Qui l’articolo di Bruno Tinti pubblicato a Ferragosto da il Fatto Quotidiano. Di seguito la risposta che ho inviato alla redazione del giornale:
Sapere è potere? In sé il conoscere non è sufficiente anzi, la storia ci racconta di innumerevoli casi in cui chi è entrato in possesso di determinate informazioni ha perso la vita.
Il potere ce l’ha chi decide, altro che informazioni e sapere. Raymond Aron direbbe che il potere politico è “la consegna a uno o ad alcuni della capacità di prendere decisioni obbligatorie per tutti”. Va da se che un buon decisore dovrebbe anche avere una buona conoscenza di ciò che va a disporre.
Per dimostrare che il referendum è uno strumento pericoloso Bruno Tinti si inventa di sana pianta la favola dei finanzieri e degli imprenditori che convincono il popolo bue che si può costruire su spiagge e montagne. Basterebbe l’elenco di abusi edilizi soggetti a distruzione, che non avverrà, per controbattere che, non sono certo le decisioni condivise a permettere la cementificazione in luoghi ameni. La realtà è ben diversa dalla fantasia disfattista dell’articolo. L’11 marzo 2012 in un Paese limitrofo, su iniziativa dei cittadini con gli amministratori contrari, il popolo ha approvato “basta la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!”. La consultazione era, come da loro Costituzione, senza quorum e vincolante per gli eletti.
Egli poi paventa un uso sventurato del potere legislativo in mano ai cittadini e suggerisce situazioni assolutamente fantasy e ancora la realtà lo smentisce categoricamente. Il 6 novembre sempre del 2012 su iniziativa dei cittadini è stata aumentata l’aliquota dei redditi sopra ai 250.000 USD per finanziare la scuola pubblica. Anche questa volta gli eletti erano contrari ma tant’è.
Posso ricordare anche l’iniziativa popolare “contro le retribuzioni abusive” volta a normare gli stipendi dei top manager delle società quotate. Il governo sempre contrario e i cittadini ad approvare. Lo stesso giorno, neanche a farlo apposta, gli stessi cittadini respingevano un’altra iniziativa popolare a titolo “sgravi fiscali: primo atto” consapevoli che ad una riduzione fiscale sarebbe corrisposto una riduzione di servizi.
Forse anche Bruno Tinti potrebbe convenire che le delibere dei cittadini sono state razionali e di buon senso.
Torniamo alla richiesta di respingere il referendum propositivo che l’articolo suggerisce e supponiamo che fossero i governi dei Paesi dove questo strumento già esiste che proponessero la sua abolizione. Dovrebbero superare lo scoglio dell’ULTIMA PAROLA AI CITTADINI! Arriverebbe a casa di ogni famiglia il pamphlet con le tesi favorevoli all’abrogazione e quelle contrarie. Ci sarebbe naturalmente il confronto sui media e sui social, ognuno ad esprimere le proprie tesi cercando di dare il meglio perché il rischio di favorire l’avversario sarebbe sentito e reale. Senza quorum la decisione sarebbe certa.
Come finirebbe? Sappiamo con certezza che per ora quei governi non hanno mai tentato questa strada, quindi, REFERENDUM PROPOSITIVO? ASSOLUTAMENTE SI!
Ringrazio Bruno Tinti aver sollevato la questione e la redazione per l’attenzione.
Emanuele Sarto
Cittadino firmatario della legge di iniziativa popolare a nome
Quorum Zero e più Democrazia.
Referendum propositivo? Assolutamente si!
Mentre Tinti argomenta con ipotesi, Emanuele scrive di “fatti reali”!
Trovo corretto procedere sulla scorta di esperienze di persone che hanno già aderito concretamente a tale istituto. E’ simile al procedere scientifico, dunque all’approccio anche ragionevolmente più corretto!
Un saluto.
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Purtroppo il procedere scientifico non è proprio nemmeno dei rappresentanti politici. Ciò accade sia a livello nazionale che a livello locale. I comitati per più democrazia promuovono gli strumenti di democrazia diretta con dati alla mano ed ispirandosi ad esperienze reali. I detrattori – e fra loro la maggioranza dei politici che vedono minacciati i loro privilegi – si limitano invece ad affermazioni vaghe ed emotive non supportate da evidenze scientifiche.
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