La proposta di aggiornamento del titolo dedicato agli istituti di partecipazione dello Statuto comunale elaborata dall’associazione di Più Democrazia in Trentino e presentata pubblicamente il 12 settembre è rimasta lettera morta. Scarsa, se non nulla, è stata l’attenzione riservata dal consiglio comunale al documento frutto dell’impegno civico e del lavoro dei cittadini sviluppato nel corso dei mesi estivi.
La commissione dei capigruppo (da questa legislatura sostitutiva della commissione statuto e regolamento) ha deciso di portare in aula il progetto redatto su iniziativa del segretario generale del Comune di Trento. Il dibattito in commissione è stato povero di contenuti. L’atteggiamento delle forze politiche di maggioranza si è conformato passivamente all’adozione di una modifica minimale mentre i contributi dei consiglieri che miravano a introdurre istituti più innovativi sono stati prima silenziati e poi rigettati.
A differenza di quanto accaduto nella scorsa consiliatura, quando per lo meno i proponenti della proposta di delibera di iniziativa popolare furono ascoltati, non è stata convocata alcuna audizione al fine di acquisire nozioni ed elementi propedeutici a un dibattito informato e consapevole. Sebbene gli adattamenti riguardassero il titolo relativo agli istituti referendari e di democrazia deliberativa, nemmeno l’assessore alla partecipazione è stato coinvolto nel processo di modifica dello Statuto.
Il risultato finale è che, a ridosso delle sedute di Consiglio programmate per martedì 1 e mercoledì 2 dicembre, nessuna integrazione rispetto ai termini minimi fissati dalla legge ha superato le resistenze e i pregiudizi delle forze politiche di maggioranza. Tutto ciò, alla faccia del manifesto programmatico del marzo 2015 sottoscritto da numerosi candidati, del percorso partecipato iniziato cinque mesi fa e degli input che l’associazione ha cercato di dare in varie forme e con diverse modalità (qui la cronostoria nel dettaglio).
Il dato che ne esce è sconfortante. I contribuenti hanno sborsato migliaia di euro per pagare inconcludenti sedute di commissione. I passaggi burocratici sono stati numerosi ma i consiglieri non hanno ascoltato né esperti né soggetti interessati. Non sono scaturite discussioni con cognizione di causa incentrate sui contenuti ma vere e proprie aste al rialzo sulle percentuali (barriere) per limitare la partecipazione popolare. La versione semplificata di modifica dello statuto proposta dall’associazione e sottoposta tramite l’intergruppo è stata neutralizzata per questioni procedurali e liquidata in poche decine di minuti di dibattito in commissione.
Arrivati a questo punto i cittadini possono recarsi all’Urp o scrivere agli indirizzi di posta elettronica della segreteria generale segreteria_generale@comune.trento.it oppure segreteriagenerale.comune.tn@cert.legalmail.it per presentare suggerimenti, valutazioni e osservazioni. C’è tempo fino alle ore 12.00 di lunedì 23 novembre (domani) poi la parola finale spetta al consiglio.
QUI LE OSSERVAZIONI SUGGERITE DA PIU’ DEMOCRAZIA IN TRENTINO
CALL FOR ACTION
Credo che sarebbe da riflettere se abbiamo sovrastimato la possibile disponibilità culturale dei consiglieri comunali trentini, fatte le dovute lodevoli eccezioni, di avere da loro una sufficiente attenzione per un serio e sereno approfondimento sul tema della democrazia diretta. Senza voler essere strumentalmente fraintesi sembra essere di fatto necessario fondare un nuovo partito, gemellato con la LEGA NAZIONALE PER LA DEMOCRAZIA di Aung San Suu Khi che ha vinto con circa il 70% dei voti. In realtà quasi tutti loro è gente comune che non si rende conto del valore intrinseco della proposta. Sono presi dal panico di dover mettere in gioco l’attuale routine di un impegno post lavorativo personalmente gratificante con una visibilità sociale maggiore rispetto al cittadino qualunque. Altro panico è quello di mettere in discussione la “personalmente conveniente interpretazione” che tra loro si danno rispetto al mandato amministrativo che i cittadini hanno dato loro. L’interpretazione comune è quello di un mandato con fiducia cieca per 5 anni che sarà sottoposto a verifica alle prossime amministrative. Mandato svolto sostanzialmente in modo autoreferenziale, fatto salvo qualche confronto con amici più o meno stretti o con questuanti. Nel migliore dei casi con associazioni rappresentative di espressioni di istanze di parte della comunità.
Senza perdere altro tempo penso che si debba da subito scegliere la strada di una sensibilizzazione diffusa dei cittadini proponendo il referendum in tutti i comuni che hanno il vantaggio del quorum zero. La fatica della veloce raccolta firma in 90 giorni, in non pochi comuni potrebbe avere successo. Incominciamo a lavorare in tal senso cercando contatti con associazioni e partiti che condividono questi ideali.
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