Perché il cavallo non beve l’acqua? Indovinello irrisolvibile per la Consulta Trentina

Lunedì 12 giugno è stata una giornata particolarmente significativa per la Consulta trentina per quanto concerne la partecipazione: in calendario la prima tornata di audizioni della società civile organizzata (la seconda è in calendario il 17 luglio).
Due parole, audizioni e società civile, pronunciate con grande orgoglio e ribadite in ogni dove: sul sito dedicato ai lavori della Consulta Trentina, sulla stampa per promuovere l’evento, persino sull’invito fatto pervenire ai rappresentanti della società civile che hanno chiesto di essere ascoltati.

E cosa ha detto la società civilissima il 12 giugno? Quali idee sono emerse? Sono state fatte proposte? Magari c’è stata anche qualche critica – forse costruttiva, forse no. Dove sono le informazioni? Avrà pur detto qualcosa questa società civilissima, o no?
Stando ai vari resoconti pare proprio di no.

Sappiamo che era lì, la stampa ha elencato più volte le Associazioni chiamate a esprimersi.
Che siano restati tutti in silenzio? Una nuova forma di protesta? Perché si sa, il silenzio può essere più assordante delle parole.
Niente di tutto ciò.
Le audizioni non sono state silenziose, sono state silenziate.

Certo, esiste il filmato integrale di quanto accaduto il pomeriggio del 12 giugno e chi è davvero interessato ed entusiasta e autenticamente partecipante può andarselo a guardare – sono solo 3 ore e mezza di riprese in fondo.

La stampa presente si è interessata alle parole dei Parlamentari e poi si è ritirata nelle redazioni per renderne conto. Comprensibile, i Parlamentari hanno poche occasioni per esprimersi e difficilmente trovano spazio sui giornali. I quotidiani del 13 giugno infatti hanno riportato in bella posizione le riflessioni dei nostri Rappresentanti – e nelle ultime righe, di nuovo, l’elencazione delle Associazioni presenti. Fine.

Sul sito della Consulta stesso approccio: un resoconto di 72 righe – pari a 1.125 parole. Alle Associazioni sono state riservate 5 righe – pari a 62 parole. Sempre la stessa sterile elencazione, un copia&incolla immutato.

Potete verificare. Io l’ho fatto.

La partecipazione presuppone il rispetto delle persone cui ci si rivolge per un contributo, sia in termini formali che sostanziali. Le Associazioni hanno avuto la parola con oltre un’ora di ritardo; nonostante questa prova di pazienza non si sono sottratte e hanno portato le loro idee; di tutto ciò non si è data la minima evidenza.

Quindi: perché i cittadini non partecipano? Questo il senso dell’indovinello posto alla Consulta Trentina – che non riesce a darsi una risposta a quanto pare.

Siccome sono una aspirante partecipante, ostinatamente entusiasta, mi sono improvvisata movie-maker e ho prodotto una sintesi di quel pomeriggio: in 18 minuti sono riassunte le parole e le riflessioni più interessanti (in tema di partecipazione).
Basta andare su youtube e digitare “Consulta per lo Statuto – Audizioni in Pillole”
Chi saprà guardare e ascoltare, in queste immagini e in queste parole troverà indizi utili per risolvere l’indovinello.

Comunicazione inviata a tutte le redazioni in data 24 giugno. Pubblicata dal Corriere del Trentino in data 27 giugno:

 

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4 pensieri su “Perché il cavallo non beve l’acqua? Indovinello irrisolvibile per la Consulta Trentina

  1. Il cavallo non beve l’acqua perché si trova in un recinto e l’acqua è ben custodita distante. Che motivo hanno le cittadine e i cittadini di avvicinarsi a qualcosa dal quale sono esclusi, la legge di iniziativa popolare chiede che il Popolo sia incluso nel processo decisionale. Fin che viene escluso mi sembra assolutamente normale che l’acqua non venga bevuta. Non è possibile berla quindi non fingiamo stupore.

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  2. Non stupisce (parlo per me) che le persone restino lontane da queste “liturgie”, del tutto sterili.
    Dici bene Emanuele: se sei escluso nei fatti (anzi, peggio: manipolato) usi diversamente il tuo tempo e lasci andare.
    Grave e sconcertante in questa vicenda è il ruolo dell’informazione, che nei fatti inibisce l’espressione del dissenso. Non lo racconta neppure il dissenso, anche fosse per dissociarsi o contestarlo. Semplicemente non dice. Silenzia. Come non fosse.

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