Lettera al sindaco di Pergine.
La democrazia diretta non cerca nemici. È per sua natura inclusiva e non cerca di sconfiggere nessuno piuttosto punta a prendere le scelte migliori per la comunità condividendole.
Sicuramente c’è chi la osteggia ma dobbiamo cercare di evitare gli scontri proprio nel rispetto del suo essere inclusiva. Noi dobbiamo accogliere le obiezioni perché ci danno la possibilità di spiegare, approfondire forti della mancanza di pretesa di avere ragione ma di voler ascoltare, domandare, per poi decidere insieme in senso ampio. Dobbiamo lasciare che le nostre critiche siano stemperate dalla dolcezza e condite di buon senso e razionalità.
Il titolo dell’articolo sull’Adige del 7 aprile «Il quorum zero è un’assurdità» è decisamente provocatorio. Suona come una boutade di chi cerca di svilire un sano dibattito democratico. Sono solo parole, recita una nota canzone, ma sono le parole del sindaco di Pergine Valsugana. Nell’articolo e nella successiva lettera di replica al commento dell’associazione, egli ha spiegato che teme che in una consultazione valida con qualsiasi numero di votanti, possa accadere che a votare vadano in tre cosicché due sole persone potrebbero affossare un suo provvedimento.
Ringraziamo il sindaco Oss Emer per la franchezza e cerchiamo di esaminare il suo lecito dubbio.
Ricordiamo che le regole per indire il referendum prevedono che la richiesta sia prima dichiarata ammissibile.
Passato questo scoglio, 1.200 persone dovranno sottoscrivere la domanda recandosi personalmente di fronte a persona che abbia la facoltà di validare la firma e in un lasso di tempo ben preciso: 90 giorni. Questo sarà un altro ostacolo non da poco.
Poi ci sarà la verifica e la conta delle firme. Solo dopo questi protocolli sarà decisa la data della votazione. Da lì alla scadenza ci saranno gli approfondimenti. Verrà predisposto un opuscolo che conterrà una descrizione chiara e sintetica dell’oggetto da deliberare, gli argomenti dell’amministrazione e quelli del comitato per il referendum. Saranno esposti con chiarezza, precisione e ogni elettrice ed ogni elettore ne riceverà una copia. In questo modo tutti sapranno che ci sarà la consultazione e quando. Per tutti sarà possibile approfondire ma se non potranno farlo o non capiranno il quesito, stare a casa avrà valenza civica di rispetto per una buona decisione fatta con consapevolezza e non ascoltando amici parenti o la voce del proprio partito di riferimento.
In questo scenario, l’ipotesi lecita del sindaco di Pergine è solo fantasia ed è possibile fare dei confronti reali. Dove si praticano costantemente le consultazioni a suffragio universale valide con qualsiasi numero, la media dei partecipanti al voto si attesta sopra al 40%. Potrebbe sembrare poco per il sindaco ma scopriamo che nell’arco di un anno, durante i tre o quattro appuntamenti referendari, la partecipazione supera l’80%. In effetti non sono sempre gli stessi a votare e chi non ci va lo fa perché consapevole che per quell’appuntamento non si è preparato. Ecco che l’astensione acquisisce un valore civico di grande rispetto per una buona decisione.
Il sindaco ricorderà che in Italia per i referendum abrogativi con quorum abbiamo raggiunto il 23,1% come punta minima, e sono ben oltre dieci milioni di cittadini che si sono recati alle urne volontariamente, non pagati e per senso civico mentre per un referendum senza quorum il minimo è stato il 34,1% di votanti e in quel caso nessuno invocò né l’astensione né la nullità.
Caro signor Sindaco, la sua perplessità è lecita ma abbia fiducia che il Popolo ha tanto buon senso quanto il Suo e non boccerà le scelte corrette ma, eventualmente, quelle sbagliate. D’altra parte anche Lei può sbagliare e non dovrebbe aver paura di farsi correggere dagli stessi cittadini che l’hanno eletto.
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