* lettera pubblicata su Il T quotidiano il 3 settembre 2025
L’intervento di Flaviano Zandonai pubblicato su Il T offre un’occasione preziosa per riflettere sulla natura e sulla distribuzione del potere in Trentino. L’autore parte da un concetto classico della sociologia: il potere come capacità di influenzamento. Non solo dominio o coercizione, ma soprattutto orientamento e persuasione.
Zandonai osserva come il potere sia una risorsa scarsa, concentrata e regolata non tanto da singoli leader carismatici quanto da collettività organizzate che ne assicurano la riproduzione. Uno dei principali meccanismi di mantenimento è la cooptazione: l’ingresso di nuovi membri in cerchie ristrette non avviene per competizione aperta, ma per selezione interna, garantendo continuità e tutela degli interessi consolidati. Un processo che si ritrova nelle liste elettorali come nei consigli di amministrazione e nelle assunzioni di personale.
Questa impostazione sollecita una riflessione che va ben oltre la mappa della rappresentanza territoriale recentemente proposta da Il T. Ridurre la questione a un derby tra valli rischia di banalizzare la posta in gioco e di oscurare le dinamiche reali di gestione del potere, che intrecciano salotti finanziari, gestori di capitali, imprese, colletti bianchi d’alto rango, società pubbliche e reti associative.
I meccanismi di cooptazione e appartenenza alle cerchie di interesse sono difficili da studiare: le analisi delle reti sociali richiedono indagini approfondite, accesso agevolato alle banche dati, risorse adeguate e soprattutto indipendenza dal circuito di potere stesso. È improbabile che ciò avvenga, poiché chi detiene il potere tende a ostacolare ogni analisi che possa minarne le basi di legittimazione. Proprio per questo l’osservazione di Zandonai è tanto rilevante quanto scomoda.
Questi automatismi rafforzano la concentrazione del potere, con esiti nocivi e di sclerotizzazione nell’esercizio dello stesso già stigmatizzati anche dalla Corte Costituzionale quando è stata chiamata ad esprimersi sui tentativi di eliminare i limiti ai mandati. Una lettura autenticamente democratica dovrebbe invece partire da alcuni principi: trasparenza sui finanziamenti elettorali, ricambio fisiologico delle cariche, prevenzione delle rendite di posizione e disciplina della rappresentanza di interessi.
In Trentino, gli esempi degeneri non mancano. Due appaiono particolarmente legati sia all’appartenenza territoriale sollevata da Il T, sia ai meccanismi di cooptazione richiamati da Zandonai.
Pensiamo anzitutto ai vincoli finanziari che legano i Comuni alla Provincia: il sistema di finanza integrata accentra le decisioni nella Giunta provinciale e, di fatto, nel Presidente. I Comuni dipendono dall’erogazione di fondi vincolati e da procedure poco trasparenti, in contrasto con i principi internazionali sanciti in materia di autonomia locale. Questo meccanismo consolida relazioni di dipendenza e limita l’autonomia democratica delle comunità.
Non meno rilevante è ciò che accade nel mondo del volontariato e del terzo settore. Anche qui la discrezionalità politica pesa in modo determinante: le risorse, distribuite con delibere giuntali, finiscono per seguire logiche elettorali più che criteri di effettiva utilità pubblica. Di conseguenza, molte organizzazioni rischiano di trasformarsi in soggetti “fidelizzati”, con meno autonomia nel perseguire le proprie finalità originarie.
Se si adottasse questa chiave di lettura, la conclusione potrebbe rovesciare quella suggerita dalla mera geografia della rappresentanza: i territori, più che attori liberi, rischiano di trasformarsi in strumenti per il mantenimento del potere. E il terzo settore, anziché laboratorio di innovazione e partecipazione, viene spesso inglobato in dinamiche di consenso che, peraltro, emergono in modo plastico rispetto ai due poli dominanti.
Resta infine un interrogativo ancora più ampio: chi, dall’alto, influenza il potere esercitato nelle istituzioni? E per conto di chi vengono scritte le leggi e predisposti i bilanci? Quanto i sistemi elettorali maggioritari facilitano le sclerotizzazioni del potere? Sono domande che meritano capitoli a parte, ma che andrebbero affrontate se si vuole davvero comprendere e democratizzare il funzionamento del potere in Trentino.
Alex Marini – Presidente di Più Democrazia in Trentino
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