Autonomia e democrazia: la Corte costituzionale e il limite dei mandati

La pubblicazione delle motivazioni della sentenza n. 211/2025 della Corte costituzionale sulla rimozione del limite dei due mandati per l’elezione del Presidente della Provincia autonoma di Trento consente una valutazione più approfondita e meno emotiva di una decisione che ha animato il dibattito pubblico negli ultimi mesi.

Più Democrazia in Trentino, ammessa nel giudizio in qualità di amicus curiae, ritiene importante condividere alcune riflessioni di carattere politico-istituzionale, con l’obiettivo di chiarire il senso della pronuncia e di evidenziare come le argomentazioni sviluppate nella propria memoria siano risultate pienamente coerenti con il ragionamento seguito dalla Corte.

Il nodo centrale: il limite ai mandati come garanzia democratica

La Corte chiarisce un punto fondamentale: il limite ai mandati non è una misura punitiva né un espediente politico contingente, ma un “temperamento di sistema” dell’elezione diretta degli organi monocratici.

Quando un vertice dell’esecutivo è eletto direttamente dal corpo elettorale, si genera inevitabilmente un surplus di legittimazione che, se non bilanciato, può produrre squilibri nei rapporti tra poteri e nella competizione elettorale.

È esattamente su questo aspetto che Più Democrazia in Trentino aveva insistito: il problema non è il nome del Presidente, ma la struttura della forma di governo, e in particolare il rischio di concentrazione personalistica del potere e di derive plebiscitarie.

Elezione diretta e rischio iperpresidenziale

La Corte utilizza esplicitamente la categoria di forma di governo “iperpresidenziale”, già ampiamente discussa in dottrina e richiamata anche nella memoria dell’associazione analizzando le distorsioni dei sistemi neoparlamentari.

Il Presidente eletto a suffragio universale diretto concentra in sé funzioni di indirizzo politico, nomina e revoca della Giunta, oltre a un rapporto asimmetrico con il Consiglio, aggravato dal principio del simul stabunt simul cadent.

La sentenza chiarisce che correttivi marginali – come attenuazioni parziali del simul stabunt o la sfiducia individuale agli assessori – non sono sufficienti a riequilibrare un impianto che resta fortemente centrato sulla figura del Presidente.

Autonomia speciale e standard democratici internazionali

Un altro passaggio decisivo riguarda il rapporto tra autonomia speciale e principi democratici.

La Corte respinge l’idea che l’autonomia possa giustificare deroghe ai diritti politici fondamentali, richiamando espressamente le raccomandazioni della Commissione di Venezia nel suo report «Democracy, limitation of mandates and incompatibility of political functions», già valorizzate nella memoria amicus curiae di Più Democrazia in Trentino.

Il messaggio è chiaro: l’autonomia non è una zona franca rispetto agli standard democratici internazionali. Al contrario, essa deve essere esercitata nel rispetto di quei principi che rendono la democrazia effettiva, inclusi i limiti di mandato come strumento di equilibrio e garanzia della parità nella competizione elettorale.

Collegialità e pluralismo: il richiamo a Bolzano e Valle d’Aosta

Particolarmente significativa è la sottolineatura della Corte relativa alla Provincia di Bolzano e alla Valle d’Aosta, dove – in presenza di minoranze linguistiche fortemente radicate – si è scelto di privilegiare forme di governo più collegiali, evitando l’elezione diretta del vertice monocratico.

Questo passaggio conferma una tesi centrale sostenuta da Più Democrazia in Trentino: il pluralismo, soprattutto in contesti complessi, trova una tutela più efficace negli organi collegiali che non nella personalizzazione del potere.

Non un attacco all’autonomia, ma una sua qualificazione democratica

La Corte chiarisce infine che il divieto del terzo mandato non è imposto direttamente dalla Costituzione, ma che, una volta fissato dal legislatore statale, esso assume la natura di principio generale dell’ordinamento e di presidio dell’eguaglianza nell’accesso alle cariche elettive.

In questo senso, la sentenza non riduce l’autonomia, ma ne richiama la responsabilità democratica: senza adeguati contrappesi, l’autonomia rischia di trasformarsi in concentrazione di potere anziché in autogoverno.

Uno spazio che resta aperto

La decisione della Corte non chiude il dibattito sulla forma di governo trentina, ma lo riporta sul terreno corretto: quello del bilanciamento tra efficacia dell’azione esecutiva, ruolo del Consiglio e qualità democratica delle istituzioni.

È su questo terreno che Più Democrazia in Trentino continuerà a lavorare, promuovendo una riflessione pubblica e partecipata anche su modelli alternativi, come quello del governo direttoriale, capaci di rafforzare la fiducia nelle istituzioni e la centralità della rappresentanza.

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Sentenza integrale sul sito della Corte Costituzionale 211/2025 pubblicata il 30 dicembre 2025

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