[ … ] … La domanda può sembrare una provocazione, ma a guardare bene lo stato di salute della democrazia italiana non sembra del tutto fuori luogo.
Nell’anno della celebrazione dei 150 anni dell’Unità occorre guardare con onestà alla realtà politica e culturale del Paese per rispondere ad una grande domanda di fondo: la democrazia è viva?
Provare a dare una risposta a questo quesito non è una cosa semplice. C’è il rischio di arrivare a facili conclusioni. Provo a dare una risposta prendendo spunto da uno dei capolavori del cinema italiano, “Nuovo Cinema Paradiso”. Quel cinema che tanta gioia, tante emozioni, tante speranze, poi realizzate, regalò a molte persone, con il tempo era entrato in crisi, la lenta ed inesorabile scomparsa di coloro che diedero la vita per quel cinema aveva aperto le porte a tentativi di speculazione che si erano abbattuti su quel luogo, fino ad arrivare all’immagine più triste e sconfortante, quella del vecchio Cinema Paradiso che viene abbattuto per fare posto ad un parcheggio multipiano.
Ecco, temo sinceramente che nelle intenzioni dell’attuale classe di governo ci sia l’idea di buttare giù il nostro “Cinema Paradiso”, la Costituzione repubblicana, per fare posto ad un modello (?) costituzionale più semplice, fondato sul potere di uno e l’egoismo di molti.
Esposta la conclusione vorrei provare ad argomentare i perché, le motivazioni e le prove che mi inducono ad una tale amara riflessione.
Personalmente, avendo meno di 30 anni, posso raccontare da testimone diretto solo quanto accaduto nella vita politica e civile degli ultimi 15 anni. Vorrei tanto provare a descrivere le caratteristiche principali dell’Italia in cui sono cresciuto.
Nella “nuova” Italia la Sovranità popolare appartiene al popolo in quale delega un leader, capo possibilmente carismatico che sappia comandare prima ancora che governare. La rappresentanza politica è affidata ad una singola persona, venendo con ciò meno tutte le istanze intermedie tra Popolo e Governo.
Nella “nuova” Italia le decisioni vanno assunte rapidamente, sorvolando sui pesi e contrappesi tipici delle Costituzioni liberali.
Nella “nuova” Italia la Repubblica è fondata sul denaro, sullo scambio delle merci, sul tanto al chilo. Il lavoro è una merce come le altre, non interessa che dietro ci sia una persona umana.
Nella “nuova” Italia la Regola è la Deroga. Non c’è principio generale che non sia derogabile, purché lo voglia il Capo.
Nella “nuova” Italia il paesaggio, la cultura, il sapere, la Scuola sono fattori non essenziali nell’assetto dei valori della comunità.
Di elementi caratterizzanti il presente del nostro Paese se ne postrebbero individuare degli altri, ma vorrei soffermarmi su questi per evidenziare l’assoluta incompatibilità con quanto scritto e normativamente previsto dalla Costituzione che, giova ricordarlo, è ancora la Costituzione vigente.
I Costituenti attribuirono la Sovranità al Popolo, stabilendo, però, che l’esercizio della sovranità dovesse realizzarsi nei limiti e nelle forme stabilite dalla Carta. I limiti e le forme sono l’essenza stessa dell’esercizio democratico della sovranità. E’ palese che la sovranità così concepita non può condivere con l’idea che si è affermata nel corso degli ultimi anni, nella quale c’è un popolo che delega un Capo che ambisce ad essere l’unico detentore dell’espressione popolare.
I limiti e le forme sono il pane e l’acqua di una democrazia matura, l’assenza di essi determina una evidente carestia di democrazia … [ ]
Brano di Mattia Stella tratto dal capitolo “Gli interventi” della pubblicazione “Evviva la Repubblica – Le radici della Democrazia: Liberazione, Referendum, Assemblea Costituente” di Tonino Tosto
Evviva la Repubblica
2 giugno 1946, nasce la Repubblica, gli italiani compiono quello che Calamandrei in un suo articolo definisce “Miracolo della ragione”. Il libro propone un percorso storico con documenti, fotografie, ritagli di giornali e articoli di quella che, cronaca di allora, oggi può essere letta come testimonianza storica così come le rare pagine del diario di Ivanoe Bonomi e gli interventi dei protagonisti politici di quegli anni che confermano il ruolo, l’intelligenza e la visione unitaria e progressista di alcuni dei padri della nostra democrazia. Il libro contiene una raccolta di interventi di personaggi con esperienze molteplici e responsabilità diverse che rappresentando uno spaccato interessante del Paese – spaziano su diversi temi raccontando i giorni che precedettero e seguirono la vittoria della Repubblica e ci riportano dalle riletture del nostro passato alla drammaticità dell’oggi. In questo percorso di vivificazione delle memorie si inserisce e si documenta il ruolo delle donne che – dopo il decreto luogotenenziale del 1° febbraio 1945 – furono autorizzate ad esercitare, per la prima volta, il diritto al voto (per le Amministrative nel marzo del 1946) e parteciparono attivamente alla rinascita degli strumenti di partecipazione democratica, alla consultazione referendaria e ai lavori dell’Assemblea Costituente.
Agli interventi si aggiungono diverse testimonianze di persone che vissero (bambini o dell’età giusta per votare) gli anni della dittatura, il dramma della guerra, l’euforia per la Liberazione dell’Italia dal fascismo e per la pace conquistata, i giorni della passione nella campagna elettorale e, finalmente, del voto per Repubblica o Monarchia e per i partiti che dovevano partecipare alla scrittura della nostra sempre “sana e robusta” Costituzione
Edizioni EDUP – giugno 2011
In realtà la nostra Costituzione, repubblicana, non è mai stata democratica, ma oligarchica, come ormai proclama apertamente anche Eugenio Scalfari dalle colonne di Repubblica (http://www.repubblica.it/politica/2016/10/02/news/zagrebelsky_renzi_scalfari-148925679/?ref=HRER2-1). L’etichetta di “democrazia” è stata appiccicata in modo quasi beffardo a un sistema di governo nato all’indomani delle rivoluzioni americana e francese in funzione ANTIDEMOCRATICA, giacché qualsiasi forma di REALE democrazia veniva all’epoca ritenuta perniciosa. Basta leggere i testi dei Padri Fondatori di quelle repubbliche rappresentative per rendersene conto. Oggi è possibile passare a una VERA democrazia. Gli strumenti ci sono, Quello che manca è la comprensione di questo grande equivoco, e la volontà di uscirne. Maggiori informazioni su “Contro le elezioni” di David Van Reybrouck, sul mio e di Maila Nosiglia “Democrazia davvero” e sui nostri blog (http://democraziadavvero.blogspot.it) e pagina Facebook (https://www.facebook.com/democraziadavvero/?ref=bookmarks)
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