L’estate scorsa numerosi membri dell’associazione Più Democrazia in Trentino hanno aderito all’iniziativa promossa dal comitato Più Democrazia Venezia per chiedere di eliminare il quorum di partecipazione nei referendum abrogativi previsti dall’art. 751 della Costituzione e per introdurre il referendum consultivo nei disegni di riforma costituzionale.
L’iniziativa del comitato veneziano si è concretizzata in due petizioni che sono state consegnate agli uffici del Senato della Repubblica il 31 luglio scorso, ultimo giorno utile per presentare proposte di emendamento alle riforme costituzionali in via di discussione.
La petizione è uno strumento di democrazia diretta previsto dall’art. 502 della Costituzione e che ha modalità di trattazione differenti a seconda del ramo del Parlamento al quale viene presentata. Nel caso del Senato, premesso che l’art. 1403 del regolamento interno è piuttosto contenuto, la prassi prevede che siano esaminate solo le petizioni che hanno attinenza ai disegni di legge già assegnati e, una volta delegato l’esame della petizione alle proprie commissioni, l’esito potrà essere la presa in considerazione della petizione o l’archiviazione della stessa.
Le petizioni a prima firma di Federico Bonollo dovevano essere annunciate in Commissione affari istituzionali alla prima seduta utile. Anche nell’Aula del Senato. Purtroppo, l’ansia di dover approvare le cosiddette “riforme costituzionali” senza prendere in considerazione le idee di opposizioni, minoranze e comuni cittadini le petizioni sono state annunciate con due mesi di ritardo.
I senatori hanno avuto l’occasione di ascoltare le richieste, che da anni e sempre più diffusamente caratterizzano le iniziative per più democrazia a tutti i livelli amministrativi, solo in fase di approvazione in seconda lettura della nuova legge di modifica della Costituzione.
Anche in quest’occasione i diritti popolari, anche se non vincolanti come le petizioni, sono stati calpestati. Con la nuova Costituzione ci verrà riconosciuto almeno il diritto di mugugno?4
Qui l’elenco pubblicato sul sito del Senato in cui verranno inserite le petizioni
(Petizione annunciata il 24 settembre 2015)
Note a piè di pagina:
1 Articolo 75 della Costituzione: “E` indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum”.
2 Articolo 50 della Costituzione: “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”.
3 Articolo 140 del regolamento del Senato: “1. Pervenuta al Senato una petizione che richieda provvedimenti legislativi o esponga comuni necessità, il Presidente ha facoltà di disporre che venga accertata la sua autenticità e la qualità di cittadino del proponente, salvo che la petizione sia stata presentata di persona da un Senatore. 2. La petizione viene quindi comunicata in sunto all’Assemblea e trasmessa alla Commissione competente per materia”.
4 Il diritto di mugugno – Sulle galee genovesi c’erano due tipi di contratto: quello con o senza mugugno. Si veniva pagati di più se si rinunciava al diritto di lamentarsi, di mugugnare. (da “Remare su una galea” al Museo del mare di Genova)
Almeno questo volta ci credevo, sono troppo abbattuto 😦 Non dico dire di “sì” ma almeno avere la risposta….
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