Ricostruire credibilità civica: l’esempio alpino e le scelte trentine

* intervento pubblicato su Il T, 26 agosto 2025

Sapevate che in Svizzera, in molti comuni, non esiste un consiglio comunale? Sono infatti i cittadini stessi, titolari del diritto di voto, a decidere sulle questioni che li riguardano direttamente. Questa è l’essenza delle assemblee comunali: una forma di democrazia diretta che affascina e fa riflettere come è stato illustrato in un recente articolo pubblicato su SwissInfo.

Le Landsgemeinden sono riunioni in cui gli aventi diritto di voto si incontrano (spesso due volte l’anno, in una sala comunale o in una palestra) per discutere e deliberare su temi locali come il bilancio, i progetti di opere pubbliche o le naturalizzazioni. Le decisioni vengono prese alzando la mano oppure, se richiesto, con voto segreto, garantendo così partecipazione diretta, confronto, dialogo e decisioni vincolanti.

Sono considerate la forma più antica e immediata di organizzazione democratica, in cui le persone si incontrano su un piano di parità. Ciò consente ai cittadini di confrontarsi direttamente con i politici e di dialogare anche tra schieramenti opposti. È una cultura in cui è possibile esprimere opinioni diverse senza conseguenze negative, ma in cui i cittadini hanno al contempo competenze e responsabilità chiare, e le loro decisioni hanno valore vincolante.

A livello internazionale le assemblee comunali sono viste come una peculiarità del sistema svizzero, ma in realtà non si tratta di un’esperienza isolata. Basti pensare ai town meeting del New England o, più vicino a noi, alle assemblee dei censiti previste dalle antiche carte di regola per la gestione degli usi civici, che il fascismo e gli organi dello Stato centralizzato postfascista hanno cercato di sopprimere o almeno di limitarne la portata.

Nonostante la loro forte tradizione e il diffuso apprezzamento, soprattutto nella Svizzera tedesca, la partecipazione alle assemblee è spesso bassa, talvolta inferiore al 10%, in particolare nei comuni più grandi. Tuttavia, è interessante notare che, nonostante la scarsa partecipazione, le assemblee comunali giungono solitamente a decisioni ampiamente accettate. Hanno dunque una legittimità riconosciuta. Si ritiene che i presenti si assumano la responsabilità anche per gli assenti, agendo nell’interesse del “bene comune”.

Un ulteriore rischio, evidenziato da alcuni critici, è che una minoranza possa decidere per tutti o che gruppi di interesse si mobilitino per influenzare le decisioni a proprio favore (ad esempio, per la realizzazione di un nuovo campo da calcio). Tuttavia, va osservato che fenomeni di questo tipo si verificano anche – e forse in misura ancor più accentuata – nelle decisioni prese da pochi eletti, chiusi nelle stanze degli edifici comunali.

Per mitigare i rischi di mobilitazioni unilaterali e dare una prospettiva futura alle Landsgemeinden, alcuni suggeriscono di sottoporre le decisioni dell’assemblea comunale a un voto definitivo alle urne, soprattutto quando si tratta di spese consistenti.

Al netto dei rischi e delle critiche – che risultano comunque contenuti se confrontati con l’accentramento dei poteri in ristretti organi esecutivi – le assemblee comunali svizzere ci mostrano come la democrazia possa essere vissuta in modo tangibile e diretto, rafforzando il legame tra governanti e governati. Un modello da conoscere e da cui trarre ispirazione per rafforzare la democrazia locale anche altrove.

Il neoeletto presidente del Consiglio delle autonomie locali della Provincia di Trento, Michele Cereghini, rispondendo a una domanda del giornalista de Il T, Simone Casciano, sulle sfide future dei comuni trentini, ha affermato che l’obiettivo è ricostruire credibilità civica e riportare i cittadini alle urne e alla partecipazione. Chissà che le buone pratiche democratiche dell’area alpina non possano essere mutuate anche dai comuni trentini. Per ora, però, la realtà va nella direzione opposta: sulle grandi opere comunali perfino i consigli comunali vengono estromessi, e le decisioni strategiche per il territorio restano concentrate nelle mani della giunta nominata dal sindaco.

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3 pensieri su “Ricostruire credibilità civica: l’esempio alpino e le scelte trentine

  1. Buongiorno, purtroppo il M5S, l’unico che parlava di democrazia diretta in termini di proposta e fattibilità, ha abbandonato da tempo il progetto uniformandosi così al triste panorama politico del nostro paese fatto di “uomini soli al comando”. Peccato.

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    • Buongiorno Roberto, riteniamo sia nostro compito sollecitare le istituzioni e tutte le forze politiche ad adoperarsi affinché il diritto dei cittadini a partecipare alla gestione degli affari collettivi diventi effettivo. Non si può pensare che sia responsabilità di una sola parte politica: dovrebbe essere un dovere condiviso da tutti. Anche quando emergono iniziative, senza un’assunzione di responsabilità più ampia da parte delle altre forze politiche, il rischio concreto è di non ottenere risultati. Parlo anche per esperienza diretta, avendo vissuto questa dinamica sia nel Consiglio provinciale di Trento sia nel Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol.
      Qui trovi della documentazione utile per prendere atto della situazione.

      Proposte di legge e voti regionali

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      • Grazie Alex, il mio commento è dettato dalla delusione e anche un po’ dalla rassegnazione. Diversi anni fa, per merito di un amico, sono venuto a conoscenza del sistema svizzero e pensavo e speravo che si potesse applicare anche qui da noi nonostante nessuno qui in Italia parlasse mai della confinante Svizzera se non per il cioccolato o i cucù. Puoi ben immaginare le mie aspettative quando ne ho sentito parlare dal M5S e poi…ecco sono un po’ deluso o forse vorrei solo bruciare le tappe. Grazie per il tuo impegno.

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