Meglio pochi ma buoni? No grazie!

L’inizio.image

La Costituzione Italiana, lo Statuto di tutte le Regioni, di tutte le Provincie e della totalità dei Comuni italiani sono stati tutti approvati e vengono modificati sempre, e sottolineo SEMPRE, da una esigua minoranza di cittadini.

Il rapporto eletti/elettori varia. Per la Costituzione ha deciso un italiano ogni 50.000 circa, per lo statuto del mio comune, Piove di Sacco 15.000 elettori, un cittadino ogni 900 circa.
Gli eletti però si comportano in maniera opposta per quanto riguarda le partecipate. Un esempio per tutti: l’articolo 18 dello statuto di Acegas-Aps holding, recita

L’Assemblea dei soci:
approva il bilancio e la distribuzione degli utili;
nomina e stabilisce il numero degli amministratori;
nomina i sindaci;
notifica l’atto costitutivo;
decide il compimento di operazioni che comportano una sostanziale modificazione dell’oggetto sociale determinato nell’atto costitutivo od una rilevante modificazione dei diritti dei soci.

Quando i governanti elaborano gli statuti della comunità fanno tutto da soli mentre quando tra di loro costruiscono nuove compagini allora gli statuti sono approvati dall’assemblea dei soci. Quest’ultimo sembra a me il metodo più logico, pratico e di buon senso e ritengo sia altrettanto logico, pratico e di buon senso che fosse applicato anche per gli statuti comunali, provinciali, regionali e per la Costituzione.

Quanto sopra a me pare lapalissiano, evidente, quasi banale ma se non è così credo mi sfugga qualcosa e chiedo aiuto alla rete.

La domanda è:

Perché i governanti possono fare e aggiornare da soli le costituzioni della comunità?

Ringrazio sin d’ora per il vostro soccorso.

Emanuele

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4 pensieri su “Meglio pochi ma buoni? No grazie!

  1. Ho spesso fatto presente che i soci di una società o cooperativa, hanno molti più diritti e molto più controllo sul management di una società e sull’andamento dei suoi affari di quanto i cittadini lo abbiano sulla gestione della cosa pubblica.
    E quando obiettano che la gestione della società è cosa diversa, rispondo che infatti la gestione pubblica dovrebbe essere più trasparente e più democratica, non meno.
    Purtroppo cose che appaiono ovvie e ragionevoli, trovano nelle abitudini, nei preconcetti e a volte negli interessi dei cittadini e dei politici ostacoli per ora difficilmente sormontabili.
    La stessa cosa vale per il quorum. Non esiste per le elezioni dei rappresentanti, e non esiste negli altri paesi dove si utilizzano i referendum. Eppure molte persone lo trovano normale, perchè è sempre stato così, o perchè ritengono che i cittadini siano meno razionali nelle scelte dei loro rappresentanti. Anche se nessuna di queste due giustificazioni è razionale e dimostrabile.
    Tornando alla gestione societaria, oltre a quanto hai evidenziato, tieni conto che possono in ogni momento revocare il mandato ai propri rappresentati. Se è per giusta causa, senza dovere nulla agli amministratori revocati, altrimenti devono indennizzarli con il pagamento fino a fine mandato. E a volte anche con precise indennità contrattuali, che però di norma vengono decise dal CdA, non dai soci.
    Un’altra osservazione. La forma di governo con un parlamento rappresentativo nel caso delle società è più simile al c.d. modello dualistico di gestione societaria, ovvero al modello tedesco, rispetto a quello prevalente in Italia o a quello anglosassone, che nel nostro codice civile è chiamato monistico.
    Il modello dualistico prevede che l’assemblea dei soci nomini una Consiglio di Sorveglianza, il quale poi avrà il potere di nominare il Consiglio di Gestione e di valutare e approvare il bilancio.
    In questo caso molti dei poteri normalmente dei soci vengono demandati al consiglio di sorveglianza. Però anche in questo caso l’assemblea dei soci può in ogni momento revocare i consiglieri di sorveglianza.
    Vale, nella discussione tra modelli societari, un po’ la stessa discussione che vale nei modelli di governo degli affari pubblici.
    Se sia meglio il sistema monistico o quello dualistico è oggetto di discussione.
    E’ meglio gestita la Volkswagen o la Toyota? E quanta della differenza dipende dal sistema di gestione e quanto dal sistema sociale in cui sono nate e si sono sviluppate?
    Quali altri fattori, oltre al sistema di governo, entrano in gioco?
    Non è una risposta facile.
    Esiste comunque una differenza fondamentale tra i soci di una società e i cittadini.
    Socio decidi di diventarlo (salvo che tu non erediti la proprietà di quote o azioni), cittadini vi nasci.
    Ed è relativamente più facile uscire dallo stato di socio che da quello di cittadino.
    Come socio puoi vendere le tue quote.
    Perdere la cittadinanza non è facile, e al più si può emigrare, cosa che ha implicazioni sociali, economiche e personali molto diverse.

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  2. Caro Stefano,
    è ben vero che i soci di una società o di una cooperativa hanno molti più diritti sull’andamento della società che non i cittadini sulla cosa pubblica ma io parlo dello statuto che è la base delle regole che verranno praticate. Modificare uno statuto è prerogativa esclusiva dell’assemblea. Questo lo sanno anche i governanti che quando modificano uno statuto di una municipalizzata lo fanno in assemblea con gli altri soci. Perché le stesse persone non pensano minimamente che per modificare lo statuto del loro Comune siano i cittadini ad avere l’ultima parola? È questo che mi sfugge. Perché si comportano in maniera così palesemente difforme quando sono soci di una società da quando essi stessi dono governanti? Dev’esserci una spiegazione che abbia una sua logica. Gli statuti dei comuni sono preparati da giuristi, avvocati, docenti, professori. La Costituzione è stata studiata per mesi. Perché non si è mai ritenuto che i cittadini la approvassero. Qual’è la razio? Tu parli di abitudine ma alla nascita della Costituzione quali abitudini c’erano? Continuo a pensare che questo punto che io chiamo “l’inizio”, abbia delle spiegazioni più semplici che tuttavia ancora non comprendo.
    Penso a chi come noi si impegna per migliorare la democrazia. Io ho seguito tutto il percorso dell’iniziativa per una legge popolare a nome QuorumZeroPiuDemocrazia, ho letto David Stockton, Luciano Canfora, Giuseppe Rensi, Paolo Michelotto, Umberto Allegretti, e ora non ricordo altri nomi ma il tema in questione viene solo sfiorato e non posto come cruciale in quanto proprio nella fase che dispone come le regole della comunità verranno stabilite. Sembra quasi venga inteso che gli statuti Comunali riguardino esclusivamente gli eletti e non i governati. Fosse così sarebbe una spiegazione. Io ho messo a fuoco questo aspetto solo nell’ultimo anno ma studio la democrazia e dintorni da 15 anni e mi rimane la sensazione che su questo punto sono ancora molto confuso. Ho promosso e partecipato ad una raccolta firme per introdurre i referendum propositivi a QuorumZero nel mio Comune, Piove di Sacco. Ho incontrato la prima commissione consiliare ma non ho posto la domanda che ancora era in fase di elaborazione nel mio “portatile”. Tu hai mai chiesto o sentito chiedere esplicitamente a qualche eletto perché le modifiche di uno Statuto Comunale le possano approvare solo gli eletti e se ritengono che sia giusto così?

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  3. Si, ti rispondono: “perchè noi siamo stati eletti dai cittadini, e quindi siamo noi che abbiamo il dovere e l’obbligo, nonchè il mandato, di decidere su queste cose”
    Questa è la risposta che ti danno(almeno a me è stata data)

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