Il blog di promozione sociale Trento2.0 è un esempio virtuoso di quello che i giovani sono in grado di fare. In pochi mesi un gruppo di universitari ha creato una libera piattaforma di scambio di libere idee e libera informazione per promuovere un’informazione dal basso. Il successo è stato rapido, pressoché immediato, con un boom di accessi e d’interazione fra gli utenti.
L’affermazione di un simile strumento di comunicazione è indubbiamente un valore aggiunto nel contesto locale ma evidenzia quanta strada abbiamo ancora davanti prima di ripartire tutti insieme dal basso. Grazie all’esperienza di Trento2.0 possiamo comprendere quanto sia utile per la crescita intellettuale e critica del territorio uno spazio di discussione aperta e serena per la costruzione di un’identità civile ed un sentimento comune.
Gli autori del blog dimostrano quotidianamente come il pensiero libero e condiviso sia una risorsa a favore dello sviluppo di una società democratica. Non solo le menti devono essere continuamente sollecitate a produrre idee, proposte e soluzioni ma queste devono poter essere rapportate e convalidate con il pensiero altrui in uno spazio comune. Questa è la chiave per costruire consapevolezza e responsabilità sociale.
La proposta di Più Democrazia in Trentino va in questa direzione ed è per questo che ho scelto lo spazio messo a disposizione da Trento 2.0 per pubblicare Le ragioni dell’iniziativa popolare sulla democrazia diretta in Trentino.
Le ragioni dell’iniziativa popolare sulla democrazia diretta in Trentino
Il deficit democratico si rileva sia a livello nazionale – dove per anni c’è stato uno smantellamento selvaggio delle istituzioni democratiche – che a livello provinciale – dove con il pretesto di difendere l’autonomia e di arginare la crisi il potere si va gradualmente accumulando nelle mani di pochi. In questa spirale perversa, le decisioni non sono prese in un contesto di virtuosa partecipazione bensì in un clima di sudditanza dove le logiche spartitorie per il mantenimento dello status quo sono predominanti.
Da un lato l’accentramento del potere avviene esternalizzando incarichi e servizi e costituendo società di diritto privato, le quali seppur costituite da capitali pubblici, consentono di gestire beni e risorse secondo logiche proprietarie a discapito dell’interesse collettivo. Dall’altro lato – ancor più pericolosamente – la partecipazione dei cittadini è ridotta poiché questi sono esclusi dalla concertazione centralizzata con i gruppi di interesse e in certi casi reagiscono indignati dalla degenerazione della politica. Infine il proliferare dei livelli amministrativi e delle cariche pubbliche finisce per disorientare i cittadini rendendo nulla la loro capacità di controllo.
La crisi istituzionale è in ulteriore evidenza poiché è affiancata e spesso causa di una crisi economica e sociale altrettanto complessa che sta minando le odierne basi della convivenza civile. Un simile processo involutivo determina effetti strutturali nefasti sull’economia, sull’occupazione, sull’ambiente e sulla qualità delle relazioni sociali in un indissolubile circolo vizioso.
La proposta di legge di iniziativa popolare di Più Democrazia in Trentino sulla quale si stanno raccogliendo le firme è stata pensata per invertire la tendenza negativa e per creare un rinnovato spirito democratico. Vuole infatti riequilibrare il monopolio dei partiti nel sistema della democrazia rappresentativa rendendo la popolazione più partecipe e quindi più consapevole delle scelte pubbliche che la riguardano.
Il disegno di legge sulla democrazia diretta vuole essere la base sia per una maggiore partecipazione che per un maggiore controllo degli eletti. Questi infatti per loro essenza mirano a garantire l’allocazione di posizioni di potere e di ruoli chiave nella gestione della cosa pubblica. Tali comportamenti egoistici sono umanamente comprensibili tuttavia non si conciliano armoniosamente con il bene pubblico. La democrazia diretta è uno strumento essenziale per poterli contrastarli.
Il dibattito aperto ed informato che necessariamente si produce in un contesto di democrazia diretta permette di affrontare temi e di processare informazioni con risultati finali di indubbio valore collettivo. Decidere collettivamente implica infatti un’elaborazione consapevole delle scelte, le quali, in ultima istanza, vengono socialmente condivise.
In caso di referendum, a differenza di quanto avviene con le attuali regole, l’eliminazione del quorum – pilastro di questa proposta di legge – obbliga le parti in causa a sostenere le proprie posizioni per ottenere consenso popolare intorno alla propria posizione senza fare ricorso ai fastidiosi e sistematici inviti all’astensionismo. Con l’eliminazione del quorum ognuno ha voce in capitolo poiché la propria idea ed il proprio voto contano dall’inizio alla fine del processo decisionale.
Gli strumenti della democrazia diretta inducono ad una maggiore trasparenza evidenziando gli interessi ed esplicitando pubblicamente le posizioni degli attori sociali, dei gruppi di potere e dei cosiddetti sacerdoti del mercato1. Diversamente, con l’attuale sistema di democrazia monodimensionale della delega e della rappresentanza tali soggetti restano infatti normalmente nell’ombra pur influenzando radicalmente le politiche pubbliche e determinando fenomeni di corruzione, collusione, concussione ed abuso di potere che raramente vengono sanzionati.
Oggigiorno, le amministrazioni locali interagiscono in modo inadeguato proprio perché sono prone ai poteri superiori. In queste condizioni la programmazione delle politiche pubbliche è apparente ed incompleta. La ragione di questo fenomeno si identifica nella razionalità politica formale propria del sistema rappresentativo, il quale non è in grado di orientare realmente i processi decisionali secondo quello che dovrebbe essere un governo pubblico, democratico e partecipato bensì è guidato da interessi particolari.
Da ciò emerge come un più alto livello di democrazia diretta possa portare anche ad una maggiore trasparenza e grazie a ciò si possa rimediare – per lo meno parzialmente – all’asimmetricità delle diverse posizioni di interesse e di potere. In questo senso, i cittadini verrebbero informati delle forze da cui si devono difendere o in alternativa a cui si possono affiancare per raggiungere posizioni di vantaggio reciproche e comuni.
La necessità di aprire i canali della democrazia diretta nasce per creare un sistema in cui la popolazione interagisca in modo funzionale con i centri decisionali. Attraverso tali meccanismi è possibile tra l’altro esplicitare gli attori e le forze nelle loro linee strategiche come ampliamenti applicativi a favore della popolazione. Infatti, esplicitando gli interlocutori ed i centri di influenza si permette di scendere a patti con essi al fine di definire spazi d’azione e garantire il bene collettivo in un mutuo interesse reciproco.
In conclusione, al fine di perseguire e tutelare l’interesse comune, si ritiene opportuno il passaggio verso nuove forme di decision making (processi decisionali) e di controllo della pubblica amministrazione. Una nuova programmazione dell’agenda e delle scelte è la chiave per coinvolgere la cittadinanza nella gestione della cosa pubblica. Attraverso nuovi diritti popolari in tema di democrazia diretta, i cittadini non si limitano ad accettare le scelte bensì a suggerirle, plasmarle, condividerle ma soprattutto a interiorizzarle per soddisfare sia le esigenze individuali e particolari che quelle collettive.
1 definizione coniata da Antonio Scaglia in “Max Weber e la città democratica”
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