente credo che il popolo non sia affatto incompetente e che anzi, spesso capisca certe situazioni meglio di chi lo governa. D’altra parte credo anche che gli strumenti di democrazia indiretta siano importanti, perchè garantiscono, soprattutto quando funzionano in modo corretto e virtuoso, stabilità  e selezione di una classe dirigente competente. Non credo affatto a suggestioni neo-proletarie del tipo “le casalinghe e gli operai al potere”. La società è complessa, gestire la macchina dello stato richiede competenze, ed è anche necessario affidarsi a persone competenti che sappiano dominare la complessità. Gli strumenti di democrazia diretta sono d’altro canto essenziali, per portare avanti istanze a cui la classe politica non dà risposte, oppure su temi specifici, che non facevano magari parte dei programmi dei partiti eletti, e sui quali è bene che si esprimano direttamente i cittadini. Questo discorso, non per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, ma per ribadire che credo occorra assoluto equilibrio tra le due forme.
Sono assolutamente a favore dell’iniziativa Quorum Zero, mentre ritengo importante la presenza di forme di “sbarramento” per evitare un abuso di questi strumenti anche da parte di chi non ha alcun seguito nella società civile. L’obbligo di raccolta firme nasce storicamente proprio con questo intento, ma credo, come detto prima, che vada aggiornato nelle procedure alle nuove tecnologie. E’, ad esempio, ridicolo nel 2013 dover andare in ogni comune della provincia (per non parlare della numerosità di questi comuni, ma qui apriremmo un altro capitolo…) per raccogliere i certificati elettorali cartacei. Possibile che non esiste modo di averli centralizzati e via web?!

In Trentino Alto Adige – Südtirol sono state raccolte più di 13.000 firme (circa il 27% del totale delle firme raccolte) a sostegno dell’iniziativa popolare di modifica costituzionale lanciata dal comitato Quorum Zero e Più Democrazia, la quale è in attesa di essere discussa dal Parlamento. Questa risulta essere una delle proposte più votate anche sul sito Agenda Monti. Qual è la posizione di Fare per Fermare il Declini in riferimento a questa dimostrazione di impegno civico a livello locale che si proietta con forza a livello nazionale?
Non possiamo che essere felici dell’impegno che i nostri concittadini dimostrano a livello locale. D’altro canto anche il nostro movimento sta sperimentando proprio tale entusiasmo e coinvolgimento nelle varie iniziative che organizziamo, che in parte smentiscono l’immagine dei trentino e altoatesini come “orsi” che difficilmente si espongono.

Jacopo Zannini: una visione olistica su democrazia e partecipazione

Jacopo ZanniniIn questa intervista è stato il portavoce del circolo Trento di Sinistra Ecologia e Libertà, Jacopo Zannini, a rispondere alle nostre domande. I concetti proposti da Jacopo ci offrono nuovi spunti di riflessione su democrazia e partecipazione poiché considerano realtà geografiche lontane dalla nostra ed epoche storiche che hanno preceduto l’attuale.
Jacopo Zannini ha studiato Scienze Antropologiche alla Facoltà di Lettere e Filosofia a Bologna, e Antropologia della Contemporaneità a quella di Modena e Reggio Emilia. Dopo un’esperienza sul campo in Venezuela di 4 mesi nel 2008 in cui ha analizzato esperienze di partecipazione e conflitto dei Consejos Comunales, ha continuato a maturare interesse per tematiche come partecipazione, conflitto e cooperazione sociale.

Alex: Nella tua esperienza a Cumanà in Venezuela (link a piè di pagina) hai osservato l’attività dei Consejos Comunales istituiti da Chavez. Dal tuo articolo sul sito Cartografare il presente emerge un quadro piuttosto “confuso” della situazione. I Consejos sono un’idea buona per coinvolgere i cittadini e le famiglie dimostrano molto entusiasmo, tuttavia l’ascolto da parte delle autorità è scarso e le dinamiche clientelari tipiche dei partiti al governo sono la normalità. Tutto il mondo è paese?
Jacopo: A volte dicendo che “tutto il mondo è paese” si corre il rischio di fare della semplificazione, ma in effetti alcune dinamiche sociali e politiche anche geograficamente agli antipodi posso mettere in evidenza i limiti che la democrazia rappresentativa sta vivendo, oramai da decenni in tutto il mondo. L’esperienza dei Consejos Comunales venezuelani è stata pensata proprio per valorizzare percorsi partecipativi che spingano i cittadini a occuparsi in prima persona o a influenzare la cosa pubblica. Potremmo dire che la sorgente di questo esperimento è stato il percorso nato con l’esperienza del Social Forum di Porto Alegre, in cui il governo venezuelano ha avuto un forte protagonismo. E’ pur vero che comunque in Venezuela la pratica clientelare anche dopo anni da cui sono stati istituiti i Consejos, come evidenzio anche nella mia etnografia, è molto forte, ma la spinta popolare al cambiamento è comunque interessante. Si può dire che nello stendere la “ley de los Consejos Comunels” lo Stato venezuelano abbia guardato più avanti di altri.
Ma torniamo al panorama mondiale.
Le prime avvisaglie della crisi democratica planetaria sono arrivate dal movimento nato a Seattle alla fine degli anni novanta, movimento che contestava la globalizzazione neoliberista come forma attraverso cui l’economia globale stava trasformando i cittadini del mondo, specialmente quelli dei paese più poveri in sudditi, distruggendo i loro sistemi economici e l’ambiente. Dopo quasi tre lustri e con l’arrivo della crisi strutturale dell’occidente le avvisaglie e le critiche dei movimenti no-global si sono rivelate degli avvertimenti saggi. Così  è arrivato in Europa il regime di austerity che stiamo vivendo e con la crisi economica, il livello democratico ne risente sempre di più. Lo stiamo vedendo anche nel nostro paese che ha inaugurato e consolidato la stagione del “ montismo” l’austerity in salsa italiana. Anche nel nostro paese in risposta a questa crisi oramai chiara sono nati movimenti che stanno tentando di coinvolgere maggiormente i cittadini nelle scelte della politica, insomma la democrazia partecipativa e quella diretta sono sempre più un fetta importante delle proposte d’alternativa di movimenti e percorsi politici che vogliono cambiare il distruttivo modello di società e di economia che viviamo.

Negli ultimi 20 anni seppur con molte contraddizioni e con tensioni dovute alle lotte per il controllo delle risorse petrolifere il Venezuela ha avviato un cammino verso una democrazia sociale e partecipativa. Se a livello locale sono stati istituiti i Consejos Comunales a livello nazionale si sono susseguiti referendum costituzionali, il fallimento di un colpo di stato militare, un referendum indetto per revocare il mandato del Presidente Chàvez ed altro ancora. Una serie di trasformazioni piuttosto impetuose. A distanza di 4 anni come valuti la tua esperienza nel paese di Simòn Bolivar?
E’ stata un’ esperienza che ha sicuramente segnato la mia visione della politica, mi ha  portato a confrontarmi con le reali aspettative di una spinta popolare al cambiamento; al tempo stesso però mi fatto analizzare e toccare con mano le barriere burocratiche e culturali che il capitale sociale e relazionale di una comunità deve vincere quando cerca di produrre “cambiamento”. E’ stata inoltre un’esperienza che mi ha avvicinato maggiormente alla politica intesa come valorizzazione della relazione, come condivisione e come patto sociale che nasce da percorsi tracciati collettivamente.
La crescita democratica sviluppatasi in Venezuela con l’avvento di Chavez è infatti innegabile, ma certo questa deve essere vista come un punto di passaggio, verso  una maggiore consapevolezza e democrazia in un paese che per troppo tempo è stato trattato come  la “depandace petrolifera” degli Stati Uniti.
Chavez nelle sue vittorie ha cavalcato sicuramente anche un nazionalismo “quasi etnico” una sorta di “reazione identitaria” dopo anni di predominio statunitense, ma lo ha fatto senza sfociare in regime autoritario. In Venezuela negli ultimi cinque lustri c è stata sicuramente una centralizzazione della ricchezza, ma vi è stata anche una redistribuzione. Il passaggio ulteriore che auspico per il popolo venezuelano è il superamento del “chavismo”. Quindi al di là delle condizioni di salute di Chavez, è proprio sulla vitalità e le spinte della democrazia venezuelana, tutt’ altro che sopite, che si deve puntare per completare il percorso di una democrazia sempre più genuina. Il miglioramento di molti istituti di democrazia partecipativa attivati nell’epoca chavista non puo’ che essere un obbiettivo per far crescere ulteriormente il giovane ma robusto, spirito democratico dei venezuelani.

Nonostante il peculiare contesto sociale venezuelano credi che alcuni istituti di democrazia diretta introdotti da Chàvez possano essere esportati nel resto del mondo?
Sono da sempre un estimatore della democrazia diretta ma penso che ogni contesto sia particolare, proprio per questo credo che non si possano importare pacchetti di democrazia partecipativa e impiantarli in diversi contesti culturali, a piacimento. L’esempio di altre virtuose esperienze, da noi la più vicina è la Svizzera, deve servire come stimolo ma non si può trapiantare così come è ci sono modelli culturali contrastanti che vanno mediati insomma la conoscenza e il confronto sono il frutto per far nascere esperienze nuove e proficue.

Con la caduta del Muro di Berlino sono svaniti anche i confini netti fissati precedentemente dalle ideologie politiche dominanti. Oggigiorno è estremamente difficile per un cittadino identificarsi in un partito politico e quindi prendere una decisione razionale al momento delle elezioni. Non sarebbe più utile coinvolgerlo direttamente nelle decisioni su questioni concrete?
Come sottolinei bene dopo la caduta del muro e  di questo tempi ci siamo trovati di fronte alla crisi di due ideologie che hanno segnato il novecento, il socialismo reale che è stato il primo a implodere  e il neoliberismo che ha mostrato i limiti strutturali con la crisi pesantissima del 2008 partita dai mutui sub-prime negli Stati Uniti e poi arrivata anche nel Vecchio Continente. La crisi di un’ ideologia non vuol dire la sua automatica fine e noi stiamo attualmente vivendo “i colpi di coda” del neoliberismo. Quindi non credo che si possa parlare di difficoltà di un cittadino di identificarsi in un partito politico perché le ideologie sono finite, probabilmente la difficoltà nasce proprio perché la fine deve ancora avvenire definitivamente. L’influenza di modelli economici anche dominanti culturalmente, ma falliti nei fatti, sta segnando  tragicamente le nostre esistenze. Vanno sperimentate idee nuove e vanno accantonati strumenti superati; senza correre il rischio però di buttare via il bambino con l’acqua sporca confondendo la fine delle ideologie con la fine della idee ciò produrrebbe un’altra catastrofe. Pensare che l’ unico strumento di salvezza siano la democrazia diretta e la partecipazione è altrettanto pericoloso. La democrazia diretta è sicuramente un mezzo per arrivare migliorare la nostra democrazia adesso “in coma”, è fondamentale valorizzare la cultura “partecipativa” coinvolgere i cittadini nelle decisioni ma affianco a questa ci vogliono anche delle idee di fondo da condividere. Intendo dire che sostenere che  dopo la caduta del muro di Berlino e la crisi del neoliberismo destra e sinistra siano delle categorie superate dal mio punto di vista è un errore, la differenza sui i valori su cui si basa la propria vita rimane. La cultura della democrazia diretta dovrebbe essere uno strumento bipartisan, utilizzato da tutti gli schieramenti e non in maniera populistica come spesso accade. La partecipazione e l’intervento dei cittadini dentro la definizione di un programma politico o dentro la sua attivazione devono diventare un percorso naturale di ogni soggetto o realtà che si definisce realmente democratica.

La prosperità di un paese non è solo data dalla qualità delle leggi e della classe dirigente ma soprattutto dal senso civico dei cittadini. Credi anche tu che il cittadino possa acquisire più consapevolezza e più rispetto per le leggi se coinvolto concretamente nei processi decisionali?
Credo che questo sia fondamentale e ancor più importante in un paese come il nostro in cui lo stato è visto, a volte anche a ragione, come distante dai cittadini. Insomma uno sguardo civico va ricostruito dopo il ventennio berlusconiano, che purtroppo ha prodotto germi culturali e politici che, hanno intaccato tutto il nostro paese e noi stessi. Dobbiamo tutti fare una seria analisi sinistra destra o centro che sia per cogliere in questa crisi come l’occasione per espellere quel po’ di berlusconismo che ci è arrivato inevitabilmente. In questi anni i cittadini italiani sono stati presi in giro e si sono anche fatti prendere in giro mettendosi nelle mani di un venditore di fumo, si è prodotta così una pericolosa regressione antropologica. Sicuramente la partecipazione e il coinvolgimento concreto nei processi decisionali dei cittadini può che farli riavvicinare alla cosa pubblica facendoli sentire protagonisti, smarcandoli dall’apatia di consumatori inebriati e poi bidonati.

Nel corso della raccolta delle firme promossa dal comitato di “Più Democrazia in Trentino”, hai dato il tuo sostegno personale organizzando un incontro pubblico in Valle dei Laghi, zona dove le realtà associative hanno promosso interessanti progetti di utilità sociale. A tuo avviso, quali fra gli istituti contenuti nel ddl 328/XIV possono essere recepiti in un contesto di quel tipo?
Associazione Banca del Tempo - seduta in centro la presidente Angelina PisoniLa Valle dei Laghi è un area piuttosto particolare in cui vivono diecimila persone circa, ha una sua particolare territorialità e sicuramente strumenti di democrazia diretta e partecipativa potrebbero stimolarla nel crescere sia da un punto di vista democratico che identitario. La Comunità di Valle è ancora un ente piuttosto fumoso e i sei comuni fanno scudo difendendo le loro competenze. Il livello intermedio inserito dalla provincia per ora  ha sviluppato poca partecipazione, speriamo in futuro. Penso che  eliminare il quorum o quanto meno abbassarlo potrebbe essere un primo passo verso un utilizzo interessante degli strumenti della democrazia diretta.

Pur non essendo presente in Consiglio Provinciale in questa legislatura, SEL ha maturato una posizione riguardo al ddl 328/XIV che si propone di introdurre nuovi strumenti di democrazia diretta? Se sì, quali sono le proposte maggiormente condivise?
Anche al nostro interno abbiamo iniziato un importante confronto, proprio grazie allo stimolo dato dal percorso importante compiuto dal comitato “Più democrazia in Trentino”, sulla questione della partecipazione e della democrazia diretta. La nostra posizione è chiara siamo aperti al coinvolgimento dei cittadini e alla partecipazione, per esempio porteremo avanti la battaglia per l’abbattimento del quorum, che potrà anche essere progressivo ma che punta all’azzeramento proprio perché pensiamo che questo potrebbe sviluppare una “relazione” nuova, attiva e proficua fra i cittadini e la cosa pubblica. Dopo di che rispetto alle proposte siamo interessati anche a quella del referendum propositivo e naturalmente anche a dei percorsi interni alle scuole sulla democrazia diretta. Personalmente sottoscrivo tutte le proposte presenti nel ddl 328/XIV.

Il Pd trentino non sembra ben disposto alle pratiche partecipative basta vedere quanto accaduto nel consiglio comunale di Trento [post ndr e di Rovereto]. Visto che tra Sel e Pd c’è un’alleanza, qual è il terreno comune fra Sel e Pd in tema di democrazia diretta?
Be il terreno comune dobbiamo ancora trovarlo su tante cose con il Pd locale, certo il patto che abbiamo stipulato firmando la carta “Italia Bene Comune” sarà la nostra stella polare. Ma ora come ora i rapporti a livello locale sono ancora piuttosto freddi fra Sel del Trentino e il Pd che fa parte della maggioranza provinciale anche per la presenza di soggetti politici che guardano anzi hanno Monti come punto di riferimento e al suo operato come un esempio. Sel come sapete si pone in alternativa al “montismo”, quindi anche i rapporti locali sono tutti da definire se il Pd si sposterà troppo al centro sicuramente noi non ci faremo trascinare. Dopo di che riguardo la democrazia diretta noi porteremo avanti i nostri punti condivisi dal gruppo locale e cercheremo se ve ne sarà la possibilità di influenzare più possibile il nostro alleato.

Qualora l’iniziativa popolare venisse tramutata in legge, in che modo e con quali tempi credi che la proposta del nostro disegno di legge possa cambiare il futuro dell’assetto democratico in Trentino?
I percorsi di consolidamento della cultura partecipativa sono complessi, poi in un territorio particolare come il Trentino non sarà facile. Tuttavia la spinta dal basso che avete mosso con il comitato “Più Democrazia in Trentino”, sta intercettando un bisogno che da qualche anno pulsa in parte della società Trentina. Infatti la sorta di logica di fiducia nel “principe vescovo” che ha caratterizzato il percorso di governo di Lorenzo Dellai tramontando dopo che sono venuti a galla dei “punti neri” in quello che per decenni è stato descritto come il “buon governo” della provincia di Trento. Quindi la vivacità e il senso critico di alcuni cittadini, che è stato espresso spesso attraverso comitati che sono nati su questioni importanti come quelle dell’inceneritore o della caserma militare di Mattarello, avrà la possibilità di trovare uno sbocco partecipativo effettivo. Sicuramente se le proposte interne al ddl 328/XIV faranno breccia nel dibattito politico e se  diventeranno in futuro parte della pratica democratica segneranno a fondo il contesto in cui viviamo andando a modificare in maniera proficua anche la visione di un concetto tanto importante per la nostra provincia l’Autonomia.

Links:
L’esperienza dei consejos comunales a Cumanà fra clientelismo e conflitti urbani
di Jacopo Zannini

I consejos del Venezuela: il paradosso del centro
di Jacopo Zannini

Bruno Firmani: favorevole a quorum zero e più partecipazione

Nei giorni scorsi grazie all’aiuto di Elena Baiguera Beltrami siamo riusciti ad entrare in contatto con il Consigliere provinciale dell’Italia dei Valori, prof. Bruno Firmani, il quale con celerità e cortesia ha risposto ai nostri quesiti. Anche in questa occasione dobbiamo riconoscere il rispetto e la comprensione che il consigliere ha dimostrato nei confronti dell’iniziativa popolare promossa da Più Democrazia in Trentino. Lo stesso, infatti, era stato l’unico fra i Consiglieri provinciali a presentarsi all’incontro con Bruno Kaufmann, Chi ha paura dei cittadini?, nel settembre scorso.
bruno firmaniBruno Firmani, romano di origini è professore in pensione di Analisi Matematica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trento. E’ stato eletto consigliere nelle fila dell’Italia dei Valori nel 2008. E’ quindi stato nominato Presidente della Giunta delle elezioni, segretario della Prima Commissione permanente nonché componente effettivo della Commissione per i rapporti internazionali e con l’Unione europea. Infine, è attualmente candidato alle nazionali fra le liste di Rivoluzione Civile proprio insieme a Baiguera Beltrami.

Di seguito l’intervista:
Alex: Lei, Cogo (ddl 222/XIV) e Bombarda (ddl 330/XIV), insieme al comitato Più Democrazia in Trentino (ddl 328/XIV), siete gli unici a sostenere l’eliminazione del quorum di partecipazione nei referendum provinciali. Ci può indicare il percorso che L’ha portata a maturare la convinzione di rimuovere il quorum?
Firmani: La democrazia diretta ha molti vantaggi, anche se non può risolvere tutti i problemi. L’esistenza del quorum ha consentito di unire i voti contrari ai non votanti e questo ha costituito un vulnus per la democrazia ed ha permesso evidenti abusi. Anche l’assenza del quorum può creare qualche problema, ma certamente immensamente minore della normativa attualmente in vigore. Un evento interessante, da questo punto di vista, è stato rappresentato dagli ultimi referendum costituzionali. In quanto tali non era previsto alcun quorum, ma proprio questo fatto ha spinto la maggioranza degli elettori ad andare a votare.

D. Diverse organizzazioni internazionali raccomandano sia ai governi nazionali che a quelli locali di introdurre misure di partecipazione dei cittadini. In particolare il Consiglio d’Europa – istituzione composta da 47 paesi – si è espresso per la rimozione dei quorum nel referendum e per l’abbattimento degli ostacoli per la raccolta delle firme. Un adeguamento della normativa nazionale è francamente utopico mentre invece a livello locale ci si potrebbe aspettare qualcosa di più. Nonostante ciò solo 3 consiglieri su 35 sono a favore di misure tanto auspicate per la democratizzazione delle istituzioni provinciali. Come mai i rappresentanti politici trentini sono così legati ad un assetto storicamente superato e ostile alle tendenze innovatrici?
R. Questa domanda andrebbe posta agli altri 32 consiglieri. Io potrei soltanto immaginare i motivi di questi comportamenti, ma potrei anche essere facilmente smentito dagli interessati. Credo che la cosa più semplice sia quella di lasciare ogni persona sola di fronte alle proprie responsabilità e vedere poi come si comporta.

D. Quali sono le altre proposte contenute nel ddl 328/XIV che lei intende appoggiare?
R. In generale sono favorevole ad una maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche: Svizzera docet. I tempi ormai strettissimi che ci separano dalla fine della legislatura impongono di scegliere di ottenere qualcosa subito. In questo caso occorre concertare con le altre forze politiche e verificare cosa sono disposte a concedere.

D. Quali sono le proposte del ddl 328/XIV che lei non condivide e per quale ragione?
R. Ripeto, sono generalmente favorevole alla partecipazione popolare nelle decisioni politiche. Sarebbe ragionevole cercare di una sintesi unificante.

D. La proposta di deliberazione comunale Quorum Zero discussa a dicembre in seno al Consiglio comunale di Trento è stata interpretata negativamente con un’inutile riduzione del quorum di partecipazione ed un innalzamento significativo degli ostacoli per la raccolta delle firme. Visto che i partiti al governo sono gli stessi, di questo passo a livello provinciale si corre il rischio di peggiorare la LP 3 del 5 marzo 2003 anziché di accogliere le istanze progressiste del ddl 328/XIV. Una delle possibili soluzioni per evitare spiacevoli sorprese è quella di rimandare la trattazione finale del ddl agli eletti della prossima legislatura sperando di trovare consiglieri più aperti alla transizione democratica. E’ una soluzione percorribile?
R. Direi, visti i tempi di questa legislatura, che si tratta di una soluzione quasi inevitabile.

D. L’articolo 1 della Costituzione Italiana dice che la sovranità appartiene al popolo. Questo implica un sistema politico in cui il popolo è detentore dell’autorità politica suprema, vale a dire appunto che la sovranità dello stato appartiene al popolo. Per avvalorare questa ipotesi il popolo – quando lo ritenesse opportuno – dovrebbe essere nelle condizioni di esercitare tale sperata sovranità direttamente, per esempio mediante la conferma di leggi (ref. Confermativo) proposta di leggi e la sua approvazione diretta (ref. Propositivo o iniziativa popolare). Nei fatti però il popolo italiano sia a livello nazionale che a livello locale può proporre ed approvare nuove leggi solo in forma indiretta. Al massimo può abrogarle. Storicamente le battaglie per i diritti politici sono state tra le più difficili e cruente e solo a distanza di anni si è compreso pienamente il valore delle conquiste. Cosa dobbiamo fare per mettere in pratica il principio della volontà popolare con mezzi democratici?
R. Le leggi di iniziativa popolare ed i referenda sia abrogativi che propositivi sono da considerare un utile strumento di democrazia. Non il solo, però molto utile. Alcune norme, che per bassi motivi clientelari sono bloccate qui in Italia, potrebbero essere rapidamente approvate se si interpellassero i cittadini.

D. I 10 referendum sardi (abrogativi e consultivi) ed il referendum della Valle d’Aosta – il primo referendum propositivo di successo nella storia italiana – ci evidenziano come i cittadini siano in grado di proporre e prendere decisioni altrimenti difficilmente realizzabili in un regime di democrazia rappresentativa puro. Questo fa ben sperare per miglioramenti normativi futuri anche se c’è il rischio piuttosto elevato di una risposta reazionaria da parte dei partiti. A Suo avviso, quale tendenza prenderà il sopravvento a seguito delle prossime elezioni? Lo sviluppo ed il consolidamento dei diritti politici o il continuo distacco della casta dal popolo?
R. Alla luce della incertezza politica del momento attuale, a queste domande è impossibile rispondere se non si è in possesso di capacità divinatorie.

D. La sentenza di non ammissibilità dei quesiti referendari della Consulta per abrogare il Porcellum e la successiva scelta dei partiti di mantenere l’attuale legge elettorale, non è certo un buon viatico per le prossime elezioni. L’impotenza e la frustrazione del popolo non rischiano di minare la convivenza civile e il capitale sociale degli italiani?
R. Secondo me la tremenda crisi economica, sociale e finanziaria rischia di far precipitare il nostro Paese in un baratro profondissimo, più delle decisioni della Consulta.

D. Nella British Columbia dei cittadini estratti a sorte con il supporto di alcuni tecnici avevano scritto una nuova legge elettorale poi sottoposta a referendum. Altri esempi di notevole successo prodotti demosortecrazia esistono in Islanda, Australia e USA. Noi abbiamo pensato all’istituto dei pritani al fine di dare pareri apartitici sia su politiche pubbliche sia sull’operato delle società controllate e/o partecipate della provincia. Un sogno che si può realizzare?
R. Se dipendesse soltanto da me, questo sogno sarebbe vicino alla sua realizzazione.

D. L’IdV ha fatto ampio ricorso agli strumenti di democrazia diretta nazionali. Simultaneamente però il proprio leader Antonio di Pietro – in modo similare a Grillo – si ritiene che accentri eccessivamente il potere su di sé. Le due situazioni non Le sembrano incongruenti?
R. E’ sbagliato supporre che Antonio Di Pietro accentri su di sé troppo potere. Questa domanda manifesta, purtroppo, una certa dose di superficialità, se non malafede. E’ triste constatare che anche coloro che si definiscono “popolo sovrano” non sono indipendenti e soffrono degli stessi mali dei politici di professione.