
L’Osservatorio Trentino Legalità, associazione promossa anche grazie al sostegno di Più Democrazia in Trentino, segnala la pubblicazione del n. 3/2024 della Rivista di studi e ricerche sulla criminalità organizzata, diretta da Nando dalla Chiesa e edita da CROSS – Osservatorio sulla Criminalità Organizzata – e dall’Università degli Studi di Milano. Tra i contributi presenti nel volume, spicca in particolare lo studio di Francesca Dal Rì, giornalista de Il T Quotidiano, intitolato: “L’oro rosso. L’assalto alle cave di porfido in Trentino”.
Il paper è stato riconosciuto dal direttore Dalla Chiesa come uno dei più rilevanti studi di comunità sul fenomeno dell’infiltrazione mafiosa al Nord, e rappresenta un’occasione importante per riflettere anche in Trentino sui rischi per la democrazia locale e per la trasparenza amministrativa.
Il caso analizzato è quello dell’infiltrazione della ‘ndrangheta a Lona-Lases, dove – come confermato dal processo “Perfido” – si è insediata la prima locale accertata giudiziariamente in Trentino-Alto Adige. Un evento che ha trovato terreno fertile in un contesto economico strategico (l’estrazione del porfido) e in una debolezza sistemica delle istituzioni locali.
La ricerca dimostra con chiarezza come la criminalità organizzata sia riuscita a penetrare in modo silenzioso nel tessuto economico locale, evitando di attirare l’attenzione e sfruttando le debolezze del contesto. Ha saputo costruire e consolidare legami con esponenti politici e amministrativi, creando una rete di relazioni che ha favorito la propria espansione. In questo processo, ha potuto contare sul supporto – oppure sull’indifferenza – di una parte del mondo economico e professionale, che non ha ostacolato il radicamento delle attività criminali. Il risultato è stato un clima generale di omertà sociale e di negazionismo istituzionale, che ha paralizzato ogni tentativo di reazione da parte della società civile e delle istituzioni democratiche.
Lo studio di Dal Rì, basato su un rigoroso metodo qualitativo (interviste, documenti giudiziari, fonti mediali, osservazione sul campo), ricostruisce con precisione i fattori che hanno favorito l’insediamento mafioso, tra cui:
- la sottovalutazione del fenomeno da parte delle autorità locali;
- la mancanza di regolamentazione efficace del settore estrattivo;
- l’intreccio tra politica, economia e interessi personali;
- la scarsa vigilanza da parte delle istituzioni provinciali e statali.
Tutto ciò ha permesso alla ‘ndrangheta non solo di fare affari, ma anche di influenzare le scelte pubbliche e colonizzare la democrazia locale.
Per la nostra associazione, questo studio non è soltanto un contributo scientifico di alto valore: è soprattutto un campanello d’allarme che impone un confronto serio con le istituzioni locali. Non possiamo ignorare le criticità che emergono con chiarezza dal caso di Lona-Lases. Ci interroghiamo su come sia stato possibile arrivare a una tale penetrazione della criminalità organizzata senza che si sia attivata una risposta tempestiva ed efficace. È lecito chiedersi quali siano stati i fattori che hanno favorito questa situazione, quali responsabilità politiche e istituzionali debbano essere analizzate e assunte, e perché siano mancati strumenti adeguati di prevenzione e controllo.
Vogliamo capire quali azioni concrete siano state messe in campo – e quali invece siano state trascurate – dopo le prime denunce civiche e giornalistiche. Riteniamo fondamentale aprire una riflessione seria su come rafforzare gli anticorpi democratici del nostro territorio, e su quale ruolo possano avere la trasparenza, la partecipazione civica e un’amministrazione pubblica realmente impermeabile alle pressioni e agli interessi opachi.
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Il paper pubblicato sulla Rivista di studi e ricerche sulla criminalità organizzata nasce dall’elaborazione della tesi di laurea magistrale di Francesca Dal Rì, intitolata “La ’ndrangheta in Trentino: il caso di Lona-Lases” (Anno accademico 2023/2024), discussa presso l’Università degli Studi di Milano con relatore il prof. Nando dalla Chiesa e correlatrice la prof.ssa Ombretta Ingrascì. La tesi, che rappresenta un contributo fondamentale per comprendere le dinamiche dell’infiltrazione mafiosa nel nostro territorio, è disponibile e può essere scaricata qui.