Elisa Filippi: le giustificazioni a favore della democrazia rappresentativa

Dopo il post di Stefano Longano che fa il punto sullo stato di arretratezza delle norme sui referendum in Trentino, pubblichiamo le risposte appena ricevute da Elisa Filippi a seguito di un’intervista inviatale il 6 gennaio scorso. Filippi, candidata alla Camera fra i ranghi del Partito Democratico dopo essersi posizionata seconda alle primarie trentine di dicembre, ci tiene a sottolineare come “le risposte naturalmente riflettono solo il mio personale punto di vista, non quello del Partito nella sua totalità.”
Elisa FilippiPer colmare questa mancanza, nei prossimi giorni confidiamo di ricevere anche le risposte del segretario provinciale del PD, Prof. Michele Nicoletti. Nella nostra intervista avevamo infatti cercato di indurlo ad esplicitare le motivazioni delle resistenze del partito alle riforme sui diritti politici in Trentino.
Nell’attesa di conoscere la linea ufficiale del partito condividiamo il pensiero di Elisa Filippi:

Introduzione alle domande
Nei primi mesi di quest’anno riprenderà la trattazione in Prima Commissione sul ddl di iniziativa popolare n.328 “Iniziativa politica dei cittadini. Disciplina della partecipazione popolare, dell’iniziativa legislativa popolare, dei referendum e modificazioni della legge elettorale provinciale”, e dei ddl di iniziativa consiliare n. 98, 222, 233, 297, 305, 328 e 330/XIV.
Il Disegno di iniziativa popolare promosso dal Comitato “Più Democrazia in Trentino” ha ricevuto il sostegno di oltre 4.000 cittadini della Provincia di Trento. Alla luce del risultato delle recenti Primarie, che La vedono come probabile futura Deputata della Repubblica, il Comitato desidera conoscere la Sua opinione riguardo al tema della democrazia diretta.
Di seguito alcune domande cui La preghiamo di rispondere; le Sue risposte saranno poi pubblicate sia sul blog del Comitato che sulla pagina Facebook. Per completezza e volontà di trasparenza La informo che in contemporanea sottoponiamo un set di quesiti analoghi anche a Michele Nicoletti, Segretario del Partito Democratico del Trentino e futuro Parlamentare. Grazie sin d’ora per la disponibilità

Alex: Nonostante le nomine per le candidature siano state criticate da molti, a livello concettuale il Partito Democratico ha dato un buon esempio lanciando le primarie. Purtroppo però – citando Gad Lerner “il vertice del Pd per due elezioni di fila (2006 e 2008) ha usufruito del Porcellum per compilare liste di nominati come gli altri partiti. Inoltre il Pd non ha appoggiato come sarebbe stato necessario il referendum abrogativo del Porcellum, in quanto sperava di mettersi d’accordo con Casini per una svolta proporzionale foriera di governi nati da intese parlamentari”. Non trova tutto ciò un po’ contradditorio? Sembra che la democrazia faccia comodo solo quando i risultati siano prevedibili …
Filippi:
Personalmente considero la modifica della legge elettorale una priorità assoluta, uno dei primi provvedimenti da adottare qualora fossi eletta. Detto ciò, il Porcellum , sul quale ho un giudizio fortemente negativo, avrebbe comunque potuto dare la possibilità alla politica (ai partiti) di rinnovarsi. Es. regolamenti interni dei partiti x determinare requisiti x entrare nelle liste (genere/età/fedina penale…). Con le precedenti leggi in cui valeva principio di nominatività, il Popolo ha eletto Salvo Lima, Marcello Dell’ Utri, Clemente Mastella etc. Il PD ha sfruttato da parte sua questa possibilità e in queste ultime Primarie/Parlamentarie ha prodotto il più incisivo rinnovamento della storia repubblicana. Proponendo volti nuovi e nuovissimi (+ donne) nelle parlamentarie e adottando un severo codice etico. Niente di paragonabile con gli altri Partiti che oggi affrontano la medesima competizione elettorale.
Rispetto al referendum. Personalmente ero favorevole al referendum, tuttavia la sua inammissibilità era molto probabile come la sentenza della Corte ha dimostrato. La soluzione più razionale era quella di trovare accordo in Parlamento. Nelle democrazie che presuppongono una società articolata, complessa e tendente alla specializzazione dei ruoli sociali come la nostra atti legislativi fondamentali come quelli che contengono la disciplina di elezione dell’organo Costituzionale più importante devono esser decisi in Parlamento.
Inoltre l’art.72 della Costituzione prevede che la legge in materia elettorale è coperta da “riserva di assemblea” quindi può essere approvata solo con procedimento ordinario (per commissione referente) e non possibile con procedimenti alternativi (per commissione deliberante o redigente).

2 – Alcuni – pochi per fortuna – credono che l’unico modo di fare politica sia all’interno di un partito. Come dire che per andare a nuotare in piscina un cittadino si debba necessariamente iscrivere ad una società sportiva. Non sarebbe un vantaggio anche per i partiti (in questo caso per il Pd) conciliarsi con la volontà del popolo e con lo spirito del nostro tempo in un cammino di comprensione reciproca?
Personalmente sono convinta che il ruolo dei Partiti così come previsto in Costituzione sia fondamentale e abbia mostrato propria importanza nel reggere la coesione sociale del Paese in momenti in cui esso attraversava momenti difficili (penso al dopoguerra, ma anche agli anni del terrorismo). Certamente negli ultimi anni abbiamo assistito ad una degenerazione del ruolo dei partiti, della gestione interna e soprattutto del rapporto con l’elettorato. Spesso la classe politica e dirigente ha dato il peggio di se, e i partiti erano i luoghi della cooptazione piuttosto che della scelta, della formazione e dell’elaborazione politica. In conformità ai bisogni e alle esigenze della società in cui viviamo considero che i partiti debbano impegnarsi al massimo per aprirsi alla società, alla partecipazione delle cittadine e dei cittadini.
Evitiamo di costruire recinti e apriamo le porte alle istanze della società per una contaminazione positiva e virtuosa., un arricchimento reciproco.

3 – Il ddl promosso da Più Democrazia in Trentino è stato pensato per integrare le mancanze della democrazia rappresentativa e non certo per sostituirla. Qual è a Suo avviso l’aspetto più avvincente della proposta popolare?
Personalmente trovo che di per se la mobilitazione messa in atto dalla formulazione di questa proposta popolare sia di per se un aspetto avvincente. In un momento in cui la politica fatica ad essere considerata patrimonio comune, questa iniziativa testimonia un nuovo approccio, un nuovo desiderio da parte dei cittadini di contare e di partecipare alla gestione della res publica. In riferimento ai diversi punti proposti credo sia simbolicamente interessante il punto che prevede la cessazione del trattamento economico dei consiglieri che non acconsentono alla pubblicazione della loro situazione patrimoniale. E’ un provvedimento molto semplice, ma eticamente doveroso e di alta valenza simbolica in un momento come quello attuale.

4 – Una giustificazione classica degli oppositori alla democrazia diretta è che il “popolo” è incompetente e quindi non è in grado di riconoscere il bene comune. Nell’era dell’istruzione universale e dell’information technology non Le sembra una giustificazione priva di fondamento?
Sono convinta che un dovere etico e politico di ogni rappresentante politico sia quello di veicolare una corretta e trasparente informazione rispetto ai lavori parlamentari. Per questo impegnerò qualora dovessi essere eletta in Parlamento. Le persone oggi giorno possono certamente accedere a molte informazioni, anche se spesso nel vasto panorama offerto anche da internet può risultare non sempre semplice distinguere l’informazione corretta da quella parziale o faziosa. Allo stesso tempo è indubbio che le persone al giorno d’oggi hanno molte opportunità di essere informate e che ttalvolta utroppo, come avvenuto in passato, casi di incompetenza vera si trovavano piuttosto tra chi sedeva in Parlamento!

5 – Un’altra considerazione dei detrattori della democrazia diretta – ad esempio all’interno del Consiglio Comunale di Trento a maggioranza Pd – è che l’eliminazione degli ostacoli eccessivi per la raccolta delle firme e dei termini di raccolta troppo brevi porterebbe “fisiologicamente” i cittadini ad abusare di questo  strumento e ad avanzare proposte dai contenuti insignificanti. Oltretutto, come forse Lei già sa, anche il Comune di Rovereto (Sua residenza) a breve delibererà in Consiglio su questo tema (e ci piacerebbe sapere come il PD in quella sede intende procedere … ).
Non Le pare che una siffatta posizione sia arrogante e poco democratica? Le proposte dei cittadini non dovrebbero essere accolte con entusiasmo?
Dal mio punto di vista il tema si regge su un equilibrio molto delicato. Da una parte l’art1 Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo, ma la esercita nelle forme e limiti della Costituzione e questa (cioè il rispetto della disciplina del referendum abrogativo) è esplicazione di una forma/limite. Da un punto di vista politico, attribuisco notevole importanza all’iniziativa dei cittadini, che a mio avviso, andrebbero consultati più spesso ed in modo più strutturato avviando percorsi di partecipazione attiva: es. percorsi animati da professionisti per la redazione di un bilancio sociale, bilancio di genere, e percorsi di consultazione su temi importanti ad esempio l’utilizzo o la destinazione d’uso di determinate aree.

6 – I partiti politici nella Costituzione italiana sono nominati solo art.49 eppure hanno sostanzialmente monopolizzato il potere lasciando uno spazio esiguo alla democrazia diretta, modalità di espressione più vicina al concetto di volontà popolare (art. 1). I risultati di tale situazione sono stati nefasti soprattutto negli ultimi anni quando la classe politica antifascista è stata sostituita con una classe politica ambiziosa ed egoista con uno scarso interesse verso il bene collettivo. Non dovremmo sforzarci maggiormente per integrare la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta?
Riprendo le considerazioni espresse nella domanda numero 2.

7 – I voti dei cittadini che non si recano alle urne per le elezioni non incidono per nulla nel conteggio delle preferenze. A fini elettivi i non votanti sono considerati d’accordo con la maggioranza. Questo non avviene con il referendum con il quorum dove i non votanti vengono assimilati ai contrari. Come interpreta questo diverso modo di ‘contare’ i voti?
Le elezioni sono convocate dal Presidente della Repubblica in carica che chiama il popolo ad esercitare la propria sovranità nell’eleggere i propri rappresentanti. In questo il grado partecipazione al voto non può essere considerato come elemento invalidante le elezioni.
La previsione del quorum di partecipazione per l’approvazione popolare di una proposta referendaria di tipo abrogativo è incardinata nell’assetto costituzionale che prevede la “supremazia” della democrazia rappresentativa, ovvero quella che si esprime nel momento delle elezioni come detto prima. In questo senso la legge del Parlamento può essere abrogata dall’intervento popolare, ma questo non può essere l’intervento di una maggioranza popolare qualsiasi, bensì di una maggioranza qualificata.
Altrimenti si potrebbe assistere al paradosso di vedere abrogata una legge con da una minoranza (es.30%aventi diritto), mentre quella legge è stata emanata da un Parlamento eletto da una maggioranza (es.70%aventi diritto al voto).

8 – In Trentino Alto Adige – Südtirol sono state raccolte più di 13.000 firme (circa il 27% del totale delle firme raccolte) a sostegno dell’iniziativa popolare di modifica costituzionale lanciata dal comitato Quorum Zero e Più Democrazia, iniziativa in attesa di essere discussa dal Parlamento. Qual è la posizione del Pd trentino in riferimento a questa dimostrazione di impegno civico a livello locale?
Credo sia opportuno che a questa domanda risponda in modo autorevole il Segretario del PDT Michele Nicoletti candidato alla Camera.

9 – Il voto popolare potrebbe favorire riforme di importanza cruciali che la democrazia rappresentativa non è in grado di portare a termine. I gruppi di potere e le lobby sono un freno notevole non solo alla partecipazione dei cittadini, ma anche alla possibilità di riformare il sistema. Questo avviene palesemente in Trentino, in Italia e nel resto del mondo. L’esempio più evidente sono le riforme a livello federale negli Stati Uniti d’America dove le riforme proposte da Obama sono state svilite da una serie di ricatti e compromessi al ribasso. Secondo Lei come si può riformare il sistema per attuare le riforme chieste e votate direttamente dei cittadini nell’interesse dei cittadini?
Se la democrazia rappresentativa può essere ostaggio di interessi contrastanti, più o meno trasparenti anche la democrazia diretta può essere oggetto di molte manipolazioni (e.g. scarsa o mala informazione, campagne che fanno leva sull’emotività e non sui fatti). La democrazia rappresentativa premia le responsabilità nel rapporto eletto/elettore che è esercitata a intervalli regolari. Errori ed omissioni possono essere corretti o colmati. La democrazia diretta – espressione del popolo sovrano – è elemento importante per temi di coscienza, grandi temi di società, ma non può sostituirsi al processo di mediazione politica necessario affinchè nelle società complesse si arrivi alla sintesi migliore tra una varietà di interessi convergenti. A volte la classe politica ha anche saputo andare al di la dei sentimenti contingenti della popolazione per scelte di grande civiltà: penso all’abolizione della pena di morte in Francia nel 1981 ad opera della sinistra mentre l’opinione pubblica era ancora maggioritariamente in favore della pena di morte. In Italia grande battaglie civili sono state vinte grazie al ricorso alla volontà popolare. Temi troppo tecnici o la cui soluzione non possa essere proposta in modo binario (sì vs no) secondo me si prestano poco alla democrazia diretta. La quale resta comunque uno strumento irrinunciabile ma che non può sostituirsi alla responsabilità dell’eletto di rappresentare i migliori interessi dei cittadini ed ai cittadini/elettori di esercitare il loro diritto/dovere di controllo sugli eletti ed eventualmente di sanzione con la non rielezione.
Teniamo anche conto che gli strumenti di partecipazione diretta alla democrazia sono delicati e i importanti ed una loro generalizzazione ne sminuirebbe il significato. Le percentuali di partecipazione ai referendum sono andate via via abbassandosi e negli ultimi anni spesso non si è raggiunto quorum (http://it.wikipedia.org/wiki/Consultazioni_referendarie_in_Italia) svilendo cosi l’importanza e la ‘sussidiarietà” dello strumento diretto e mettendone a rischio la legittimità e l’efficacia.

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Riccardo Fraccaro su democrazia diretta e democrazia rappresentativa

Tra i vari politici e i candidati alle prossime elezioni che abbiamo contattato nei giorni scorsi, Riccardo Fraccaro è stato il più celere a rispondere alle nostre domande. Riccardo oltre che essere membro costituente del comitato di Più Democrazia in Trentino è anche candidato alle prossime elezioni nazionali nelle fila del Movimento 5 Stelle. Di seguito domande e riposte dell’intervista:

Riccardo FraccaroAlex: Il 12 gennaio 2012 sei stato uno dei 12 costituenti del comitato civico apartitico Più Democrazia in Trentino. Quali erano le motivazioni che ti hanno spinto ad aderire al comitato? Come giudichi il lavoro che è stato fatto fino a questo punto? Condividi tutti i punti della proposta?
Riccardo:
La mia adesione al comitato è stata spontanea e naturale. Non potevo certo sottrarmi nel dare un contributo ad un progetto che aveva e che conserva tuttora l’aspirazione a promuovere la partecipazione e la democrazia diretta: quelli chi io ritengo essere gli elementi più importanti per migliorare la società in cui viviamo. Voi un giudizio onesto su questa esperienza, su quanto il comitato ha prodotto: la proposta emersa è meravigliosa. E’ sempre incredibile osservare quali risultati si possono ottenere con la compartecipazione delle idee; quali competenze possono emergere in un contesto democratico di lavoro…..chi non ne a mai fatto esperienza non può nemmeno immaginarlo. L’unico elemento che mi trova contrario è la previsione di quote rosa per la composizione dei Pritani, semplicemente perché non necessaria. Dalla mia esperienza nel M5S quando c’è democrazia diretta reale la componente femminile viene eletta naturalmente senza bisogno di quote garantite. Questa prassi è nata in seno alla nostra classe dirigente perché ingessata e falsamente democratica, precludendo un vero apporto spontaneo dalla base nella scelta dei rappresentanti.

Come credi che ne uscirà il disegno di legge di iniziativa popolare dalla discussione in Consiglio provinciale? A prescindere dal risultato finale prodotto dall’elaborazione del Consiglio, credi che il comitato di Più Democrazia in Trentino debba proseguire la sua esperienza?
Se devo basarmi su quanto avvenuto a livello comunale con l’iniziativa Quorum Zero a Trento, il disegno di legge di iniziativa popolare incontrerà consiglieri provinciali capaci di grandi discorsi farciti di ipocrisia sull’importanza della partecipazione dei cittadini e sulla democrazia, salvo poi trovare qualsiasi pretesto per limitarne l’espressione, che in realtà si leggono come un istintiva paura di perdere il potere. Quindi sarebbe una grave perdita se di fronte a questa prospettiva il comitato interrompesse la sua opera di promozione e sensibilizzazione. La proposta di legge è solo il primo importante passo di un lungo cammino.

Per poter sostenere la tua candidatura alla Camera hai dovuto raccogliere le firme a sostengo della lista. Ritieni che la procedura per la raccolta delle firme possa essere semplificata al fine di favorire la partecipazione dei cittadini adeguandola così alle modalità indicate nell’Iniziativa dei Cittadini Europei?
Non voglio lamentarmi per gli sforzi irragionevoli e gli ostacoli burocratici che nell’epoca di internet si richiede a un cittadino per candidarsi alle politiche se non fai parte di un partito al potere, ma mi limiterò a riportare la frase che mi sono sentito dire dagli impiegati degli uffici elettorali in giro per il Trentino: per favore, se mai andrete su, cambiate la legge elettorale, non è possibile dover fare tutte ‘ste carte nel 2013!

Negli ultimi anni ci siamo stati abituati a sopportare una classe politica con uno spessore etico prossimo alla zero. Altro che Quorum Zero! Inoltre, storicamente, in differenti contesti sociali, tutti coloro che inizialmente erano favorevoli ad un ampliamento degli istituti di democrazia diretta, una volta che sono andati al potere hanno cambiato idea al fine di perseguire con più efficacia i propri interessi personali e di partito. Perché i candidati del M5S dovrebbero avere qualcosa di diverso rispetto agli altri rappresentanti politici che si sono conformati all’attuale sistema?
I candidati del M5S sono esseri umani e come tali non indifferenti a vizi, difetti, incongruenza. La cosa che li rende unici nel panorama italiano è la loro provenienza. Non conoscono gruppi di interesse, lobby, amici che gli danno una spinta, non devono garantire favori a nessuno, non hanno dovuto fare militanza presso un partito e scendere a compromessi per arrivare nelle prime file. E questo li rende liberi di poter fare il bene dei cittadini prima che quello dei pochi portatori di interessi.

In linea teorica il M5S sostiene i principi della democrazia diretta. Tuttavia il M5S – prendendo spunto dalla teoria sulla legittimità del potere di Weber – si fonda su un concetto di legittimità del potere di tipo carismatico dove il leader, Grillo in questo caso, ha una missione eroica da compiere al quale tutti si adeguano con fascinazione ed ammirazione. Questa situazione controversa che mescola emotività nel seguire il leader salvifico e razionalità nel proporre soluzioni concrete, se da un lato può stravolgere le regole del potere esistente dall’altro può portare al nulla o a delle derive democratiche. A grandi linee questa è anche la critica mossa dal Pd. Trovi che sia un’analisi troppo estrema?
Prendendo spunto dalla teoria sulla legittimità del potere di Weber, il M5S si fonda su due poteri:
1)   Quello legale-razionale che poggia sul diritto a rappresentare i cittadini da coloro che sono chiamati dalla società civile. E questo potere spetta esclusivamente ai candidati del M5S, cittadini incensurati che credono nella democrazia diretta, nella politica come impegno civile e lo dimostrano con uno stipendio allineato alla media degli stipendi nazionale, con la non cumulabilità delle cariche e il divieto di fare più di due mandati;
2)    Quello carismatico di Grillo che serve solo a rompere gli schemi rigidi e parassitari del sistema informativo e politico nazionale. E’ la testa d’ariete che rompe le mura delle istituzioni per far entrare i cittadini, nonché il garante delle poche regole di condotta degli eletti. Il suo ruolo politico finisce lì, come testimoniato dalla attività del M5S in tutte le istituzioni in cui siamo presenti. Questa sinergia, questo metodo è la vera rivoluzione che il MoVimento porta con se. Certo in un sistema democratico non se ne sentirebbe il bisogno, ma attualmente questo connubio è indispensabile per dare spazio a chi non ne avrebbe avuto, non per demeriti, bensì perché coraggiosamente fuori dal sistema.

I voti dei cittadini che non si recano alle urne per le elezioni non incidono per nulla nel conteggio delle preferenze. A fini elettivi i non votanti non sono considerati. Paradossalmente con il premio di maggioranza i non votanti è come se votassero per la maggioranza pur non avendo votato per nessuno. Questo invece non avviene con il referendum con il quorum al 50% dove i non votanti vengono assimilati ai contrari. Pur essendo questo un palese freno alla partecipazione, l’Italia con i propri enti territoriali non si adegua agli standard democratici degli altri paesi occidentali. Quali sono a tuo avviso le ragioni a questa ostinazione?
Concentrazione del potere, arroganza, arricchimento personale, corruzione, interessi lobbistiche da tutelare, paura della volontà popolare, individualismo, disonestà intellettuale.

Cosa ne pensi dell’idea di Flores d’Arcais di attribuire i seggi dei parlamentari eletti solo in proporzione del numero dei votanti e sorteggiare il resto fra coloro che non si sono recati alle urne? D’altra parte in linea teorica se un cittadino non trova nessun candidato di suo gradimento (o che qualsiasi candidato sia comunque influenzabili da chi lo appoggia) potrebbe preferire che il proprio rappresentante venga estratto a sorte così da avere la garanzia che questo non sia sottomesso all’influenza di nessun partito o gruppo di potere. Troppo utopica come idea? In quali contesti utilizzeresti i meccanismi propri della demosortecrazia?
La democrazia delegata priva di strumenti reali di democrazia diretta ha distorto il significato originario della rappresentanza popolare. La realtà in cui viviamo è così disabituata alla democrazia che appare sconcertante come nell’antica Atene era consentito ai cittadini accedere alle cariche istituzionali mediante sorteggio. Ricordo inoltre il sistema ad estrazione viene utilizzato nei paesi anglosassoni per selezionare la giuria che giudica i processi. Io credo che questa prassi possa trovare un applicazione positiva nella prassi istituzionale del Paese se abbinata alla democrazia diretta a quella rappresentativa in quanto evita clientelismi come anche l’immorale mercato dei voti e delle poltrone. Del resto il disegno di legge di iniziativa popolare presentato dal comitato va positivamente in questa direzione con l’istituzione dei Pritani.

Insieme a Elisa Filippi (che abbiamo intervistato e dalla quale siamo in attesa di risposte) tu sei uno dei candidati più giovani in lista fra le varie fazioni in campo. Per prepararti alla campagna elettorale hai chiesto un part-time. Un bel rischio di questi tempi in cui il lavoro scarseggia. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a questa decisione? C’è qualcuno che ti ha spinto e ti ha appoggiato in questa impresa?
La democrazia richiede per funzionare due cose essenziali: libertà di informazione e partecipazione. Attualmente entrambe scarseggiano, ed in alcuni casi sono completamente assenti. Chiunque voglia contribuire, fare la sua parte per cambiare le cose, deve necessariamente rischiar qualcosa, mettere qualcosa di suo. Io ci sto provando come molti altri……e poi nella vita bisogna fare qualcosa di folle ogni tanto, altrimenti che noia!!!

Se dovessi essere eletto quali saranno le tue prime cinque proposte? Qualora non fossi eletto continuerai ad occuparti di politica?
Le prime 5 proposte se dovessi essere eletto: quelle che i cittadini iscritti al MoVimento mi chiederanno di proporre. Le mie priorità personali sono (ma valgono uno): sostegno alle PMI; reddito di cittadinanza garantito; referendum propositivo ed abrogativo senza quorum; abolizione dei monopoli di fatto; informazione libera. Per rispondere alla seconda domanda: per me fare politica significa anche fare parte di un comitato per la democrazia diretta apartitico, quindi la risposta è sì.