Interrogazione parlamentare sui permessi lavorativi per i promotori di iniziative popolari

I deputati Ascari, Pavanelli e Fede hanno presentato un’importante interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno volta a colmare una significativa lacuna nel nostro ordinamento democratico: l’assenza di tutele lavorative per i primi firmatari di iniziative popolari chiamati a partecipare ai lavori delle commissioni consiliari.

La questione emerge con particolare evidenza nel contesto del Consiglio provinciale di Trento, dove è attualmente in esame il disegno di legge n. 41/XVII di iniziativa popolare sulle modifiche alla legge delle scuole dell’infanzia. La prima firmataria dell’iniziativa, insegnante della scuola dell’infanzia, si trova nell’impossibilità pratica di partecipare pienamente ai lavori della commissione consiliare a causa dell’assenza di permessi lavorativi specifici.

Mentre l’articolo 79 del decreto legislativo n. 267 del 2000 garantisce agli amministratori degli enti locali il diritto di assentarsi dal lavoro per partecipare alle attività istituzionali, nessuna tutela analoga è prevista per i cittadini che promuovono iniziative popolari. Questa disparità di trattamento compromette di fatto l’esercizio effettivo dei diritti di partecipazione democratica garantiti dalla Costituzione e, nel caso specifico, dallo Statuto di Autonomia del Trentino-Alto Adige.

L’interrogazione parlamentare solleva due questioni fondamentali:

  1. La necessità di adottare iniziative normative per introdurre permessi lavorativi specifici per i primi firmatari di atti di iniziativa popolare
  2. L’urgenza di garantire l’effettivo esercizio dei diritti di partecipazione democratica ai cittadini lavoratori dipendenti

Come associazione Più Democrazia in Trentino, riteniamo che questa lacuna normativa costituisca un ostacolo concreto all’esercizio della democrazia partecipativa. I disegni di legge di iniziativa popolare godono costituzionalmente della stessa dignità di quelli di origine consiliare o giuntale. Di conseguenza, i loro promotori devono poter partecipare attivamente ai lavori delle commissioni, esprimere considerazioni, presentare emendamenti e contribuire al dibattito in condizioni di effettiva parità con gli altri attori istituzionali.

Auspichiamo che il Governo intervenga tempestivamente per sanare questa disparità che mina alle fondamenta l’effettivo esercizio dei diritti di partecipazione democratica dei cittadini.

* * *

Segue testo integrale dell’interrogazioni a risposta scritta 4/04119 del 17 gennaio 2025:

   Stefania ASCARI, Emma PAVANELLI e Giorgio FEDE. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:

   gli amministratori degli enti locali, lavoratori dipendenti, hanno diritto di fruire dei permessi dal servizio, retribuiti, per la partecipazione alle riunioni di consigli, giunte e commissioni secondo quanto disciplinato dall’articolo 79 del decreto legislativo n. 267 del 2000;

   i permessi retribuiti e non retribuiti previsti dall’articolo 79 del Tuel costituiscono un diritto del lavoratore-amministratore pubblico, la cui fruizione non è subordinata alla preventiva valutazione discrezionale del datore di lavoro né può essere causa di provvedimenti discriminatori sul lavoratore o che incidano negativamente sulle mansioni assegnate o sulle prospettive di carriera nell’ambito dei contratti di lavoro;

   il nostro ordinamento garantisce al lavoratore dipendente il pieno esercizio dei diritti elettorali costituzionalmente previsti e il mantenimento del posto di lavoro qualora venga ad assumere cariche elettive, inclusa la possibilità di essere collocati in aspettativa non retribuita per la durata del mandato;

   è attualmente in corso presso la quinta commissione permanente del Consiglio provinciale di Trento l’esame del disegno di legge n. 41/XVII di iniziativa popolare «Modificazioni dell’articolo 5 della legge sulle scuole dell’infanzia 1977», il cui iter ad avviso dell’interrogante evidenzia in modo emblematico le criticità esistenti, in quanto la prima firmataria dell’iniziativa, impiegata come maestra della scuola dell’infanzia, a quanto consta all’interrogante incontra di fatto significative difficoltà organizzative e nelle relazioni istituzionali per partecipare ai lavori di commissione, proprio a causa dell’assenza di disposizioni specifiche che tutelino il pieno esercizio dei diritti costituzionali di partecipazione democratica;

   il nostro ordinamento non riconosce esplicitamente permessi specifici per i primi firmatari e i referenti degli atti di iniziativa popolare invitati a partecipare ai lavori delle commissioni consiliari;

   tale lacuna normativa riguarda la partecipazione alle sedute per esaminare petizioni e/o iniziative popolari ai sensi della legge statale sull’iniziativa popolare, del testo unico degli enti locali, dei codici degli enti locali regionali e delle leggi regionali sulla partecipazione popolare o del regolamento europeo dell’iniziativa dei cittadini europei;

   questa mancanza rappresenta a giudizio dell’interrogante un ostacolo concreto all’esercizio della democrazia partecipativa e dei diritti di cittadinanza attiva –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative normative volte a colmare questa lacuna dell’ordinamento, prevedendo specifici permessi lavorativi per i cittadini primi firmatari o referenti di atti di iniziativa popolare quando sono chiamati a partecipare ai lavori delle commissioni consiliari;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per garantire l’effettivo esercizio dei diritti di partecipazione democratica anche ai cittadini lavoratori dipendenti che si fanno promotori di iniziative popolari.
(4-04119)

Un pensiero su “Interrogazione parlamentare sui permessi lavorativi per i promotori di iniziative popolari

Lascia un commento