La Democrazia Diretta e le tradizioni Trentine di autogoverno dei territori

Quando Alex mi ha proposto di scrivere un articolo per il blog, la prima idea che mi è venuta in mente è stata quella di sottolineare come la gestione diretta della comunità sia una tradizione millenaria delle popolazioni del nostro territorio.

La sua risposta è stata la citazione della presentazione di un libro su Don Guetti, dove si dice che Don Guetti “rivendica con forza l’educazione alla democrazia dal basso” (E per un uomo la terra, di Marcello Farina)

Esempi sono ovunque. Forse il più condensato ma incisivo sommario sul significato delle norme di autogoverno che hanno caratterizzato la nostra storia è quello che si trova sul sito del Consiglio Provinciale:

Carta di regola di FiavèLe carte di regola nascono nell’humus comunitario del medioevo, caratterizzato dalle comunità di villaggio.
Questi documenti “minori” di norme comunitarie sono la più antica testimonianza dell’autonomia che le comunità trentine avevano nei confronti dell’autorità del principe vescovo. Pur richiamandosi costantemente allo Statuto della città di Trento i “boni homines” dei paesi, convocati in pubblica assemblea, stilavano norme che vincolavano ogni abitante e forestiero del luogo con diritti e doveri. A chi infrangeva qualche norma veniva inflitta una pena monetaria destinata un terzo alla comunità, un terzo al signore, un terzo alla chiesa. Tutte le Carte di regola come pure le assemblee popolari delle comunità trentine vennero soppresse dal dominio austriaco e bavarese nel 1805 “come illecite combriccole di popolo”.

E’ interessante notare come tutte le regole prevedessero che le decisioni venissero prese da tutti i capifamiglia riuniti in assemblea, che gli “esecutivi” venissero eletti per un tempo limitato (uno o due anni) e non fossero immediatamente rieleggibili.

Altrettanto degno di nota il fatto che tutte queste regole consideravano i beni pubblici altrettanto se non più degni di tutela di quelli privati, e che tutti fossero impegnati alla loro conservazione e ad un uso a favore degli interessi di tutta la comunità. (Per una nota vedi per esempio “Dalle carte di Regola del 1200 all’“insofferenza” del 2000” di Aldo Gorfer)

Forse è proprio il momento di tornare a quelle “combriccole di popolo”, nella moderna forma degli strumenti di democrazia diretta.

Per ulteriori approfondimenti basta una ricerca su “carte di regola trentino” su google e escono documenti in abbondanza. Mi ha solleticato Trekking the commons, dove si organizzano persino escursioni per visitare alcune zone del trentino dove più evidente è rimasta l’impronta delle antiche regole sulla conservazione del territorio.

3 pensieri su “La Democrazia Diretta e le tradizioni Trentine di autogoverno dei territori

  1. Grazie Stefano per ricordarci le radici storiche delle nostre comunità, le quali sono direttamente correlate alla democrazia diretta e quindi alla nostra iniziativa.
    Ripercorrendo la storia delle comunità trentine si scopre che, dopo aver creato le condizioni per il loro stesso insediamento, i nostri avi possedevano un’eccezionale senso di comunità e con ciò una forte propensione all’autodeterminazione ed al controllo diretto sul territorio esercitando il potere in tutte le materie. Da qui sorgono i dubbi sull’attuale autonomia, la quale non opera sulle istanze e sulle esigenze dei residenti sui territori ma si contraddistingue per un forte accentramento di potere nel sistema politico e nella burocrazia provinciale.
    Dopo l’anno 1000, i nostri avi erano “uomini liberi”come ci racconta Annibale Salsa nella lettera “Nel Landlibell c’è la nostra libertà” su L’Adige il 14 gennaio. Noi grazie all’uso degli strumenti della democrazia diretta vorremmo riavvicinarci a quella condizione ideale.
    Alex
    Lettera integrale
    https://docs.google.com/open?id=0B4jrK5OMDhaGZDQ2MzJlMWItMzQ0ZC00Y2Q5LWI5YWMtMzhmMTdjOGZhMWQ0

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  2. Pingback: Incontro a Storo per parlare di democrazia diretta | Più Democrazia in Trentino

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