Il dibattito in corso sulla forma di governo della Provincia autonoma di Trento offre un’occasione preziosa per riflettere sul futuro della nostra comunità. Si parla di un ritorno al sistema proporzionale per l’elezione del Consiglio provinciale, che a sua volta elegge il Presidente e deve concedere la fiducia alla Giunta.
La critica che viene avanzata è che questo modello istituzionale generi un’instabilità di governo, una critica che alcuni anni fa ha portato alla creazione della (pessima) situazione attuale, nella quale peraltro ci siamo limitati a scimmiottare le regioni ordinarie.
Sarebbe il caso di aprire l’orizzonte e guardare a un modello che ha dimostrato la sua efficacia in contesti simili al nostro: il sistema direttoriale, adottato nei Cantoni dei Grigioni e del Ticino, e più in generale in tutta la Svizzera a ogni livello istituzionale. Questo sistema rappresenta un esempio virtuoso di architettura istituzionale che unisce stabilità e rappresentatività.
Il modello direttoriale si distingue per la sua capacità di separare in modo netto il potere esecutivo da quello legislativo. A differenza dei sistemi parlamentari (come quello italiano o quello proposto per il Trentino), dove il governo dipende dalla fiducia del parlamento, in un sistema direttoriale l’esecutivo è eletto autonomamente e non può essere sfiduciato dall’organo legislativo.
Un esempio lampante è il Consiglio federale svizzero, composto da sette membri eletti dal parlamento per un periodo fisso di quattro anni, indipendentemente dalla maggioranza parlamentare. Questo garantisce stabilità e continuità. Nel contesto cantonale, come nei Grigioni e nel Ticino, si applica lo stesso principio, con l’elezione diretta dei membri del governo da parte dei cittadini.
Come funzionerebbe in Trentino?
Il Consiglio provinciale verrebbe eletto con un sistema puramente proporzionale, che assicurerebbe una fedele rappresentazione delle diverse sensibilità politiche e sociali presenti sul territorio, riflettendo pienamente la volontà degli elettori.
Contemporaneamente, i membri della Giunta provinciale e il suo Presidente verrebbero eletti direttamente dai cittadini. Questa elezione diretta e separata rafforzerebbe la legittimazione popolare del governo, garantendo al contempo una netta separazione dei poteri tra l’organo legislativo (il Consiglio) e quello esecutivo (la Giunta).
Questa duplice elezione offrirebbe al Trentino la stabilità di governo tanto invocata da tutte le parti, permettendo all’esecutivo di attuare programmi a lungo termine, mentre le scelte legislative dei consiglieri sarebbero totalmente libere e più rispondenti alla società.
Il sistema direttoriale, inoltre, assicura rappresentanza multipla anche nella Giunta, garantendo che l’organo di governo sia meno parziale e più orientato a essere veramente il governo di tutti i cittadini.
A nostro avviso, questa soluzione rappresenta il perfetto punto di incontro tra le esigenze di rappresentatività, stabilità e vera democrazia. Confidiamo che questa proposta possa contribuire a un dibattito costruttivo sul futuro della nostra Provincia autonoma.
Questa architettura istituzionale promuove infatti la collaborazione e il compromesso tra le forze politiche, poiché tutti i partiti con una rappresentanza significativa sono incentivati a partecipare alla gestione del potere. Non esistono concetti di “maggioranza” o “opposizione” nel senso tradizionale.
Il modello direttoriale permetterebbe altresì alla Giunta di concentrarsi sulla gestione amministrativa e sull’implementazione delle politiche pubbliche, senza le distrazioni dovute a dinamiche politiche di breve termine o a continue trattative per mantenere la maggioranza.
Stefano Longano e Alex Marini


C’è soltanto da chiedersi perché un tale sistema da noi viene ritenuto impraticabile e estraneo alla concezione della politica come competizione tra partiti alla ricerca delle migliori soluzioni.
Penso perché dietro semplicemente si nasconde in questo sistema di pura concorrenza l’imposizione del più forte e diciamolo pure del più furbo e meno rispettoso di forme di rispetto e di accettazioni della diversità con una mancanza totale di capacità di dialogo richiesto dal sistema proposto. E giacché attraverso una decennale selezione dei più irrispettosi la maggioranza della rappresentanza consiste in tali figure è ovvio che continuano a sostenere il loro modello della concorrenza nel quale sono stati loro i vincitori.
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