di Vincenzo Calì – Mentre nelle vie e nelle piazze spagnole si diffonde il canto del “Pueblo unido” e Pablo Iglesias pone un aut – aut ai socialisti (sì ad un governo di alternativa secca a condizione dell’ appoggio al referendum indipendentista catalano) in Italia si fanno gli scongiuri (Renzi in testa) per il mantenimento della legge elettorale maggioritaria recentemente varata dal Parlamento, portando il caso spagnolo come esempio di ingovernabilità. La sinistra italiana, e a maggior ragione quella trentina, non hanno nulla da dire in proposito? Ci si sta allontanando a velocità fotonica dalla prospettiva federalista, la sola entro cui ha un senso pensare ad un’Europa di Stati e Regioni retti con il consenso democratico delle popolazioni, e mentre la Spagna indica la strada maestra da seguire qui ci si gingilla con alchimie novecentesche, guidati da un ceto politico talmente compromesso con logiche di potere da far apparire trasparenti persino i trasformisti dei tempi della destra e sinistra storica. Dove è finita la cultura autenticamente autonomista, quella che pone la difesa e salvaguardia delle prerogative di autogoverno di un territorio alla base dell’agire politico? Colpisce l’assenza di voci critiche di fronte alla resa incondizionata allo status quo, che vuol dire perdita di ogni forma di autogoverno; nulla si sa, in vista della costituzione di una consulta provinciale, del lavoro svolto da una commissione di esperti incaricata di elaborare una proposta di terzo statuto. Con l’associazione più democrazia in Trentino abbiamo più volte lanciato l’allarme per la scarsa trasparenza con cui vengono affrontate questioni istituzionali che toccano la vita quotidiana dei cittadini, che si parli di statuti comunali e provinciali o di modifiche costituzionali. L’inquietudine fra i cittadini della nostra regione sta raggiungendo livelli di guardia senza che da parte dei decisori politici vi sia la capacità o la volontà di porre in essere forme partecipative (i referendum propositivi) senza le quali un sistema democratico non può compiutamente definirsi tale. Emblematico, riguardo l’attacco alle forme di autogoverno, ci viene dalla crisi bancaria alla quale si intende porre rimedio negando alla radice il principio della partecipazione (una testa un voto). E’giunta l’ora di dar vita ad una costituente popolare attraverso la quale il popolo trentino si faccia protagonista del proprio destino.
di Vincenzo Calì
(lettera inviata al giornale Trentino in data 21 dicembre e non pubblicata)