Dopo un numero non ben definito di sedute del Consiglio provinciale di Trento svolte tra il 2016 e il 2017 all’insegna dell’ostruzionismo sui disegni di legge 18/XV e 23/XV, “le modificazioni della legge elettorale provinciale 2003 in tema di parità di genere e promozione di condizioni di parità per l’accesso alle consultazioni elettorali fra uomo e donna” sono entrate in vigore con la conversione in legge del ddl 186/XV a firma di Manuela Bottamedi e Giacomo Bezzi.
Tanto tuonò che alla fine non piovve verrebbe da dire. Le forze politiche di opposizione non hanno infatti chiesto di sottoporre le modifiche della legge elettorale a referendum confermativo secondo le modalità previste dall’articolo 47 dello Statuto di autonomia. Per esercitare tale prerogativa sarebbe bastata la firma di 7 consiglieri ma evidentemente non c’è stata coesione di intenti rispetto alla scelta di rimettere la decisione al corpo elettorale.
L’iter del disegno di legge 186/XV, il cui titolo originario era «Modificazioni della legge elettorale provinciale 2003: elezione indiretta del Presidente della Provincia e degli assessori provinciali», ha avuto un esito non affatto scontato grazie all’astuzia con cui è stato fatto approdare nell’aula del Consiglio provinciale. Nella prima fase è stata elusa la possibilità applicare il divieto di contingentamento dei tempi di discussione mentre nella seconda fase, con un accordo implicito tra la prima firmataria e le forze politiche di maggioranza, è stato stravolto il contenuto della proposta di legge eliminando il 90% degli articoli e riproducendo integralmente le proposte che erano contenute nel testo originale del ddl 18-23/V. Dei 37 articoli iniziali ne sono rimasti solo 5 che hanno introdotto, in sintesi, quote del 50% per ciascun genere nella composizione delle candidature per le elezioni provinciali e una riduzione da tre a due preferenze, prevedendo, contestualmente, l’obbligo di esprimere preferenze di genere diverso qualora l’elettore decida di esprimerle entrambe.
La proposta di legge 186/XV è stata approvata il 1° dicembre 2017 (verbali di seduta: 30 nov 2017 e 1 dic 2017) e pubblicata sul Bollettino Unico Regionale il 15 dicembre. Ai sensi dell’articolo 47 dello Statuto di autonomia, entro tre mesi dalla pubblicazione, un cinquantesimo degli elettori (circa 8500) o un quinto dei componenti del Consiglio provinciale (7 consiglieri) avrebbero potuto richiedere di sottoporre la legge a referendum confermativo. La legge sottoposta a referendum non sarebbe stata promulgata se non fosse stata approvata dalla maggioranza dei voti validi (referendum a quorum zero). Tale opzione, tuttavia, a dispetto degli intenti espressi dalle opposizioni, non è stata esercitata e la legge è stata promulgata dal Presidente della Giunta provinciale il 15 marzo scorso (legge provinciale 4/2018). Tutte le forze politiche, già a partire dalle elezioni provinciali del prossimo ottobre, dovranno pertanto adeguarsi alla nuova legge nella composizione delle liste dei candidati e delle candidate. Gli elettori, invece, potranno esprimere al massimo due preferenze e comunque di genere diverso l’una dall’altra, pena l’annullamento della seconda preferenza.
Ora non resta che attendere quale sarà l’esito dell’imminente campagna elettorale e le modalità con cui sarà nominata la prossima giunta provinciale per verificare, con numeri alla mano, quale sarà l’effetto della novella legislativa e dei principi difesi dalla Giunta provinciale, coerentemente con gli obblighi inseriti nella legge elettorale, per una rappresentanza paritaria anche nella composizione del prossimo organo esecutivo.
Di seguito le note alle modifiche della legge elettorale introdotte con l’approvazione del ddl 186/XV: