Costituzionalismo popolare in Islanda

Nell’attesa che l’ufficio legislativo del Consiglio provinciale di Trento ci dia un parere sulla bozza del ddl che abbiamo depositato la settimana scorsa, cogliamo l’occasione per dare un’occhiata a quanto accade fuori dai confini nazionali.

Leggendo l’articolo Grassroots Constitutional Politics in Iceland scritto da Paul Blokker e pubblicato nel gennaio 2012 sul sito web del Social Science Research Network, è possibile approfondire il concetto di costituzionalismo popolare.

Nella pubblicazione Blokker descrive la rivoluzione morale che ha avuto luogo in Islanda in seguito alla crisi finanziaria iniziata nel 2008 e che ha favorito una nuova e atipica forma di costituzionalismo dal basso. Nell’ex-territorio danese adottando un approccio partecipativo hanno sfidato la prassi che vede il costituzionalismo come una pratica in cui possono intervenire solo politici e giuristi.
Nel novembre del 2009 in seguito ad un’azione civica guidata da Gudjón Mar Gudjónsson – giovane imprenditore nell’ambito dell’IT e creatore del movimento civico per promuovere la democrazia partecipativa Ministero delle Idee – fu istituita l’Assemblea Nazionale per avviare una sessione nazionale di brainstorming. 1200 partecipanti furono estratti a sorte mentre altri 300 furono selezionati fra associazioni ed istituzioni politiche.
L’assemblea venne suddivisa in gruppi per trattare 9 temi proponendo le soluzioni alla plenaria per la votazione. Al termine del processo deliberativo l’assemblea identificò 4 valori fondamentali – Integrità, Parità di diritti, Giustizia e Rispetto – per indirizzare il paese verso l’uscita dalla crisi e per equipaggiare l’Islanda di nuove e fondamentali regole prodotte e condivise dai cittadini stessi.
L’assemblea civica del 2009 fu solo il preludio al processo istituzionale avviato dall’Atto sull’Assemblea Costituzionale (ACA) volto a riscrivere la costituzione ormai obsoleta (1944). Il 6 novembre del 2010 ebbe luogo il Forum Nazionale per convogliare le informazioni prodotte dal dibattito di 950 cittadini estratti a sorte sui principali temi ed sui valori fondamentali intorno ai quali scrivere la nuova costituzione. Tale processo enfatizzò la fase costituente guidata dai cittadini – tecnicamente utilizzando un brain-storming popolare detto crowd-sourcing – con l’esplicita esclusione della politica ovvero l’anti-political politics.
L’idea ispiratrice fu quella dell’autogoverno e di una concezione del costituzionalismo dove la partecipazione civica è concepita come una necessità affinché la costituzione diventi il riflesso reale e vivace dell’immaginario politico della comunità islandese. Il risultato del Forum Nazionale fu l’individuazione di otto questioni principali sulle quali scrivere la nuova costituzione islandese: paese e nazione; morale; diritti umani; giustizia, benessere e uguaglianza; natura, conservazione e utilizzo delle risorse; democrazia; divisione dei poteri, responsabilità e trasparenza; pace e cooperazione internazionale.
Successivamente, dopo un travagliato percorso per decidere la procedura per la composizione del Consiglio Costituzionale, nell’aprile del 2011 si iniziò la scrittura del documento costituzionale sulla base delle questioni sopra indicate. L’elemento caratterizzanti del CC fu l’esplicita esclusione di politici e giuristi, eleggendo i membri da una lista di liberi cittadini autocandidati e sostenuti da una campagna elettorale finanziata con un massimo di 12.500 Euro.
La trasparenza e l’apertura alla cittadinanza del processo costitutivo furono eccezionali. I cittadini poterono seguire e commentare l’evoluzione dei lavori sul web utilizzando gli spazi offerti da social network come Facebook, Twitter, YouTube e Flickr.
Contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti aspettare, nonostante la radicale forma di coinvolgimento popolare architettata per la definizione delle linee guida da dare alla carta costituzionale, non sono stati proposti meccanismi estremi di democrazia diretta. Forse questo anche come conseguenza dellentusiasmo, della fiducia reciproca e della coesione sociale rispetto ad altri paesi. In questo senso, le soglie per indire un referendum confermativo e per sottoporre un’iniziativa popolare al Parlamento sono piuttosto alte (10%) sebbene sia previsto il referendum obbligatorio per modifiche alla costituzione per tutelarsi dai poteri degli organi statali.
Interessante ed innovativa è stata l’istituzione di una sorta di corte costituzionale con poteri ex ante, alla quale può essere chiesto un parere sulla costituzionalità di atti legislativi del parlamento o dei comitati parlamentari. Questa soluzione permette di mantenere una certa tensione fra la forma di governo parlamentare ed i diritti di iniziativa popolare, garantendo una forma di bilanciamento tra i poteri istituzionali e la sovranità popolare espressa tramite gli strumenti di democrazia diretta indicati.
La bozza è stata consegnata al Parlamento islandese nel luglio del 2011 ed è in attesa di essere trattata dal Parlamento. Al momento della consegna, il Consiglio Costituzionale ha evidenziato il pieno consenso dei partecipanti sui principi ivi contenuti ed ha richiesto ufficialmente di sottoporre il documento a referendum popolare. In ottobre il primo ministro ha suggerito una consultazione pubblica in coincidenza delle elezioni presidenziali da tenersi nel giugno del 2012.
Nella peggiore delle ipotesi la bozza sarà scartata dal parlamento islandese ma in ogni caso le ripercussioni sulla vita democratica islandese sono state di notevole rilievo poiché è stato attivato un processo di partecipazione popolare senza precedenti che ha avvicinato alla politica moltissimi cittadini. L’esempio più clamoroso è stata la formazione di un nuovo partito politico nato dal movimento civico che diede vita all’Assemblea Nazionale nel 2009, il quale tra i propri scopi include quello di adottare una nuova costituzione sulla base della bozza scritta dal Consiglio Costituzionale.
In conclusione, il movimento per una costituzione dal basso si è distinto sia per la partecipazione civica che per l’esplicito rifiuto dell’interferenza politica dimostrando una forte attitudine all’autodeterminazione. In conseguenza di tutto ciò, a dispetto dell’assenza di radicali forme di partecipazione nella bozza sono emersi chiaramente dei miglioramenti rispetto alla costituzione vigente: un testo più comprensibile; un richiamo alla dimensione morale; l’introduzione di nuovi diritti popolari seppur blandi; ed infine il riflesso dell’autonomia e dell’autogoverno della cittadinanza determinati da una convenzione costituente promossa dai cittadini medesimi.

Testo tratto da: Grassroots Constitutional Politics in Iceland, di Paul Blokker
P.B. è un docente presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento ed insegna Sociologia Politica della Democrazia Europea, dove si focalizza l’attenzione sul deficit democratico in Europa e su una nuova ed emergente società politica europea.
Vedi programma: A Political Sociology of European Democracy

Per ulteriori approfondimenti:
Mob rule: Iceland crowdsources its next constitution
, The Guardian9 giugno 2011
Lessons from Iceland: the people can have the power
, The Guardian – 15 novembre 2011
Iceland to elect citizens’ panel to rewrite constitution
, The Guardian – 26 novembre 2011
Video:
Crowdsourcing A Constitution in Iceland, Al Jazeera
Constitutional Council Sings at Inaugural Meeting, YouTube video
Icelandic Constitutional Council’s, YouTube page

5 pensieri su “Costituzionalismo popolare in Islanda

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