Avversità del PD alla democrazia diretta? Risponde Daniela Filbier

All’inizio del mese di gennaio abbiamo inviato alcune domande (link a piè di pagina) al segretario provinciale del Partito Democratico del Trentino, prof. Michele Nicoletti. A distanza di due mesi e dopo la sua elezione, nonostante le promesse iniziali, non abbiamo avuto nessuna replica. Per avere un’idea dei propositi dei candidati del PD in tema di democrazia diretta abbiamo inoltre intervistato Elisa Filippi, la quale però ha preferito ridirezionare alcune risposte ai vertici del PD poiché riteneva di non trovarsi nel ruolo idoneo per poter rispondere.
Daniela FilbierA seguito di questi tentativi e sempre al fine di investigare l’attitudine e le contraddizioni del PD in tema di democrazia diretta e partecipazione, ci siamo quindi rivolti a Daniela Filbier. Considerata la sua disponibilità ed il desiderio di affrontare anche le questioni più scomode, le abbiamo posto alcune domande provocatorie che lei ha definito caustiche ma alle quali ci ha degnati di una risposta a differenza dei suoi colleghi di partito.
Ricordiamo come Daniela sia membro del comitato Più Democrazia in Trentino nonché segretaria del circolo PD di Lavis.

1)     Il tuo percorso politico nasce da lontano, ci puoi raccontare come sei arrivata a ricoprire il ruolo di segretaria del circolo PD di Lavis? E come sei arrivata a far parte del comitato Più Democrazia in Trentino?
Il mio desiderio di fare politica mi accompagna dai tempi in cui frequentavo il liceo, a fine anni ’70 – anni difficili per chi lo ricorda, gli anni del terrorismo rosso, dei movimenti armati. Io entrai nelle fila della FGCI, i giovani comunisti di allora. Una scelta che in quei giorni era ritenuta conservatrice per chi si proclamava di sinistra – del resto il confronto era con Lotta Continua, Democrazia Proletaria, Autonomia operaia. A 18 anni ho lasciato Trento per andare a studiare a Trieste. Sono stata lontana molti molti anni: lo studio, il lavoro (all’estero e poi di nuovo in Italia), un figlio, un’altra vita. Senza però mai smettere di essere cittadino – e di votare a sinistra.  Poi il destino mi ha portato a Lavis, dove oggi vivo. Un incontro con un amico dei tempi del liceo mi ha condotto al Circolo del PD. Ho iniziato ad essere presente, mi sono iscritta, nel 2010 sono entrata nella lista PD per le comunali e poi in quelle per la Comunità di Valle – in entrambi i casi senza reali possibilità di ottenere risultati, ma con la voglia di contribuire ad un progetto (quello del PD) in cui credo. Un percorso impegnativo, il mio, nel PD lavisano. Pieno di difficoltà (e disseminato anche di qualche trappola vietnamita): credo che il mio approccio alla politica fosse ritenuto alquanto originale, se non addirittura eretico. Ma ho combattuto con tenacia e convinzione. A settembre 2011 mi sono candidata alla segreteria … et voilà, grazie al sostegno di alcuni e nonostante la dichiarata contrapposizione di altri sono diventata Segretario del Circolo… con 1 un unico voto di vantaggio rispetto all’altro candidato 🙂

2)     Il tuo approccio all’interno del comitato è stato genuino, propositivo ed aperto al dialogo, conforme a quello auspicato e descritto da Marianella Sclavi nella pubblicazione Confronto Creativo. Qual è l’esigenza personale che ti ha portato a contribuire all’iniziativa popolare? Credi che sarebbe stato possibile dare avvio ad una simile iniziativa all’interno del PD?
Anche l’ingresso nel Comitato Più Democrazia in Trentino è merito di un amico, che con pazienza me ne ha parlato, incuriosendomi. Mi è bastato partecipare al primo incontro – poco più di un anno fa – per decidere che volevo che questa battaglia  fosse anche la mia. Sono fermamente convinta che appropriarsi dei propri diritti di cittadinanza ed esercitarli democraticamente sia la via corretta per diventare “Civiltà”, che a mio parere è molto più di Società o Comunità. Penso che partecipare attivamente significhi assumersi una responsabilità individuale, accettare la fatica che comporta capire e informarsi, avere il coraggio di scegliere. Quindi adoperarsi per contribuire a che questa modalità di partecipazione attiva si diffonda capillarmente è, se non l’unica, sicuramente una delle vie migliori per “fare Civiltà”.  Dare spazio a questa iniziativa nel PD non è stato possibile – e quanto accaduto nei consigli comunali di Trento e Rovereto ne sono la prova. Ma ci sono persone nel PD che nel tempo hanno sviluppato maggiore sensibilità a questo tema. Tra l’altro credo – anzi: mi auguro! – che l’esito del voto di pochi giorni fa favorirà una riflessione più seria sul tema della partecipazione.
P.S. Non conoscevo Marinella Sclavi (e neppure la pubblicazione indicata). Ho cercato in Rete e un’idea di massima me la sono fatta. Onorata del parallelo.

3)     In Trentino il PD con la propria maggioranza relativa è stato a lungo corresponsabile e subordinato al comando di Dellai. Ora che la sua poltrona è libera, si apre l’opportunità di iniziare una stagione di riforma dei diritti politici a livello provinciale. Nel PD esiste la volontà di mettere dei paletti alla democrazia rappresentativa mettendo al centro i cittadini o l’esigenza è solo quella di consolidare il proprio potere all’interno delle istituzioni?
Che io sappia (e mi piacerebbe essere smentita) non esiste alcuna proposta che vada nella direzione di integrare la democrazia rappresentativa con quella diretta. Temo che il tema sia largamente sottovalutato. Però non credo si tratti banalmente di volontà di consolidare il proprio potere. Penso più a una resistenza culturale al cambiamento unita ad ignoranza (nel senso proprio del termine). Credo prevalga l’abitudine di sentirsi autorizzati (se non addirittura chiamati) a comandare e a decidere da soli in nome e in forza dei voti ricevuti. Pare che – una volta eletti – l’idea di ascoltare i cittadini, sia quelli che ti hanno votato che quelli che hanno fatto altrimenti, non sfiori i più. Questa modalità è trasversale e credo che la capacità di discostarsene dipenda dalle persone e dalla loro cultura, dal loro vissuto. L’appartenenza ad un partito e la spinta ideale sottesa non pesa quanto si potrebbe immaginare.

4)     Il PD Trentino palesa contrarietà ed indifferenza (difficile credere che sia semplicemente ignoranza) alle raccomandazioni del Consiglio d’Europa  in tema di democrazia diretta. Il gruppo PD del Consiglio Comunale di Trento ha affossato la proposta Quorum Zero dove perfino alcuni esponenti dell’UPT si sono dimostrati favorevoli. A Rovereto, dopo numerosi rinvii, il dibattito è stato caratterizzato da interventi dai contenuti miseri, segno evidente dell’impreparazione e della mancanza di volontà dei consiglieri ad affrontare tale argomento. E’ chiaro che la resistenza al cambiamento che propone una rinuncia di potere è elevata, tuttavia è anche vero che i trentini si vantano di avere una senso civico superiore alle altre regioni d’Italia. Come si spiega questa contraddizione?
Ho unito questa domanda alla precedente – almeno in parte

5)     Lorenzo Dellai, dopo tre mandati come presidente della Giunta Provinciale, rappresenterà il Trentino a Roma. Le candidature del sodalizio PD-UPT-PATT sembrano confermare che la sudditanza alle èlite che si identificano in Dellai e la conformità al sistema di potere locale – la cosiddetta Magnadora – resteranno invariate. In tale contesto dove si annida il legame del PD con i cittadini?
Domanda acida, tendenziosa e “chiusa” questa: capisco che il PD non è il tuo partito di riferimento, ma non sta certo a me ‘sentenziare’ sul suo operato, benché io sia il Segretario di un Circolo. Comunque provo a dare una risposta. Innanzitutto credo che l’assetto istituzionale della nostra Provincia, in primis il fatto che sia Autonoma e abbia delega su molteplici materie, conferisca al Presidente di Giunta un ruolo particolarmente forte, accentratore e di potere rispetto a quello delle altre Regioni. Se si unisce questo dato con la personalità del nostro ex-Presidente e con il fatto che è restato in quella posizione 15 anni (cui si aggiungono due mandati come Sindaco del capoluogo) arriviamo a 25 di esercizio ininterrotto di potere pressoché assoluto. Credo ci siano tutte le condizioni per sviluppare una patologia. Si arriva al punto in cui il Territorio non lo governi, lo ‘possiedi’. Un tratto particolarmente inquietante  è che l’intera ‘macchina’ amministrativa si conforma perfettamente a tale approccio e viene gradualmente occupata da persone che sono diretta emanazione del potere cui rispondono e di cui si nutrono. Un sistema di relazioni che sono spesso malate e molto poco generative. Il nostro disegno di legge qualche rimedio lo propone: il limite dei mandati innanzitutto, ma anche l’istituto dei Pritani chiamati a vigilare sulla correttezza dell’operato di chi ci governa. Ma a me piacerebbe fare di più: vorrei facessimo come in America dove quando un Presidente/Governatore si insedia l’intero livello apicale dell’amministrazione viene sostituito. Credo che un tale accorgimento libererebbe energie notevoli e ridurrebbe la tendenza alla calcificazione del potere che non riguarda solo il “Capo” ma anche gli alti burocrati che lo circondano.
Il Partito Democratico in tutto questo? È Partito di governo da 15 anni e se guardo a quanto in questo periodo è stato fatto credo non sia tutto da buttare, anzi: fatta la tara dagli errori (chi non ne fa?) e da qualche silenzio di troppo, la nostra Provincia resta un esempio di buona amministrazione (e la qualità di vita ne è la prova). Sono altresì convinta che si possa e si debba cambiare passo, non solo perché il contesto economico lo richiede, ma soprattutto perché il mondo è cambiato profondamente, è altro, richiede altra sensibilità. In ogni caso mi sento di garantire sulla correttezza e sull’onestà degli attuali amministratori del PD trentino. Quindi dissento dall’insinuazione che proponi.

6)     In prima persona ti sei impegnata a trasmettere il messaggio dell’iniziativa popolare agli esponenti del PD che credevi più sensibili. La reazione della quasi totalità è stata di distacco e disinteresse. Non credi che i cittadini che hanno sottoscritto l’iniziativa abbiamo il diritto di sapere quali sono le posizioni dei rappresentanti politici e dei partiti a riguardo? D’altra parte i politici non dovrebbero fare lo sforzo per comprendere le aspettative dei cittadini dimostrando così di avere responsabilità civica?
Festa PD a Martignano: Daniela con AnansiCondivido: ritengo che le migliaia di cittadini che hanno sottoscritto l’iniziativa abbiano il sacrosanto diritto di conoscere le opinioni di chi li rappresenta nelle istituzioni. Considero miope chiudersi di fronte a un’istanza di partecipazione attiva, desiderata, agita. Penso si stia sprecando una splendida occasione per fare la buona Politica di cui c’è tanto bisogno. I nostri politici stanno lasciando che altri si approprino indebitamente di concetti nobili per farne pratica demagogica. Penso a Beppe Grillo che sostiene di praticare democrazia diretta quando in realtà agisce come un tiranno vestito da demiurgo. E penso che questa circostanza non faccia affatto bene alla Democrazia diretta così come il Comitato la intende e la propone. Siamo di fronte all’ennesima manomissione delle parole purtroppo.

7)     Storicamente dalla Svizzera alla Germania passando dagli Stati Uniti, i partiti di maggioranza si sono sempre e strenuamente opposti alla democrazia diretta. Salvo poi cambiare idea quando si sono trovati in minoranza. D’altra parte una volta ottenuta la poltrona, denaro e potere non incentivano certo a favorire la partecipazione e la trasparenza. Dopo la gavetta all’interno del partito o del proprio gruppo di riferimento, perché un politico una volta eletto dovrebbe co-decidere insieme ai cittadini (il popolo), quando e dove questi ritengano necessario ed opportuno esercitare la propria sovranità? Quale sarebbero i vantaggi e gli svantaggi del PD nel coinvolgere i cittadini nelle decisioni pubbliche?
Mi permetto di parafrasare alcuni pensieri di Nadia Urbinati (riportati nel suo libro “Liberi e uguali”). Urbinati sostiene che la capacità di dissentire nonostante si obbedisca alla legge è la virtù più peculiare della rappresentanza democratica, quella che è più prossima alla vocazione socratica.
Dice che la virtù del cittadino non è l’obbedienza, ma l’obbedienza unita a un’attitudine al dissenso possibile e aperto. Dice che vero segno di stabilità non è la fiducia radicata e diffusa, bensì la sfiducia, che tiene attivo il senso del controllo e della critica. La sfiducia come vero e proprio tonico per la democrazia. Condivido questi pensieri, ecco perché considero oggi ancor più di ieri vitale cambiare rotta: bisogna smettere di chiudere la porta in faccia ai cittadini e farsi preda del timore strumentale che siano stupidi e che in buona sostanza disturberebbero il manovratore che, legittimamente eletto, sta alla guida. Bisogna smettere di riconoscere il valore dei cittadini solo nel momento in cui si vota per eleggere i rappresentanti nelle diverse istituzioni (e in queste occasioni nessuno bada alla presupposta stupidità). Bisogna invece scegliere di stringere un’alleanza responsabile con loro, dare fiducia, mettere a disposizione strumenti democratici e regolamentati di ascolto e co-decisione. Bisogna fare scelte che testimonino l’autentica volontà di un’amministrazione di centrosinistrasenzatrattino di aprirsi alla “società civilissima”. Tra l’atro qualcuno deve ancora spiegarmi quand’è che un politico smette di essere “società civile” …
Proprio il PD negli ultimi mesi è stato protagonista di una stagione di partecipazione e quindi meglio di altri dovrebbe riconoscerne il valore. Dovrebbe aver capito che la partecipazione attiva può fare la differenza. Dovrebbe aver capito che quando si offre la possibilità di esprimere la propria opinione con un voto e si garantisce che di questo voto si terrà conto, le persone partecipano.
E’ ora di cambiare. E’ il momento di osare. A mio parere.
Perché “fuori” c’è molto: idee nuove, buoni esempi, talenti inespressi, energia. E c’è rabbia, solitudine, qualunquismo aggressivo.
L’alternativa è brutale: da un lato la totale e definitiva disaffezione verso la politica rappresentativa e le istituzioni, dall’altro il caos.

8)     “Organizzazione di cittadini associati che perseguono comuni finalità, perlopiù ispirandosi a una particolare ideologia o a uno stesso orientamento politico”. Questa è la definizione di partito proposta sul sito del Corriere della Sera. In tema di democrazia diretta qual è la finalità del PD? A quale ideologia si ispira? Qual è l’orientamento politico che influenza le posizioni del partito (sempre in tema di DD)? – vedi risposta successiva –

9)     “Famiglia numerosa legata da un forte vincolo di solidarietà; gruppo socialmente omogeneo e chiuso”. Questa è la definizione di clan riportata sul sito del Corriere della Sera. Nei consigli comunali di Trento e di Rovereto, quando si sono discusse le proposte di Quorum Zero – che ripetiamo sono in linea con le raccomandazioni del Consiglio d’Europa – il PD ha dimostrato una forte compattezza ed una chiusura tipica dei clan. Ipotizzando che tu dovessi adempiere alle funzioni di segretario provinciale (visto che Michele Nicoletti non ha voluto risponderci), come presenteresti il comportamento degli membri del PD dei suddetti consigli comunali?
Mi pare di aver già detto molto sul difficile rapporto tra il PD (ma non solo il PD) e la democrazia diretta. Evito di sbrodolare inutilmente. Aggiungo che sono convinta che politicamente si stia aprendo uno scenario favorevole alla presa di coscienza dell’importanza dei temi connessi alla democrazia diretta. Nella legislatura che si sta aprendo (ammesso che si apra) la nostra Regione dovrà riscrivere lo Statuto di Autonomia. Confido, anche con l’aiuto del Comitato, di riuscire a mettere in discussione l’ipotesi di una proposta istituzionale che preveda l’adozione di adeguati strumenti di democrazia diretta. Non immagino possano essere accolte tutte le proposte del nostro disegno di legge, ma forse qualche principio fondamentale sì. Siamo una comunità numericamente contenuta: perché non darci una vera e propria costituzione fatta dal popolo per il popolo e accolta dal popolo? Perché non fare della nostra Regione un laboratorio di Democrazia? Perché non mettere nero su bianco che alcune scelte devono essere sottoposte al popolo prima di essere concretate? Penso alle grandi strutture/opere, alle questioni inerenti i beni comuni (acqua ed energia per esempio). Tra l’altro la coalizione di centro-sinistra (stavolta con il trattino) ha portato in Parlamento Francesco Palermo, un costituzionalista con cui ritengo il Comitato possa interloquire. Questo mi interessa molto più che giudicare il comportamento dei singoli o le leggi non scritte dei clan.
Quando ho scelto di iscrivermi al PD l’ho fatto perché costituiva una importante novità rispetto al passato: nel suo documento fondativo del 2008 si parla di apertura, partecipazione, equità, autonomia, pluralismo, trasparenza, ricambio, rinnovamento, merito.
Questo progetto ancora non si è realizzato, non del tutto, non compiutamente. Ma io ancora ci credo. Ancora non ho smesso di dare il mio contributo. Ancora non ho perso la forza per combattere le battaglie che considero giuste e importanti. Non mi stupisco di incontrare resistenze e diffidenza. Mi pare acclarato che le classi dirigenti, di qualsiasi tipo esse siano, non si riformano spontaneamente. Pare sia fisiologico e io me ne faccio una ragione. Nuovamente: è indispensabile definire regole che arginino questa tendenza (p.e. limite mandati), individuare strumenti che favoriscano la vigilanza e il controllo (p.e. consultazioni pubbliche, Pritani). È giunto il momento di ripensare e ridisegnare la nostra democrazia: anch’essa deve evolvere e interpretare il cambiamento che contraddistingue il nostro tempo. In modo democratico.
La mia è un’autentica passione per le potenzialità di una democrazia moderna, che è molto più che solo rappresentativa.
Ecco Alex, quest’ultima frase potrebbe diventare il titolo di questa chiacchierata 🙂

Michele Nicoletti - Segretario Partito Democratico del TrentinoIn allegato:
LE DOMANDE SENZA RISPOSTE A MICHELE NICOLETTI
6 gennaio 2013
Segretario del Partito Democratico del Trentino
Eletto alla Camera dei Deputati nel febbraio 2013

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7 pensieri su “Avversità del PD alla democrazia diretta? Risponde Daniela Filbier

  1. perdonatemi,ma ho l’impressione che abbiate speso fiumi di parole per dire che avete scoperto l’acqua calda. Parole,parole,parole: é questo il cancro della nostra società.Sono trent’anni che io e qualche altro coraggioso intellettuale( come De Masi) dicamo che il progresso tecnologico è tale da giustificare una distribuzione equa del lavoro:lavorare tutti e lavorare meno. Si avrebbero vantaggi strepitosi per l’intera società, ma per cattiveria,per pura cattiveria si prosegue sulla strada dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù degli esseri umani. Parole parole parole:ma non vi siete stancati?

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  2. Provate a chiedere ai signori Firmani, Floriani, Di Pietro, Ulivieri,Casagranda,Porta,Ferrero,Zannini,Pozzer,Bertinotti,Cremaschi,Molinari, e a mille altri personaggi “democratici” più o meno famosi se hanno mai avuto un contatto col sottoscritto e chiedete loro cosa m’hanno risposto.Tutti dicono che in linea di principio ho ragione,ma poi si rifiutano di sviscerare il problema che sta alla base della crisi: la disoccupazione. Ma come ve lo dobbiamo dire che senza le trenta ore a parità di stipendio,per chi percepisce meno di 15oo euro all’ora, non si va da nessuna parte? Va a finire che saranno Berlusconi, o grillo, o i fascisti a cogliere l’occasione e a stroncare definitivamente ogni possibilità di crescita democratica.

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  3. ripeto, bisogna organizzarci , ma sul serio, per portare avanti la richiesta firmata da oltre 4.000 cittadini del Trentino. Dobbiamo farci sentire, a tutti i livelli. Le interviste con se stessi non servono, tanto conosciamo già cosa vuol dire essere iscritti ad un partito (non me ne voglia Daniela, per carità, ma non c’è scampo…). Il comitato QZ deve ritrovarsi e decidere una bella protesta e presenza e sollecitazione a chi per obbligo deve rispondere e discutere della iniziativa di legge consegnata lo scorso luglio. Chi ci sta? Matteo Rigotti, Ezio Casagranda ed io siamo sul piede di partenza: chi altri?

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  4. Caro Gianni, dopo un’intensa campagna elettorale che ovviamente ha occupato l’agenda politica senza soluzione di continuità, la settimana prossima ci dovrebbe essere una riunione di maggioranza tra i capigruppo del Consiglio Provinciale. In quell’occasione i presenti decideranno su come procedere con i ddl depositati in tema di referendum ed iniziative popolari a pochi mesi dal termine della legislatura. Presumibilmente l’iniziativa popolare promossa da Più Democrazia in Trentino avrà un trattamento privilegiato rispetto alle iniziative consiliari non solo per lo spirito e le modalità che l’ha originata ma anche perché è l’unico ddl che tratta la materia con un approccio olistico e propone una riforma organica e completa. Gli altri ddl sono infatti delle singole modifiche puntuali della legge n.3 del 5 marzo 2003 ma che non mirano ad integrarla e/o correggerla in modo soddisfacente.
    Il mio proposito, in qualità di portavoce del comitato e di primo firmatario, è quello di chiedere la convocazione del comitato dopo che la Prima commissione si sia riunita e che quindi i diversi componenti abbiano esposto le loro posizioni in una cornice istituzionale ufficiale. Indicativamente questa potrebbe essere verso la fine di marzo. Sulla base dei contenuti emersi da tale riunione potremo esprimere riflessioni e considerazioni in seno al comitato Più Democrazia in Trentino che provvederò a convocare appena avrò una conferma ufficiale delle notizie di cui sopra.
    Nel frattempo il questionario distribuito ai consiglieri provinciali, il quale sta per essere distribuito per vie istituzionali nel corso di questa settimana, potrebbe essere compilato da alcuni degli stessi e reso pubblico sul nostro blog. Così facendo potremmo avere a disposizione ulteriori informazioni per poter adottare una linea di comportamento comune e condivisa.

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  5. chiedo scusa per un errore fatto in un mio commento : ho parlato di trenta ore a parità di stipendio per chi prende meno di 1500 euro all’ora… Intendevo dire al mese. Comunque credo che questa rettifica non serva a niente,tanto nessuno si degna di rispondere o di appoggiare la mia proposta che, al di là della sua specificità, ha un grande obiettivo:il ritorno alla democrazia. Ricordatevi dell’articolo uno della Costituzione italiana

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  6. Caro Sandro, scusa se non ho risposto prima. Comprendo le tue ragioni e credo che certi aspetti possono essere anche condivisibili. Tuttavia, seppur di notevole rilievo, non mi sembrano molto inerenti poiché qui si discute di quale metodologia utilizzare per le decisioni pubbliche che ci riguardano. In questa fase non si vuole entrare nel merito delle singole questioni bensì creare degli strumenti di partecipazione popolare adatti per deciderle tutti insieme.
    Potrei parlare di tante ingiustizie e disparità che il sottoscritto, tu e molte persone che conosco subiamo tutti i giorni e di cui i nostri rappresentanti politici sono a conoscenza (in questo caso i rappresentanti del PD) ma non fanno nulla. Potrei parlare di tutto ciò ma non lo faccio in questa sede perché so che prima devo fare in modo che la mia voce ed il mio voto contino.
    Probabilmente moriremo poveri (ma non miseri come coloro che dovrebbero rappresentarci) prima che ciò si avveri, nonostante ciò dobbiamo provarci. Dobbiamo mettere i rappresentanti nelle condizioni di comprendere quanto sta accadendo ai cittadini comuni ma soprattutto di fare in modo che i cittadini comuni abbiano la forza per conquistare diritti politici consoni ai tempi in cui viviamo.

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  7. Caro Alex,( sapessi com’è d’accordo con me il grande Alex Zanotelli!), ti ringrazio di aver dimostrato un minimo interesse alla mia proposta(si fa per dire, in effetti è condivisa da tutte le persone che amano il prossimo),ma alla fine hai aggiunto parole alle parole. Proprio non lo volete capire(o fate finta di non capire?) che fino a quando un essere umano dovrà strisciare per poter ottenere un posto di lavoro, ogni discorso sulla democrazia e sul modo per migliorare la rappresentatività è fumo da buttare negli occhi degli ingenui, pura furbizia per occupare tutti gli spazi del mondo dell’informazione e relegare negli angolini la gente che si suicida senza suscitare grandi clamori. Discutiamo delle trenta ore settimanali per i lavori non usuranti e delle venti ore per chi lavora in miniera o davanti agli altoforni. Mettetevi una mano sulla coscienza:se scoppiano i tumulti non potrete dire che siete innocenti.

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