La replica del comitato (censurata) al dirigente provinciale Nulli

Dcensurai seguito la lettera inviata al giornale L’Adige il pomeriggio del 15 aprile in risposta alla lettera a firma del dirigente provinciale Michele Nulli e pubblicata dal giornale lunedì 14 aprile con il titolo “Democrazia diretta, i limiti della proposta”. Tale articolo aveva anche avuto una certa evidenza, e il riquadro in cui era stata messa, come evidenziato nella replica, era stato titolato “Il dibattito”. La replica inviata a nome del comitato di Più Democrazia in Trentino che ha promosso il ddl di iniziativa popolare sottoscritto da 4000 firme non è stata pubblicata. Evidentemente l’idea di dibattito che ha il giornale l’Adige è differente dalla definizione che si può trovare nei vocabolari della lingua italiana.

Caro direttore

Come proponente del disegno di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione apprezzo molto sia l’evidenza data all’intervento di Michele Nulli sia la titolazione “il dibattito”. Che spero sia prodromo ad un effettivo dibattito sulla vostra testata. Apprezzo anche che il Michele, dirigente provinciale che conosco e apprezzo sia sul piano personale che professionale, abbia voluto cimentarsi nel commento al DDL. Dimostrazione che l’interesse c’è anche per i non addetti ai lavori.

Prima di rispondere alle sue osservazioni però mi permetto di fare un piccolo appunto. L’inizio dell’articolo ha un problema fattuale. Il referendum tenuto a febbraio in Alto Adige sulla base dell’art. 47 dello Statuto di Autonomia è stata la dimostrazione che i cittadini vogliono strumenti di democrazia diretta funzionanti. La legge respinta era la legge truffa della SVP, che con la scusa di abolire il quorum rendeva non azionabili gli istituti di partecipazione.

Respingendo quella legge, i cittadini dell’Alto Adige hanno di fatto contemporaneamente chiesto che venga approvata la legge gemella della nostra predisposta dall’Iniziativa per Più Democrazia, le cui firme a supporto sono state raccolte insieme a quelle evitare l’entrata in vigore della pessima legge SVP.

Rispetto alla questione del quorum, la Commissione per la Democrazia Attraverso il Diritto, nota come Commissione di Venezia, ha definito nel suo codice di buone pratiche in materia referendaria il quorum di qualunque tipo “dannoso per la democrazia”. Capisco che Michele non sia un esperto della materia, ma il parere del principale forum costituzionale mondiale, organo consultivo del Consiglio d’Europa e che oltre ai 47 paesi membri del Consiglio ha come altri membri le principali democrazie mondiali, quali gli USA, dovrebbe essere dirimente. O vogliamo danneggiare la nostra democrazia ancora di più?

Veniamo alle osservazioni di merito. Spiace che Michele non riesca a cogliere l’evidente filo rosso che lega gli strumenti proposti. Sono i principali strumenti di partecipazione in uso nelle democrazie più avanzate. Il cuore del provvedimento sono l’iniziativa e il referendum (uso la terminologia utilizzata in letteratura mondiale, in Italia, e nel DDL sono normalmente indicati come referendum propositivo e referendum confermativo). Grazie alla presenza di questi ultimi non è necessario disciplinare compiutamente strumenti come il dibattito pubblico. Sarà infatti interesse delle autorità proponenti le opere svolgere il dibattito nel miglior modo possibile, in modo da evitare che poi venga avverso l’opera chiesto un referendum.

La Svizzera, nota per l’uso frequente degli strumenti di democrazia diretta, è in realtà il paese dove la democrazia partecipativa è più sviluppata. A voto popolare vanno solo il 2% delle leggi. Il restante 98% è deciso dal Parlamento, ma ha un iter fortemente partecipativo.

Infine, ma non da meno, deve essere sfuggito a Michele l’art. 2 del DDL, che dispone l’obbligo di fare formazione sulla partecipazione. Comunque, come dimostrano tutti gli studi socio-economici, gli strumenti dell’iniziativa e del referendum sono di per se strumenti efficaci di formazione del capitale sociale. Qui non si tratta tanto di sperimentare, quanto di implementare finalmente quelle che sono le migliori pratiche internazionali.

La questione degli strumenti di partecipazione a livello di Comuni e Comunità di Valle è stata tralasciata da questo DDL per l’ovvio motivo che qui si disciplinano gli strumenti a livello provinciale. Le CdV e soprattutto i Comuni sono liberi, e anzi incentivati dalle loro leggi ordinamentali, di predisporre e a sperimentare strumenti di partecipazione anche innovativi nei loro statuti.

Qualche comune ha iniziato a farlo. Villa Lagarina e Strigno per esempio hanno abolito il quorum. E Strigno ha previsto nel proprio statuto il referendum confermativo sulle modifiche allo statuto stesso, così come Comano Terme. Peccato che i comuni di Trento e Rovereto, confrontati con il possibilità di migliorare i propri strumenti di partecipazione, abbiano dato una risposta deludente. Ma anche li, se non altro, è iniziato un dibattito.

Cordiali saluti,
Stefano Longano
Membro del comitato Più Democrazia in Trentino e Relatore del DDL 1/XV
Lettera Michele Nulli

 

 

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3 pensieri su “La replica del comitato (censurata) al dirigente provinciale Nulli

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