La Capigruppo del Consiglio provinciale decide di non decidere – Dopo 6 anni schiaffo finale all’iniziativa dei cittadini

27 luglio 2018 – L’occasione per migliorare la democrazia nella nostra Provincia c’era fino a ieri mattina, ed era l’ultima possibile per questa legislatura. Oggi non c’è più. È stata soffocata ancora prima che giungesse in culla. È bastato che nella Capigruppo qualcuno brandisse lo spettro dell’ostruzionismo per far scattare il riflesso molto condizionato (e praticato) di evitare il confronto pubblico ricorrendo a bizantini tecnicismi regolamentari e a scaltre conte.
Insomma, meglio evitare, potendo.

Infatti l’unica decisione presa dalla Capigruppo è stata quella di non decidere.
La proposta di legge emendata e minimale sulla democrazia diretta non varcherà la soglia del Consiglio provinciale.
Si fa come non ci fossero oltre 4.000 firme a sostegno di quella iniziativa popolare, si fa come non fossero già passati 6 anni da quando il disegno di legge è stato depositato, si fa come non fosse compito qualificante della democrazia decidere.

Sul piatto c’erano solo 7 articoli – il disegno di legge originario ne prevedeva 50.

Una proposta minimale da parte dei Promotori, che hanno fatto il primo passo in direzione del compromesso, trovando un obiettivo in comune con il Presidente della Giunta Ugo Rossi e l’Assessore Mauro Gilmozzi: riuscire ad approvare entro fine legislatura alcuni interventi mirati sulla legge referendaria che permettano di compiere un dignitoso passo in avanti verso una democrazia migliore.
Ostacoli e resistenze si erano percepiti già nelle prime 2 riunioni ufficiali svoltesi nelle ultime settimane (12/07 capigruppo13/07 1.a Commissione): alcuni consiglieri di minoranza (unica eccezione il Consigliere 5 Stelle) lamentavano l’improvvisa e inaspettata accelerazione impressa alla trattazione di questa materia.
Eppure questa “materia” giaceva in Consiglio provinciale da 6 anni e nell’ultimo anno il Presidente del Consiglio Dorigatti ha puntualmente portato la calendarizzzione del DDL di iniziativa popolare in ogni riunione dei capigruppo. Nessuno ha ritenuto importante riportare in aula il disegno di legge per la discussione finale. Nessuno.Lamentare un recupero in extremis lasciava ben intendere l’approccio strumentale: che a distanza di ben 6 anni le Istituzioni diano risposte ai Cittadini dovrebbe essere considerato atto dovuto (seppur tardivo), non accelerazione immotivata e inaspettata.

Sul piatto c’erano solo 7 articoli – e una giornata di Consiglio per discuterli e votarli.

Cammino tormentato quello di questa iniziativa: nonostante la metodica azione divulgativa dei promotori, le audizioni di alto profilo, una conferenza di informazione, il coinvolgimento di organismi e organizzazioni internazionali, le decine di sedute in Prima commissione e il certosino lavoro di analisi del gruppo di lavoro istituito dopo la pubblicazione del parere della Commissione di Venezia, ebbene nonostante tutto ciò in questi 6 anni nessuno ha preso iniziative, nessuno ha agito. Mai.

Sul piatto c’erano solo 7 articoli – il 25 luglio a Bolzano il Consiglio provinciale ha varato, discutendo e votando, un’intera legge sulla democrazia diretta

Gli emendamenti negoziati dai Proponenti dovevano essere portati in Consiglio e votati. Un atto di rispetto elementare nei confronti dei cittadini.
Il primo e più qualificante scopo della democrazia è decidere – nel modo migliore e più condiviso possibile. Se la democrazia non decide, a cosa serve?
L’unanimità è un’eccezione e quando si trasforma in unanimismo è patologia.
Fare democrazia, soprattutto in un sistema rappresentativo, significa esprimere pubblicamente il proprio pensiero, nel merito e nel luogo deputato (il Consiglio) e accettare o respingere le proposte in discussione.
Evitare questa elementare pratica democratica significa nei fatti sottrarsi alla propria responsabilità politica e personale, evitando di rendere conto ai cittadini delle proprie legittime posizioni.

Sul piatto c’erano solo 7 articoli – ricorderemo a lungo e ai molti chi si è sottratto al proprio compito di Rappresentanza (minacciando di parlare troppo o non parlando affatto).

Il fatto che la qualità della democrazia sia un elemento trasversale non ha contato. Non c’è stata esitazione nel dare precedenza agli interessi di parte, alla ricerca di consenso elettorale, alla malriposta necessità di contrapporsi in maniera rigida, sempre, comunque, “a prescindere”.
Una democrazia che si nutre di contrasto strumentale e propagandistico invece che di ricerca della massima condivisione possibile a beneficio dei “rappresentati” non ha futuro.

Per conto dell’Associazione Più Democrazia in Trentino
Daniela Filbier – Presidente
Nota alla stampa -> 018 07 27 +DEM – Democrazia diretta – Capigruppo non decide

27 luglio 2018
Cronaca della giornata

27 luglio 2018, Palazzo della Regione, Trento da sinistra: Stefano Longano, Alex Marini, Daniela Filbier

Nella mattinata Alex Marini (primo firmatario del DDL di Iniziativa popolare) Stefano Longano (relatore del DDL di iniziativa popolare) e Daniela Filbier (membro del Comitato promotore e Presidente dell’Associazione Più Democrazia in Trentino) si sono recati al Palazzo della Regione di Trento dove hanno incontrato la stampa.

Vedi i ritagli -> clic qui 

 

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3 pensieri su “La Capigruppo del Consiglio provinciale decide di non decidere – Dopo 6 anni schiaffo finale all’iniziativa dei cittadini

  1. Il vostro lavoro di anni non andrà perduto. In ottobre previsti venti di cambiamento ed allora il veliero della democrazia finalmente prenderà liberamente il largo e niente sarà più come prima (ciò che deve accadere accade)

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    • Mi piace pensare tu abbia ragione @LorenzoLeoni. Voglio riuscire a crederci. Ne ho bisogno. Oltre 6 anni di tenace lavoro, giorni e notti spese per produrre documenti da presentare e argomentare. Un bel pezzo di vita, spesa (gioiosamente, lo ammetto) per combattere pregiudizi e fornire elementi di riflessione e confronto. Eppure il nostro DDL pare manco varcherà la soglia del Consiglio provinciale. Non primo e non unico: tutte le iniziative dei cittadini, presentate nel rispetto di tutte le norme fissate in Legge, hanno patito analoga sorte. Sabotate, affossate, respinte. Una sola è stata approvata, 10 anni fa (estate 2008): quella sul parco agricolo del Garda. Approvata e MAI attuata.

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  2. Pingback: DDL sulla democrazia diretta: GAME OVER | Più Democrazia in Trentino

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