
Oltre il dibattito sul governo della provincia: perché i nostri comuni meritano più autonomia
Spesso, quando si parla di autonomia in Trentino, il dibattito si concentra principalmente sul rapporto tra le Province e lo Stato. Ma c’è un’altra questione fondamentale che rischia di passare in secondo piano: quella dell’autonomia dei nostri comuni.
Come Più Democrazia in Trentino, crediamo che la democrazia debba radicarsi dal basso. La risposta non è imitare schemi imposti dall’alto, ma guardare a modelli che hanno funzionato, adattandoli alla nostra realtà. È un percorso che richiede una presa di coscienza collettiva, un rinnovato dibattito che riporti al centro i nostri enti locali.
Lezioni dalla Svizzera: istituzioni che plasmano la politica
Ci sono studi che dimostrano come in Svizzera siano state le istituzioni a modellare la cultura politica, non il contrario. La democrazia elvetica, con i suoi referendum e le sue iniziative popolari, non è nata per caso. È il frutto di una storia complessa, che ha portato i cantoni a recuperare e adattare tradizioni antiche, come le Landsgemeinde.
Anche qui da noi, nel Trentino di un tempo, esistevano forme di autogoverno locale, come le carte di regola. Tradizioni che oggi abbiamo in gran parte dimenticato, preferendo uniformarci a modelli che, troppo spesso, si sono rivelati inadeguati.
Un abito su misura: l’autonomia statutaria per i comuni
Non esiste un modello unico che vada bene per tutti. Per questo, la legge regionale sull’ordinamento dei comuni dovrebbe essere riformata, per concedere agli statuti comunali una vera autonomia. Ogni comunità dovrebbe poter decidere autonomamente il proprio assetto istituzionale:
- come eleggere il sindaco;
- quanti consiglieri avere e come eleggerli;
- persino se avere un consiglio comunale.
In un sistema del genere, ogni comunità potrebbe disegnare un “abito su misura”, adattato alle proprie esigenze. Se Massimeno potrebbe optare per un sistema direttoriale con una giunta di assessori tutti eletti direttamente, Rovereto manterrebbe il suo consiglio e il sindaco a elezione diretta.
Questa riforma darebbe finalmente ai cittadini la possibilità di esercitare il proprio diritto di iniziativa e referendum sullo statuto, plasmando le istituzioni in base alle specificità della propria comunità.
Il nesso tra autonomia istituzionale e autonomia finanziaria
L’autonomia istituzionale non è un fine a sé stante, ma un primo passo verso una più ampia autonomia finanziaria. Spesso il dibattito pubblico su questi temi è carente, perché chi li solleva teme di essere penalizzato dagli organi provinciali.
Eppure, un’autentica autonomia istituzionale potrebbe sbloccare nuove soluzioni. Ad esempio, nei comuni più piccoli che decidessero di non avere un consiglio, le risorse risparmiate potrebbero essere impiegate per progetti utili alla comunità. I cittadini, chiamati a votare direttamente sul bilancio, sarebbero “costretti” a informarsi, a capire come vengono allocate le risorse e a confrontarsi con i meccanismi provinciali. In questo senso, l’autonomia ha anche un profondo effetto educativo.
La nostra visione è quella di un sistema in cui i comuni e le comunità di valle abbiano una frazione definita del gettito erariale. I fondi per i progetti sovracomunali potrebbero essere assegnati al Consiglio delle Autonomie Locali (CAL), che ne gestisce l’allocazione internamente, senza le ingerenze politiche che spesso caratterizzano l’operato della Giunta provinciale.
In questo scenario, la Provincia si limiterebbe a dividere le risorse tra i vari enti e a coordinare la gestione delle grandi infrastrutture, lasciando ai comuni e alle comunità di valle la libertà di decidere come utilizzare i fondi.
È tempo di agire
La situazione attuale, dove tutte le leve finanziarie e istituzionali sono in capo alla Provincia, genera una delega perenne e una sostanziale rinuncia alla partecipazione da parte dei comuni. È una delusione vedere gli enti locali accontentarsi dello status quo.
Come associazione, crediamo che sia arrivato il momento di stimolare un nuovo dibattito pubblico. Ci vuole una presa di coscienza che ci ricordi l’importanza dell’autonomia, non solo a parole, ma nei fatti. La speranza, in fondo, è legata a quelle parole di Margaret Mead: “Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta.”