Nella pubblicazione, Byung-Chul Han, autore che la critica europea considera uno dei più interessanti filosofi contemporanei, affronta il tema della trasparenza. In particolare, analizza l’altra faccia della trasparenza, il lato della medaglia che prima era in ombra ed ora è invisibile determinando un aumento esponenziale delle informazioni a nostra disposizione senza però portare necessariamente a scelte migliori poiché l’eccesso di dati elimina l’intuizione e la tensione negativa che tiene vivo lo spirito.
Nell’analisi Byung-Chul Han traccia un filo conduttore tra le società del positivo, dell’esposizione, dell’evidenza, della pornografia, dell’accelerazione, dell’intimità, dell’informazione, dello svelamento e del controllo senza tralasciare gli aspetti connessi alla politica.
Partendo dal presupposto che in una società che si fonda sulla fiducia, non esiste una forte richiesta di trasparenza, Byung-Chul Han conclude l’opera configurando la genesi di una società del controllo. Questo nuovo modello sociale trova linfa vitale dalla crescente mancanza di fiducia, la quale è possibile solo in una condizione intermedia tra sapere e non-sapere e si può costruire attraverso una relazione positiva con l’altro, malgrado ciò che di lui non si sa.
Abstract
La società contemporanea è al servizio della “trasparenza”: da una parte le informazioni sulla “realtà” sembrano alla portata di tutti, dall’altra tutti sono trasparenti – cioè svelati, esposti – alla luce degli apparati che esercitano forme di controllo collettivo sul mondo postcapitalista. Cosí ilvalore “positivo” della trasparenza maschera, sotto l’apparente accessibilità della conoscenza, il suo rovescio: la scomparsa dellaprivacy; l’ansia di accumulare informazioni che non producono necessariamente maggiore conoscenza, se manca un’adeguata interpretazione; l’illusione di poter contenere e monitorare tutto, anche grazie alla tecnologia.In questo saggio, Byung-Chul Han interpreta la trasparenza come un falso ideale, come la piú forte delle mitologie contemporanee, che struttura molte delle forme culturali piú pervasive e insidiose del nostro tempo.
Estratto dal capitolo “La società dell’intimità”
La tirannia dell’intimità psicologizza e personalizza ogni cosa. Neppure la politica le sfugge. Così, i politici non vengono giudicati in base alle loro azioni, ma l’interesse generale è indirizzato verso la persona, e ciò produce in essa una costruzione alla messa in scena. La perdita della dimensione pubblica si lascia dietro un vuoto, nel quale si riversano intimità e riservatezze. Al posto della dimensione pubblica subentra la pubblicizzazione della persona. La dimensione pubblica diventa, in questo modo, luogo di esposizione. Si allontana sempre più dallo spazio dell’agire comune.