La Commissione di Venezia, ufficialmente nota come Commissione Europea per la Democrazia attraverso il Diritto, è un organismo del Consiglio d’Europa composto da esperti indipendenti in diritto costituzionale e elettorale. La sua missione è promuovere i principi democratici e lo stato di diritto nei paesi membri, attraverso pareri, studi e raccomandazioni su temi come i sistemi elettorali, le riforme costituzionali e i diritti umani. Dieci anni aveva, ad esempio, elaborato un articolato parere sul disegno di legge di iniziativa popolare sulla democrazia diretta, poi affossato dal Consiglio provinciale di Trento.
Nel suo rapporto del 2015, la Commissione di Venezia ha analizzato i sistemi elettorali proporzionali, concentrandosi sulle modalità di allocazione dei seggi all’interno delle liste elettorali. Il rapporto distingue tra liste chiuse (dove i partiti decidono l’ordine dei candidati) e liste aperte (dove gli elettori possono esprimere preferenze).
Dal rapporto emergono tre tipi di sistemi
1. Liste chiuse. Utilizzate in 25 paesi, le liste chiuse danno ai partiti un forte controllo sui candidati eletti. Questo sistema favorisce la coesione interna dei partiti, ma limita la scelta degli elettori e riduce l’accountability dei singoli candidati.
2. Liste aperte. In 31 paesi, gli elettori possono esprimere preferenze per i candidati, con diverse modalità: preferenza singola, preferenze multiple, voto cumulativo e panachage (mescolare candidati di liste diverse). In Irlanda e Malta si utilizza l’innovativo sistema del voto singolo trasferibile (STV), dove gli elettori ordinano i candidati in base alle preferenze.
In generale, le liste aperte aumentano la responsabilità dei candidati verso gli elettori, ma possono portare a una competizione interna ai partiti, con campagne personalizzate.
Va tuttavia notato che in alcuni casi, l’efficacia delle preferenze è limitata da soglie o meccanismi che favoriscono i candidati in cima alla lista, rendendo il sistema de facto chiuso.
3. Voto disgiunto: il sistema con il più alto potenziale democratico.
Un sistema marginale ma estremamente interessante è il voto disgiunto, utilizzato in Svizzera, Monaco e Liechtenstein. Questo sistema permette agli elettori non solo di esprimere preferenze per i candidati di una lista, ma anche di mescolare candidati di liste diverse (panachage) e persino di cancellare nomi dalle liste pre-stampate.
Il voto disgiunto offre agli elettori la massima libertà di scelta, permettendo loro di votare per candidati di partiti diversi o di escludere quelli che non ritengono idonei. Questo sistema, sebbene poco diffuso a livello statale, ha un alto potenziale democratico, poiché riduce il controllo dei partiti sulle candidature e aumenta l’influenza diretta degli elettori.
In Svizzera, ad esempio, gli elettori possono persino creare liste completamente personalizzate, scegliendo candidati da diverse formazioni politiche. Questo sistema favorisce una rappresentanza più fedele alle preferenze degli elettori e riduce il rischio di “voto utile” o di scelte obbligate.
Sulla base delle tre casistiche esaminate, secondo la Commissione di Venezia non esiste un sistema elettorale “migliore” in assoluto. Ogni sistema deve rispettare i principi di uguaglianza e proporzionalità e riflettere il contesto storico e culturale del paese. Tale tesi è stata peraltro ribadita anche nel parere amicus curiae per Coorte europea dei Diritti dell’Uomo nel caso Staderini Vs Italia sulla stabilità della legislazione elettorale e alcune caratteristiche di un sistema elettorale misto.
Attenzione: lo studio riguarda solo sistemi nazionali
È importante sottolineare che lo studio della Commissione di Venezia si concentra esclusivamente sui sistemi elettorali nazionali, come quelli per l’elezione dei parlamenti, e non prende in considerazione i sistemi utilizzati a livello regionale o locale. Questo è particolarmente rilevante per il voto cumulativo e panachage, un sistema che permette agli elettori di esprimere preferenze per candidati di liste diverse, mescolando le scelte tra partiti.
Il dibattito sulle liste aperte e sul voto cumulativo e panachage rimane particolarmente attuale nella nostra Regione, in contrapposizione all’inerzia della classe politica nel trattare in forma costruttiva le proposte di riforma elettorale per aumentare la rappresentatività e la partecipazione dei cittadini. Mentre il rapporto della Commissione di Venezia si concentra sui sistemi nazionali, il voto cumulativo e panachage è ritenuto da molti il sistema più democratico e inclusivo, soprattutto a livello locale.
Come avviene diffusamente a livello comunale, provinciale o regionale in alcuni territori europei, infatti, questo sistema permette agli elettori di scegliere i candidati in modo più flessibile, superando i limiti delle liste bloccate e favorendo una maggiore rappresentanza delle diverse sensibilità politiche e territoriali. Sarebbe auspicabile che questo sistema venisse adottato anche in Trentino per le elezioni provinciali e in Trentino-Alto Adige/Südtirol per le elezioni comunali, garantendo una maggiore partecipazione e una migliore rappresentanza dei cittadini.
