Il ruolo cruciale delle maestre
Dietro ogni sorriso, ogni primo disegno, ogni scoperta di un bambino tra i 3 e i 6 anni, c’è una figura professionale fondamentale: la maestra della scuola dell’infanzia. Il suo ruolo non è semplicemente un lavoro, ma una missione che abbraccia l’educazione, la cura, la crescita umana e sociale.
Le maestre sono molto più di semplici insegnanti. Sono guide affettive che accompagnano i più piccoli nei primi passi del loro viaggio educativo, progettando ambienti stimolanti dove l’apprendimento avviene attraverso il gioco, l’inclusione e la socializzazione. Ogni giorno costruiscono le fondamenta della personalità dei bambini, osservando, supportando, valorizzando le loro potenzialità.
Politica e riconoscimento: un rapporto complesso
Nonostante la delicatezza del loro ruolo, le maestre si trovano spesso ad affrontare una realtà politica che sembra non comprendere appieno la complessità del loro lavoro. L’ultima tendenza vede una sorta di pressione che equipara il loro impegno educativo a qualsiasi altra prestazione lavorativa, ignorando la specificità e l’intensità emotiva richiesta.
Le famiglie pretendono servizi di qualità, ma la politica sembra voler massimizzare le ore di apertura scolastica senza considerare il benessere di chi quotidianamente si prende cura dei bambini. L’estensione del calendario scolastico a luglio ne è un esempio lampante.
La petizione del 2023: il primo grido di allarme
Nel marzo 2023, le maestre hanno alzato la voce presentando una petizione cruciale che ha messo in luce sette criticità strutturali della scuola dell’infanzia in Trentino. Il documento ha affrontato temi nevralgici: dal calendario scolastico, che prevedeva un’apertura di 11 mesi, al rapporto numerico tra bambini e docenti, fino alla carenza di personale qualificato e alle problematiche legate ai bambini con bisogni educativi speciali.
L’iniziativa ha scatenato un dibattito serrato. Le minoranze hanno mostrato ampio sostegno, mentre la Giunta è stata aspramente criticata per scelte ritenute più elettorali che pedagogiche. Durante le audizioni, esperti di diversi settori hanno sottolineato le criticità del sistema.
Il Garante dei diritti dei minori ha sottolineato l’importanza del diritto al gioco e al riposo per i bambini, ribadendo i limiti dell’apertura scolastica a luglio. L’Ordine degli psicologi della provincia di Trento ha offerto la propria disponibilità per approfondire i temi posti. La Consulta provinciale dei genitori ha criticato la frequenza a luglio, citando precedenti posizioni contrarie dell’assessore Bisesti. L’Edizione centro di studi Erickson ha evidenziato l’esigenza di allineare il calendario scolastico ai vari gradi di istruzione, ma ha notato che l’apertura estiva penalizza i servizi conciliativi sul territorio. La Federazione provinciale scuole materne ha evidenziato l’importanza di un cambio di contesto per i bambini, esprimendo contrarietà all’apertura a luglio. L’Associazione Co.E.S.I., pur riconoscendo la bassa frequenza estiva, ha osservato che in alcune aree mancano alternative per le famiglie (Relazione conclusiva della petizione).
L’iniziativa popolare: quando i cittadini si Mobilitano

Quando la petizione non ha sortito gli effetti sperati, le maestre hanno deciso di passare all’azione con un disegno di legge di iniziativa popolare. Il comitato promotore rappresentato da Michela Lupi, Giorgia Sannicolò e Raffaella Fiorio ha raccolto 5.865 firme, un chiaro messaggio di dissenso contro l’apertura delle scuole d’infanzia a luglio.
Il loro appello è semplice ma potente: i bambini hanno bisogno di riposo, di contesti diversi, di famiglia. Le educatrici necessitano di tempi di recupero per mantenere alta la qualità del loro servizio. “Legislatura dopo legislatura – hanno denunciato – abbiamo assistito a un progressivo smantellamento di quel fiore all’occhiello del Trentino che era la scuola dell’infanzia“. Hanno stigmatizzato come l’emergenza Covid, inizialmente giustificazione per l’apertura estiva, sia diventata poi una prassi che umilia il ruolo educativo (disegno di legge 41/XVII – Relazione illustrativa).
L’audizione pubblica: uno strumento per dare voce ai promotori dell’iniziativa popolare
Prima della conclusione dell’esame in commissione che è iniziato con l’illustrazione della proposta il 12 novembre scorso (documento di indirizzo del comitato promotore), l’iter di trattazione dell’iniziativa popolare proseguirà con un’innovazione importante: l’audizione pubblica. Ispirata all’Iniziativa dei Cittadini Europei, questa procedura potrà dare voce alle istanze delle maestre, permettendo loro di presentare le proprie proposte direttamente ai decisori politici e all’opinione pubblica.
Si tratta di un piccolo ma significativo strumento di partecipazione per arricchire la qualità del processo deliberativo e per riconoscere il merito e lo sforzo dei cittadini attivi che ricorrono allo strumento dell’iniziativa popolare. E’ un’innovazione che è stata introdotta nel 2019 a conclusione del percorso dell’iniziativa popolare che fu lanciata da Più Democrazia in Trentino nel 2012. Uno dei pochi risultati ottenuti invero (testo integrale dell’articolo segue a piè di pagina).
La battaglia delle maestre non è solo una questione sindacale, ma un monito per tutta la società: l’educazione dei più piccoli non può essere ridotta a un mero servizio, ma va considerata un investimento prezioso sul nostro futuro. L’audizione pubblica consentirà di esplicitare in forma più ampia ed efficace la proposta contenuta nel disegno di legge e preparare il cammino verso il riconoscimento di un lavoro troppo spesso invisibile ma essenziale per la crescita delle future generazioni che ci si auspica troverà degna attenzione da parte del Consiglio provinciale di Trento.
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Art. 19 bis della legge provinciale sui referendum introdotto dal disegno di legge 2/XVI
Art. 19 bis – Audizione pubblica
1. I promotori del progetto di legge d’iniziativa popolare possono presentare l’iniziativa in un’audizione pubblica organizzata dal Consiglio provinciale. All’audizione pubblica sono invitati i componenti del Consiglio e della Giunta provinciale, se lo chiedono i promotori. La convocazione e il resoconto dell’audizione sono pubblicati nel sito istituzionale del Consiglio provinciale e sono pubblicizzati per mezzo degli organi d’informazione locali; ne è data notizia, inoltre, con le modalità adottate per la pubblicizzazione degli atti consiliari.

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