Lettera al Presidente Conte per modificare le procedure di raccolta firme per promuovere referendum

Staderini (ex segretario Radicali Italiani) e Gentili (co-presidente Ass.Coscioni) scrivono al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: referendum vietati ai cittadini senza modificare le procedure. Videolettera e Duran Adam davanti Palazzo Chigi

Signor Presidente del Consiglio,

ci rivolgiamo a Lei come cittadini della Repubblica cui lo Stato da anni sta negando un diritto politico fondamentale: partecipare alla vita politica del Paese promuovendo i referendum previsti dalla Costituzione.

Un diritto che, a causa delle procedure irragionevoli e discriminatorie previste dalla legge n. 352/1970, è divenuto monopolio di grandi partiti e organizzazioni sindacali.

Raccogliere 500 mila firme, infatti, è oramai praticamente impossibile per un gruppo di cittadini, perché la legge – caso unico al mondo – impone ai promotori la presenza di un pubblico ufficiale (ovvero consiglieri comunali, notai, cancellieri di tribunale, segretari comunali) che le autentichi, senza però obbligarli a mettersi a disposizione per la raccolta. Accade così che gli amministratori locali autentichino solo le iniziative del proprio partito, mentre gli altri autenticatori di Stato siano disponibili molto raramente, e comunque al costo di 20 euro l’ora.

Sono queste le ragioni per cui, negli ultimi otto anni, gli unici referendum nazionali che abbiano superato il vaglio della Cassazione sono stati quelli promossi dal Partito Democratico, dalla Lega e dalla Cgil, che possono contare su di un esercito di autenticatori. Tutte le altre campagne referendarie promosse da gruppi di cittadini e movimenti, anche quelle più popolari, sono fallite proprio per gli ostacoli posti alla raccolta firme, inclusi gli obblighi di vidima e certificazione.

Eppure, basterebbe permettere al Comitato promotore di indicare i cittadini cui verrà delegato l’onere di attestare la veridicità delle sottoscrizioni, come avviene ovunque, dagli Stati Uniti alla Svizzera finanche alla Repubblica di San Marino.

Introducendo, poi, la possibilità di firmare in via telematica (già possibile per le iniziative popolari dell’Unione europea), si garantirebbe il pieno godimento dei diritti politici anche alle persone che per malattia o disabilità hanno difficoltà di movimento o di sottoscrizione.

Purtroppo, non siamo davanti ad una sciatteria istituzionale, bensì alla prosecuzione di quella convenzione antireferendaria che ha caratterizzato la storia della nostra Repubblica.

Dal 13 maggio 2017, ogni sabato, per quaranta settimane, insieme ad un centinaio di cittadini siamo letteralmente rimasti in piedi (Duran Adam in lingua turca, dove è nata questa pratica) davanti al Quirinale, a Palazzo Chigi, al Parlamento, aspettando che ci fosse restituito il diritto di promuovere referendum.

Ebbene, mentre dalla Presidenza della Repubblica ci sono arrivati ascolto ed attenzione, nulla ha fatto chi poteva e, secondo Costituzione, doveva.

Il problema era così concreto che, in occasione delle ultime politiche, Parlamento e Governo hanno prima dimezzato le firme necessarie per presentarsi alle elezioni, ritenendo fosse proibitivo per i partiti raccoglierne 50 mila autenticate in un mese. Poi hanno modificato la normativa elettorale per introdurre la firma telematica e per inserire anche gli avvocati tra gli autenticatori, bocciando però gli emendamenti che avrebbero esteso queste regole anche ai referendum.

Signor Presidente, in occasione della fiducia al Governo, abbiamo apprezzato nel suo discorso la volontà di ascoltare i bisogni dei cittadini grazie ai nuovi strumenti di democrazia diretta e confidiamo che il Ministero affidato all’Onorevole Fraccaro possa invertire la storia italiana in materia di iniziative popolari.

Prima di una legge costituzionale che elimini il quorum o introduca forme di referendum propositivo, nonché di una riforma complessiva della legge del 1970, però, occorre restituire a tutti noi i diritti politici che la Costituzione già ci riconosce.

Per questo, Le chiediamo un intervento urgente, anche attraverso un decreto legge, per rimuovere subito gli ostacoli per la raccolta firme referendaria. In questi giorni, migliaia di cittadini che sarebbero pronti ad esercitare democrazia e presentare le firme in Cassazione entro il prossimo 30 settembre, devono rinunciare e rimanere con il lapis in mano.

Per questo, stamattina saremo davanti Palazzo Chigi praticando il Duran Adam, in attesa di una Sua risposta, consapevoli che se si impedisce ai cittadini di partecipare direttamente alla vita politica, si convinceranno che anche la democrazia rappresentativa non serva a nulla.

Marco Gentili (CoPresidente Associazione Luca Coscioni)

Mario Staderini (autore ricorso contro l’Italia al Comitato diritti umani Onu per negazione diritti referendari e socio di Più Democrazia in Trentino)

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