(lettera pubblicata sul Corriere del Trentino – 26 settembre 2015)
La presente è per inserirmi nel dibattito sui gettoni presenza e sulle indennità da corrispondere a consiglieri e presidenti delle circoscrizioni che ha visto sulle pagine di questo giornale il coinvolgimento anche della presidente del consiglio comunale di Trento Lucia Coppola (in replica all’intervento di Marco Ianes).
La disputa ricorrente sui costi della politica avrebbe una soluzione oltremodo banale. Infatti, la logica democratica suggerirebbe, e nessuna legge lo vieta, che le decisioni riguardanti il compenso degli amministratori comunali possano essere sottoposte alla volontà popolare. Ovviamente nei limiti della normativa regionale. D’altra parte, le indennità ai rappresentanti politici sono finanziate con i soldi versati dai contribuenti e sembrerebbe auspicabile, oltre che di buon senso, che a loro stessi sia riconosciuta la facoltà, se lo ritengono opportuno, di decidere con che modalità e in che misura erogarle.
In questo ambito il consiglio comunale di Trento ha ampi margini di manovra. In particolare, ha l’opportunità di procedere con un aggiornamento sostanziale alla carta che regola la vita pubblica locale, lo Statuto comunale. Per farlo sarebbe sufficiente cogliere alcuni dei suggerimenti contenuti nella proposta di modifica statutaria elaborata dall’associazione Più Democrazia in Trentino e consegnata ai consiglieri nei giorni scorsi. La stessa doveva essere messa all’ordine del giorno della commissione dei capigruppo già il 14 settembre, come peraltro concordato nei mesi scorsi, ma è ancora parcheggiata fra le varie ed eventuali.
Tra le diverse proposte, merita menzione l’iniziativa popolare a voto popolare (referendum propositivo), la cui disciplina prevede anche la possibilità di introdurre nuove disposizioni o modifiche allo Statuto o ai regolamenti comunali. Facendo ricorso a tale strumento di partecipazione, numerose decisioni, fra le quali quella relativa ai costi della politica, potrebbero essere prese direttamente dai cittadini. Tutto ciò, senza segreti e spesso inconcludenti tira e molla tra fazioni interne, ma attraverso un dibattito pubblico libero e aperto e una decisione finale certa presa con il voto popolare.
Con l’iniziativa popolare a voto popolare, i cittadini avrebbero gli strumenti per mettere in agenda e accelerare l’attività delle istituzioni nonché di partecipare direttamente ai processi decisionali per complementare, e talvolta correggere, il potere esercitato dagli organi rappresentativi. La rappresentanza politica avrebbe invece la possibilità di sottoporre al voto popolare una controproposta consentendo di trovare una via intermedia o migliorativa all’iniziativa promossa dai cittadini.
Da quanto esposto nelle premesse appare evidente che l’iter di discussione sulle modifiche dello Statuto non può essere boicottato bensì deve essere istruito con metodo e diligenza. Il consiglio comunale ha l’obbligo morale e civico di rispondere alle sollecitazioni dei cittadini che hanno lavorato con spirito collaborativo e dedizione nel corso dell’intero periodo estivo e che confidano che l’impegno profuso sia valorizzato adeguatamente.
Il caso di Luca Casalini:
Versione testuale della risposta
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Caro Marini
lei sfonda una porta aperta: il nostro giornale, da sempre, è attento al tema del coinvolgimento dei cittadini nell’azione amministrativa. Le proposte avanzate ai consiglieri comunali da parte del comitato «Più Democrazia in Trentino» sono meritevoli di essere inserite in tempi rapidi nell’agenda dell’assemblea di Palazzo Thun. Sarebbe inoltre un’occasione di occupare finalmente i consiglieri su argomenti importanti per la vita di una comunità.
Se da un lato è auspicabile che il Comune si doti di uno strumento come il referendum propositivo, dall’altro bisogna stare attenti a non considerarlo una sorta di panacea di tutti i mali. Va evitato quello che gli esperti chiamano «eccesso da referendum». Come in tutte le cose ci vuole la giusta dose di buonsenso. Proprio per questo nutro un qualche dubbio sull’opportunità di sottoporre a giudizio popolare temi quali le indennità. Temo che il confronto venga avvelenato dal populismo che oggi anima, purtroppo, l’arena politica. I costi della politica vanno tagliati, ma stiamo attenti a non buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Vorrei fare un’ultima annotazione in merito alle Circoscrizioni. Si sta parlando di retribuzioni per presidenti e consiglieri. Ma una grande occasione è stata per l’ennesima volta sprecata: quella di rimettere mano a una riforma coraggiosa delle Circoscrizioni stesse. Oggi, in un contesto dove i Comuni si stanno associando e fondendo tra loro, continuare ad avere in una città di 100.000 abitanti dodici consigli di quartiere è un controsenso. Di questo, però, nessuno parla.
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