Il caso di Ivano Fracena. Il Difensore Civico per la democrazia diretta

Difensore Civico Raffaello SampaolesiLa democrazia non si manifesta solo attraverso l’elezione dei rappresentanti del popolo, ma deve saper trovare momenti di continuo confronto e condivisione”. Queste sono le parole con cui il Difensore Civico chiude il paragrafo dedicato al mancato referendum sulla caserma dei Vigili del Fuoco di Ivano Fracena.
Nella relazione annuale dell’attività svolta nel 2012, a conclusione dell’analisi di merito sul caso del referendum del Comune valsuganotto, Raffaello Sampaolesi esprime un’opinione netta a favore degli strumenti di democrazia diretta ritenendo che gli stessi, non solo debbano essere salvaguardati, bensì, debbano essere incentivati.

L’estratto sul caso di Ivano Fracena:

2 – IL SETTORE DELLA DIFESA CIVICA
2.1 – Le principali disfunzioni riscontrate nelle materie di ordinaria competenza
Gli strumenti di democrazia diretta: il referendum di Ivano Fracena

In materia di referendum molti Statuti comunali prevedono che il giudizio di ammissibilità dei quesiti referendari sia espresso da un apposito comitato di cui è chiamato a far parte il Difensore civico. Nello svolgimento di questi compiti il Difensore civico è stato invitato, quest’anno, a decidere, unitamente agli altri componenti del relativo organo collegiale, dell’ammissibilità del referendum consultivo promosso da cittadini di un piccolo Comune della nostra Provincia, Ivano Fracena, che avevano ritenuto esorbitante e certamente eccessiva rispetto alle più modeste necessità della popolazione (composta di poche centinaia di abitanti), la spesa preventivata dall’Amministrazione comunale per la realizzazione di una nuova caserma dei vigili del fuoco volontari del paese. Il ruolo del Difensore civico è, in queste ipotesi, limitato alla partecipazione all’organo collegiale competente a decidere in merito alla ammissibilità del quesito; compito che, nel caso di specie, è stato assolto attraverso la pronuncia di ammissibilità del referendum. Simile pronunciamento prescinde, ovviamente, dal merito, ossia dalla materia del contendere e dalle specifiche motivazioni che portano il comitato dei promotori a promuovere l’iniziativa referendaria.

L’iter referendario ha peraltro subìto, nel caso oggetto di esame, una inusitata battuta d’arresto a seguito della adozione, in quel periodo, da parte della Giunta provinciale, di una deliberazione con la quale l’organo esecutivo della Provincia ha introdotto una contribuzione alle spese, fino alla possibile concorrenza della intera spesa ammessa, per gli interventi inerenti le caserme dei vigili del fuoco relativi ai Comuni con popolazione inferiore a 500 abitanti (fra cui Ivano Fracena). I promotori hanno guardato all’iniziativa provinciale come ad un palese, e quanto mai tempestivo, atto di boicottaggio dell’iniziativa referendaria, dal momento che, se l’intento referendario era quello di salvaguardare le casse comunali dalla adozione di progetti dispendiosi, il fatto che la spesa fosse accollabile – anche integralmente – dalle casse provinciali rendeva del tutto inutile procedere alla successiva indizione del referendum, che infatti i promotori stessi hanno deciso di abbandonare.

Il Difensore civico non ha elementi per avallare simili interpretazioni, pur non potendo peraltro negare l’evidenza di questa singolare coincidenza temporale tra la deliberazione provinciale di cui trattasi e l’operazione referendaria. Se dunque ci si astiene dall’esplorare il retropensiero delle decisioni politiche, si esprime però l’opinione che il legittimo e regolare svolgimento degli strumenti democratici debba essere salvaguardato ed incentivato. Ciò, soprattutto con riferimento a quegli strumenti, come quelli cc.dd. di democrazia diretta, che prevedano la diretta espressione della volontà popolare. Non si può che esprimere, a questo proposito, l’auspicio che tali strumenti possano trovare il favore delle istituzioni e che le iniziative referendarie con le quali i promotori si impegnano, spesso in maniera appassionata e volontaria, possano sempre essere incoraggiate e mai disincentivate: è fondamentale che, su progetti così importanti per la collettività, i cittadini possano far sentire la propria voce, esprimente se del caso anche un dissenso. La democrazia non si manifesta solo attraverso l’elezione dei rappresentanti del popolo, ma deve saper trovare momenti di continuo confronto e condivisione.

3 pensieri su “Il caso di Ivano Fracena. Il Difensore Civico per la democrazia diretta

  1. il caso di Ivano Fracena è terribilmente sconfortante. Speriamo che la prossima amministrazione dia un taglio diverso al concetto di partecipazione. Sarà un sogno vedere amministrazione e cittadini responsabili che dialogano per l’interesse comune? O ci sarà l’eterna lotta tra chi vuole prevaricare per i propri interessi , spesso legati al consenso e coloro che vorrebbero essere partecipi delle decisioni?

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