
La Convenzione di Aarhus, adottata nel 1998 e ratificata dall’Italia nel 2001, rappresenta uno degli strumenti più avanzati per garantire il diritto dei cittadini all’informazione, alla partecipazione e all’accesso alla giustizia in materia ambientale. Ma come sta andando la sua applicazione nel nostro Paese?
Il Ministero della Transizione Ecologica nel maggio del 2024 ha avviato la procedura per l’elaborazione del sesto aggiornamento del Rapporto Nazionale sull’attuazione della Convenzione di Aarhus. Un documento importante, che dovrebbe fare il punto sulle misure adottate in Italia per garantire i diritti sanciti dalla Convenzione. Tuttavia, alcuni aspetti critici meritano di essere evidenziati.
Una consultazione pubblica ridotta al minimo
Il rapporto è stato sottoposto a consultazione pubblica solo per pochi giorni, riducendo le possibilità di un confronto ampio e approfondito con cittadini e associazioni. Questo è un problema ricorrente: la partecipazione viene formalmente garantita, ma nei fatti è spesso limitata da tempi ristretti e da processi poco accessibili.
Un focus nazionale che ignora il livello locale e regionale
Il Quinto rapporto pubblicato nel 2021 e che funge come base di lavoro per il Sesto rapporto si concentra quasi esclusivamente sulle misure adottate a livello nazionale, senza analizzare adeguatamente il contesto regionale e locale. Questo è un limite significativo, perché molte decisioni ambientali vengono prese a livello territoriale e spesso proprio lì emergono le maggiori difficoltà nell’accesso alle informazioni e nei processi partecipativi.
Cosa ci dicono i rapporti precedenti?
Le edizioni passate del rapporto hanno evidenziato:
– Difficoltà di accesso agli atti e alle informazioni ambientali, nonostante l’esistenza di norme che lo garantirebbero;
– Partecipazione pubblica spesso formale e poco incisiva, con scarsa influenza sulle decisioni finali;
– Poca chiarezza sui percorsi di giustizia ambientale, rendendo difficile per cittadini e associazioni difendere i propri diritti.
I punti chiave dell’ultimo aggiornamento
✅ Miglioramento degli strumenti digitali per facilitare l’accesso alle informazioni (portale SNPA e piattaforme online);
✅ Campagne di sensibilizzazione ed educazione ambientale, per accrescere la consapevolezza pubblica;
❌ Persistenti ostacoli burocratici e amministrativi, che limitano un accesso rapido e semplice ai dati ambientali;
❌ Partecipazione pubblica ancora debole, con processi decisionali che rimangono in larga parte nelle mani delle istituzioni senza un reale coinvolgimento dei cittadini.
Il nodo irrisolto: partecipazione e accesso ai dati ambientali
Nonostante alcuni miglioramenti, il quinto aggiornamento del rapporto confermava che la strada per un’effettiva trasparenza e partecipazione è ancora lunga. La domanda rimane dunque aperta anche in attesa della pubblicazione del sesto rapporto: i cittadini e le associazioni hanno davvero gli strumenti per far valere i loro diritti in materia ambientale?
Noi crediamo che la democrazia partecipativa passi anche da qui: dall’accesso ai dati, dalla possibilità di intervenire nei processi decisionali e da una giustizia ambientale realmente accessibile.