Con il referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016 si è ancor più surriscaldato il clima di una lunga stagione politica caratterizzata da scontri verbali violenti, conflitti e lacerazioni, anche all’interno degli stessi partiti, delle stesse coalizioni.
Un Paese in crescente difficoltà e una problematica situazione globale avrebbero richiesto una classe politica meno litigiosa, un progetto di rinnovamento, una forte e profonda azione di governo. Invece abbiamo assistito a una drammatizzazione inconcludente della scena e abbiamo vissuto, da cittadini, un periodo gravemente tormentato.
Il 4 marzo 2018 quello che è uscito dalle urne è stato un segnale chiaro. Forse non univoco, come è normale nella libertà democratica e nelle variabili culturali e ideologiche, ma chiaro. Il bisogno di cambiamento si è espresso con numeri inimmaginabili solo qualche anno fa.
Nella complessa e intensa trattativa che ne è seguita, ora c’è un accordo di programma tra due forze diverse ma decisamente rappresentative della volontà popolare e di una svolta radicale: la Lega, con la sua storica vocazione alle autonomie e il Movimento 5 Stelle con una grande impronta di democrazia diretta.
Voi, al Ministero degli Affari Regionali e al Ministero dei Rapporti con il Parlamento e Democrazia Diretta, svegliate una speranza, significate una possibilità. Speranza e possibilità che non dovreste tradire.
Sul modello svizzero o su forme più o meno auspicabili di federalismo e sugli istituti di democrazia diretta a questi strettamente connessi in un’ispirazione che riconosce, rispetta e incentiva la sovranità dei cittadini e il suo esercizio, possono finalmente aprirsi un dibattito e uno spiraglio di luce.
La nostra Costituzione impone limiti alle manifestazioni di democrazia diretta ma lascia pur sempre ampio spazio alle esperienze territoriali. Conosciamo il TUEL, Testo Unico degli Enti Locali, sulla cui scia è sicuramente attuabile un miglioramento che renda più fluido e stringente il processo decisionale inclusivo.
In teoria c’è un ventaglio di strumenti di partecipazione sperimentabili -sono istanze diffuse quelle del bilancio partecipato, la legge d’iniziativa popolare a delibera immediata, le consultazioni on line, il sorteggio per la selezione dei rappresentanti e molto altro ancora- in pratica sarebbe probabilmente più semplice orientarsi almeno a quegli istituti come il referendum confermativo facoltativo e quello obbligatorio, ampiamente noti e collaudati altrove. In Svizzera dove sono ampiamente utilizzati e si rivelano molto incisivi, dimostrano l’importante risvolto della partecipazione: l’attenzione, il confronto costruttivo, la trasparenza.
La invocata partecipazione dei cittadini non è divisiva. Segnerebbe al contrario con certezza quel percorso di avvicinamento della politica al Popolo e quell’evoluzione civica delle nostre peculiari comunità che potremmo salutare come progresso e utile opportunità di crescita culturale, sociale, giuridica.
Il TUEL, Egregi Ministri, è un ottimo punto di partenza. Uno stimolo che ci auguriamo vogliate cogliere e possiate sviluppare. Confidiamo nella vostra collaborazione, persuasi che questo sia il momento che abbiamo atteso. Momento che non dobbiamo lasciar trascorrere invano.
Buongiorno. Il C.P.C. Piossasco (Coordinamento per la Partecipazione dei Cittadini) vorrebbe sottoscrivere questa lettera. E’ ancora possibile? E’ prevista una qualche forma di adesione individuale a questa iniziativa sul tipo raccolta firme? Grazie, Luciano Grandis.
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