«Le grandi opere non solo sono distruttrici, non solo assorbono grandi quantità di denaro estorto a tutti noi, ma disegnano un’organizzazione sociale futura, con conseguenze sulla qualità di vita, su quella del lavoro, sul mercato immobiliare, sulla produzione e distribuzione dei beni alimentari e di consumo, sull’esigenza di sempre nuove fonti energetiche, e così via. Allo stesso tempo è evidente quanto, mai come oggi, il “Re” sia nudo. Chi confida ancora in un ruolo positivo della politica si deve ricredere, il sistema della grandi (e piccole) opere parla chiaro: i responsabili politici, gli organismi di controllo (anche ambientale), faccendieri e partiti, ‘ndrine e imprese costruttrici, non hanno davanti a loro che l’interesse personale, l’arricchimento lecito e illecito. Attraverso questo sistema di vantaggi e ricatti, le lobbies di Potere si assicurano al controllo sulle scelte che ricadono sulla società. Di fronte a questo, come affidare ancora alla politica dei partiti le scelte che ricadranno presto o tardi sulle nostre vite?»
estratto dall’editoriale di NUNATAK
rivista di storie, culture, lotte della montagna
diretta da Michela Zucca
NUNATAK – Num.28 autunno 2012/ Num.29 inverno 2013 (double-face)
Editoriale/ Il generale Inverno/ Una catena d’asfalto ai piedi delle Alpi?/ Le valli dei MAGNIN/ Il sentiero di frontiera/ Terzo valico story/ Portar pesi a Succinto/ Armi d’acqua/ Demanio e bene comune/ Barbari e cristiani/ Una minaccia che non va mai via/