Comunicazione al Presidente Dorigatti: richiesta di parere del Consiglio d’Europa e in subordine ritiro del ddl

consiglio provincia PATQuesta la comunicazione depositata e protocollata presso la Presidenza del Consiglio provinciale di Trento alle ore 9:30 circa del 16 luglio 2014 per sollecitare il Consiglio provinciale a richiedere il parere al Consiglio d’Europa sul ddl 1/XV di iniziativa popolare e in subordine il ritiro del testo di legge al fine di tutelare i diritti popolari affermati dalla legge provinciale 3/2003.

Al Presidente del Consiglio Provinciale
Bruno DORIGATTI

Ddl di iniziativa popolare n. 1/XV “Iniziativa politica dei cittadini. Disciplina della partecipazione popolare, dell’iniziativa legislativa popolare, dei referendum e modificazioni della legge elettorale provinciale” (primo firmatario Alex Marini)

Richiesta di parere alla Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa su testo del disegno di legge di iniziativa popolare o in subordine ritiro del ddl 1/XV

Premesso che

1. il comitato Più Democrazia in Trentino dal dicembre 2011 è attivo per promuovere un intervento legislativo in materia di democrazia diretta e per favorire l’introduzione di strumenti complementari alla democrazia rappresentativa e di supporto all’attività istituzionale del Consiglio e della Giunta provinciale. Il testo di legge è stato scritto dopo aver effettuato uno studio comparativo con gli istituti vigenti in Svizzera, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Australia, Canada e altre democrazia occidentali e dopo un processo deliberativo che si è sviluppato all’interno del comitato stesso. Conclusa la stesura del testo, tra l’aprile e il luglio del 2012, la proposta di legge è stata sottoscritta da 4.000 elettori della Provincia Autonoma di Trento, presentata alla Presidenza del Consiglio Provinciale della XIV legislatura e protocollata come ddl di iniziativa popolare n.328/XV. Al termine della legislatura, nel novembre del 2013 è stata successivamente convertita nel ddl n. 1/XV.
Nel corso delle due consigliature si sono svolte diverse sedute interlocutorie e di programmazione che si sono aggiunte ad una serie di audizioni per l’approfondimento tecnico della proposta di legge.
Il 30 maggio 2013 sono state condotte le audizioni di Bruno Kaufmann (Institute for Referendum and Initiative), Thomas Benedikter (POLITIS – Centro Sudtirolese di Formazione e Studi Politici) e Roberto Toniatti (Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Trento).
Il 26 febbraio 2014 sono stati auditi Paul Blokker (CoPolis – Constitutional Politics in Post-Westphalian Europe) e Pierre Garrone (Commissione di Venezia – Consiglio d’Europa).
Il 4 marzo 2014 sono state condotte le audizioni di Fondazione Ahref, Scuola di Promozione Sociale e sindacati Cgil, Fenalt e Dirpal mentre il 22 maggio 2014, dal presidente Roberto Giovannini, sono state depositate le osservazioni dell’Associazione delle ASUC del Trentino.
Il 1 luglio ha infine avuto luogo la conferenza di informazione con le esposizioni dei relatori Roberto Toniatti (Diritto pubblico comparato, Università di Trento), Roberto Louvin (ex presidente Regione Valle d’Aosta e prof. di Diritto pubblico comparato, Università della Calabria), Antonio Floridia (Progetto partecipazione, Regione Toscana), Luca De Biase (Fondazione Ahref) e Leonello Zaquini (consigliere comunale, Cantone Neuchatel)

2. la Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, istituita nel 1990 e meglio nota come Commissione di Venezia, è un organo consultivo del Consiglio d’Europa sulle questioni costituzionali. La Commissione di Venezia è composta da esperti di diritto costituzionale e internazionale, giudici di corti supreme o costituzionali e membri di parlamenti nazionali. La Commissione svolge un ruolo importante nella difesa del patrimonio costituzionale europeo e si è progressivamente evoluta sino a diventare un’istanza di riflessione giuridica indipendente, internazionalmente riconosciuta.
La Commissione è stata particolarmente attiva nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, assistendoli nella redazione di costituzioni nuove e di leggi sui tribunali costituzionali, di codici elettorali, di leggi sulle minoranze e di altre disposizioni riguardanti le istituzioni democratiche. Inoltre, nonostante sia nata per suppportare l’attività di scrittura delle costituzioni nei paesi dell’Europa dell’est, la Commissione ha redatto anche i codici di buona condatta in materia elettorale e in materia di referendum, i quali sono stati adottati da tutti i paesi membri del Consiglio d’Europa. Tali codici, ad esempio, sono stati utilizzati come riferimento per studi condotti dal Congresso dei poteri locali e regionali sullo stato della democrazia di paesi come la Spagna, la Svizzera, il Belgio e i Paesi Bassi.
La Commissione non impone leggi, ma sottolinea attraverso studi e pareri le eventuali imprecisioni, i possibili rischi o incompatibilità con le norme del patrimonio costituzionale europeo. Spetta poi al paese o agli enti locali che hanno richiesto la redazione di un parere trarre le proprie conclusioni e trovare la soluzione appropriata.
La Commissione estende il suo campo di attività oltre le frontiere del continente europeo. Dopo l’ingresso degli Stati Uniti comprende un totale di 59 stati. Gli Stati che godono di uno statuto di osservatore presso la Commissione di Venezia sono: Argentina, Canada, Santa Sede, Giappone, Kazakstan e Uruguay.
Il primo presidente della Commissione di Venezia fu il costituzionalista Antonio La Pergola mentre il presidente attuale è nuovamente un italiano, Gianni Buquicchio.
Tutto ciò per confermare come la Commissione non sia solo uno dei più formidabili successi della diplomazia italiana nelle relazioni giuridiche internazionali ma, soprattutto, un organo riconosciuto dalla comunità internazionale e quindi un sicuro punto di riferimento anche per gli enti locali della Repubblica Italiana.

3. Il Codice di Buona Condotta Referendum, del quale il Consiglio d’Europa raccomanda l’immediata applicazione in tutti gli stati membri, è stato approvato nel 2007 anche dal Congresso delle Autorità Locali e Regionali del Consiglio d’Europa con il voto del rappresentante della Provincia Autonoma di Trento, che allora era Carlo Andreotti.
Il Codice sui referendum è stato elaborato a seguito dell’approvazione del Codice di Buona Condotta in Materia Elettorale e riflette i principi del patrimonio referendario europeo. E’ quindi un documento di riferimento per il Consiglio d’Europa in questo ambito e base per un possibile ulteriore sviluppo dell’ambito giuridico delle consultazioni popolari nei Paesi europei.
In occasione dell’audizione del 26 febbraio 2014, dopo aver illustrato le raccomandazioni del Consiglio d’Europa in materia referendaria, Pierre Garrone ha espresso la piena disponibilità della Commissione di Venezia ad esaminare, valutare ed esprimere un parere su documenti, leggi e proposte di legge della Provincia Autonoma di Trento sulla base delle raccomandazioni contenuti del Codice di Buona Condotta sui Referendum. Tale disponibilità è stata accolta positivamente da tutti i presenti alla seduta ed in particolare dal Presidente della Prima commissione Luca Zeni che ha promesso di impegnarsi a procedere in tal senso.

Preso atto che

– il Presidente Rossi e l’intera coalizione di maggioranza composta da PD, UPT, UAL e PATT hanno presentato una serie di emendamenti con il fine di annullare l’impianto giuridico e le molteplici proposte contenute nel progetto di legge di iniziativa popolare 1/XV (ex 328/XIV);

– i capigruppo della coalizione di maggioranza, nonostante la rilevanza della riforma in oggetto, non hanno risposto alle sollecitazioni provenienti dai proponenti dell’iniziativa popolare per una proficua collaborazione e per un dialogo finalizzato a trovare un accordo condiviso con le opposizioni e con il corpo elettorale;

– la conferenza di informazione sulla democrazia diretta che ha avuto luogo presso il Consorzio del Comuni il giorno 1 luglio 2014 è stata caratterizzata da una scarsa partecipazione dei rappresentanti eletti in consiglio provinciale; che solo il Presidente Bruno Dorigatti e i consiglieri Marino Simoni e Violetta Plotegher hanno partecipato integralmente e che nessun assessore vi ha preso parte, eccetto Carlo Daldoss, il quale peraltro non gode nemmeno del diritto di voto in sede legislativa;

– gli atti della conferenza non sono ancora stati ultimati e consegnati ai 35 rappresentanti che compongono il Consiglio provinciale;

– gli emendamenti proposti dalle forze politiche non sono stati notificati ufficialmente ai promotori dell’iniziativa popolare privandoli di un’informazione essenziale ed evidenziando un preoccupante vizio procedurale;

– i resoconti delle sedute della Prima commissione del 4 giugno e del 17 giugno non sono ancora stati resi pubblici e quindi sono tuttora indisponibile al corpo elettorale e agli stessi consiglieri provinciali;

– le carenze metodologiche nell’esame tecnico-giuridico dei singoli istituti della proposta di legge manifestata nell’istruttoria legislativa;

– la mancanza di trasparenza nella consegna della resocontazione delle sedute e nelle comunicazioni ai promotori dell’iniziativa;

– la mancanza di una volontà di confronto, aggravata peraltro da grossi limiti procedurali e di trasparenza, che invece dovrebbe caratterizzare i rappresentanti eletti nelle istituzioni allo scopo di riconoscere e valorizzare il contributo proveniente dal corpo elettorale;

il sottoscritto Alex Marini, primo firmatario del ddl 1/XV

CHIEDE

– al Presidente del Consiglio di farsi carico, per conto e a nome del sottoscritto, di sollecitare il rinvio del ddl in commissione – ai sensi dell’articolo 108 del Regolamento interno del Consiglio provinciale – e di attivarsi formalmente e in tempi celeri per richiedere il parere alla Commissione di Venezia, anche tramite il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, sul progetto di legge di iniziativa popolare che regola gli istituti di partecipazione, i referendum e l’iniziativa popolare. Unitamente alla richiesta ufficiale di parere sul ddl 1/XV elaborato sulla base del Codice di buona condotta sui referendum e del Codice di buona condotta in materia elettorale, dovrà essere inoltrata ai funzionari del Consiglio d’Europa tutta la documentazione inerente l’istruttoria legislativa prodotta fino ad oggi, inclusi gli atti prodotti in occasione della conferenza di informazione del 1 luglio 2014. Il parere potrà altresì includere un’analisi sulla partecipazione dei cittadini al processo di elaborazione delle politiche pubbliche e una relazione sullo stato della democrazia locale. Chiede infine di essere messo in copia e tenuto al corrente della procedura e dello sviluppo dei lavori di analisi e di approfondimento condotti dai funzionari e dagli esperti del Consiglio d’Europa;

in mancanza di un impegno formale da parte del Consiglio provinciale al soddisfacimento della sopracitata condizione, il sottoscritto

CHIEDE

– di ritirare il progetto di legge di iniziativa popolare ai sensi dell’articolo 97 del Regolamento “Ritiro dei disegni di legge” che riconosce la facoltà, riservata al proponente, di comunicare al Presidente del Consiglio il ritiro del disegno di legge in qualsiasi momento prima del passaggio alla discussione articolata, ovvero prima dell’esame di ciascun articolo. Tale scelta, è imposta dalle esigenze di non mettere a rischio i diritti popolari introdotti con la legge 3/2003 e di tutelare il corpo elettorale dall’approvazione di una legge che si prospetta controversa poichè inasprisce ulteriormente il coefficiente di difficoltà nell’uso degli strumenti referendari e dell’iniziativa popolare.

Ringraziando per la cortese attenzione e in attesa di un cordiale riscontro, si porgono distinti saluti,

Alex Marini – Primo firmatario ddl 1/XV

 

9 pensieri su “Comunicazione al Presidente Dorigatti: richiesta di parere del Consiglio d’Europa e in subordine ritiro del ddl

  1. Direi che il consiglio si sta muovendo perfettamente in linea con la politica nazionale caratterizzata dall’arroganza renziana nel chiudere definitivamente lo spiraglio di collaborazione e dialogo delle istanze popolari, cioè di porre fine ad una democrazia collocata all’interno del perimetro tracciato dai minimi standard delle democrazie occidentali più evolute. In questo percorso di iter legislativo di iniziativa popolare, che ormai si protrae da almeno 2 anni, viene fuori la sproporzione di risorse (denaro + controllo dei media) tra le parti. Il “prodotto” di legge confezionato con perizia e dedizione da parte di un gruppo di cittadini competenti sostenuti inoltre, attraverso le firme, da migliaia di trentini, è come dare le perle ai porci. La politica dominante può permettersi il lusso di fare la figura dei porci, poiché immunizzata da una informazione compiacente (inesistente) sull’argomento. Essa quindi non appare per quello che è (cioè dei porci antidemocratici) nella percezione presso l’opinione pubblica. In questa fase penso che solo un gesto eclatante possa attirare l’attenzione dei trentini su istanze così preziose per il futuro delle nostre comunità.

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  2. Direi perfettamente in linea con l’arroganza della politica nazionale renziana. La politica dominante tende a chiudere il già stretto spiraglio sulla possibilità di accogliere istanze popolari dal basso, relegando di fatto la nostra democrazia al di fuori del perimetro tracciato dalle democrazie occidentali più evolute rendendola una vera e propria partitocrazia. L’iter del disegno di legge avviato da ormai due anni, meritava ben altra accoglienza nei piani alti di Trento. Questa perla di democrazia confezionata da un gruppo di cittadini generosi e competenti supportati da altri cittadini Trentini (4000 le firme raccolte) è una perla che giunge ai porci. La maggioranza dei
    consiglieri, pur essendo consapevoli di esserlo (dei porci antidemocratici) non se ne preoccupano, poiché sono immunizzati dai media compiacenti (silenzio quasi tombale sull’intera vicenda).
    A questo punto serve pensare ad una azione eclatante per attirare l’attenzione sulla vicenda. Non possono continuare a passarla liscia.

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  3. Credo che il comportamento dei rappresentanti non faccia altro che delegittimarli ulteriormente. Loro malgrado, le istanze dei cittadini emergeranno. L’importante è lavorare con costanza e abnegazione.

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