In passato la relazione che lega democrazia diretta e sviluppo sostenibile era già stata affrontata su questo blog. Avevamo focalizzato l’attenzione sui cosiddetti bright spot. Oggi lo facciamo nuovamente, tuttavia, anziché fare una lista degli esempi di successo compariamo due casi situati alle estremità della linea che segna la tendenza di una simile relazione, uno virtuoso e l’altro da censurare.
Da questa comparazione emerge drammaticamente la differenza tra due modi di concepire i beni comuni, la partecipazione e la democrazia. La materia è la stessa. Si tratta di parchi nazionali e di ambiente naturale. Purtroppo, la filosofia e la modalità di gestione sono radicalmente differenti.
Il 1° agosto la consigliera federale elvetica Doris Leuthard in occasione del centenario del Parco nazionale svizzero pronuncia un discorso fiero e rassicurante che trasmette speranza e fiducia. Il titolo del discorso potrebbe bastare – Superare i confini per creare un senso di patria – ma ne riportiamo ugualmente un breve estratto:
Parliamoci gli uni agli altri, come oggi, durante la festa del 1° agosto.
Curiamo gli scambi, così come fanno, con successo, i ricercatori attivi nel Parco nazionale, sia a livello nazionale che internazionale.
Immaginiamo come sarà la Svizzera fra 20, 30 anni.
Continuiamo a mantenere viva la nostra democrazia.
Ogni singolo giorno!
Non soltanto in occasione delle festività del 1° agosto, ma anche in tutti i giorni successivi.
Apriamo gli occhi e ammiriamo i paesaggi di questo splendido Parco nazionale.
Godiamoci le bellezze della nostra Svizzera.
Uniamoci e diamo tutti un contributo per conservare un Paese attrattivo e vivibile.
Con parole e stile radicalmente diversi il giorno precedente, Lorenzo Dellai, presidente della commissione paritetica Stato-Regione Trentino Alto Adige diffonde un freddo e stringato comunicato con il quale esprime soddisfazione per l’approvazione della norma di attuazione che decreta lo smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio. Tutto ciò senza passare dal voto del Parlamento nè tanto meno dal voto dei cittadini. Per cancellare 80 anni di storia sarà sufficiente la ratifica del Consiglio dei Ministri, la quale risulta essere scontata poiché la metà dei membri della commissione è nominata dal Governo.
Il deficit di democrazia lo percepiscono pure gli stambecchi. Gli unici a far finta di nulla sono i politici italiani.
PS. L’iter dell’iniziativa popolare e il dibattito generato da Più Democrazia in Trentino