Nel pomeriggio di martedì 17 giugno si è svolta l’ultima seduta della Prima commissione avente per oggetto la trattazione del ddl di iniziativa popolare 1/XV in materia di democrazia diretta. Gli interventi hanno posto l’attenzione più sul metodo da seguire in vista del voto finale che sul merito dei singoli istituti. Tuttavia, la posizione della Giunta, seppur senza troppe argomentazioni tecniche, è emersa con evidenza. L’esecutivo provinciale, ha così rotto definitivamente gli indugi nell’offrire la propria interpretazione del principio della partecipazione e i passi da seguire per (non) perseguirlo.
Quasi certamente il resoconto ufficiale della seduta non sarà disponibile prima del voto finale in Consiglio che avrà luogo nella sessione che va dal 15 al 17 luglio. Ecco perciò una sintesi redatta dallo scrivente per assicurare un livello di informazione minimo e per rendere di dominio pubblico quanto dichiarato dai consiglieri che hanno preso parte all’incontro:
Il consigliere Luca Zeni (PD), presidente della Prima commissione, introduce la discussione proponendo ai commissari due alternative. La prima ipotesi procedurale è di votare un ordine del giorno per portare integralmente il testo in Consiglio poichè, trattandosi di un ddl di iniziativa popolare, sarebbe scorretto stravolgere il testo prima della discussione finale in aula. Tale soluzione consentirebbe comunque di esprimere considerazioni sul senso generale della proposta. La seconda ipotesi è di procedere con una discussione dettagliata del testo e degli emendamenti che verrebbero presentati e con una votazione articolo per articolo.
L’assessore alle infrastrutture e all’ambiente Mauro Gilmozzi (UPT) interviene in sostituzione del presidente Rossi, il quale è impegnato in un incontro istituzionale ad Innsbrück. Gilmozzi ribadisce il giudizio critico di Rossi già espresso nella seduta del 4 giugno. Questa volta però le obiezioni non sono giuridiche bensì politiche. Gilmozzi dichiara apertamente che non ci può essere un parallelismo tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Aggiunge che, a nome della Giunta, potrebbe presentare degli emendamenti, ma evita di procedere in tal senso per non snaturare il testo di legge.
Zeni ricorda che in ogni caso il 1 luglio è stata convocata appositamente una conferenza di informazione sulla democrazia diretta al fine di colmare le eventuali lacune che i consiglieri avessero nella materia specifica. Sarebbe prematuro votare un testo di legge ancora prima ancora di aver acquisito conoscenze che potrebbero rivelarsi preziose. Meglio invece consentire a tutti i consiglieri di comprendere i contenuti della proposta anche grazie alla spiegazione offerta dagli esperti invitati a relazionare in occasione della conferenza.
Il consigliere Mattia Civico (PD), componente effettivo della Prima commissione, dà l’ok all’ordine del giorno per portare integralmente il testo di legge in aula. Tuttavia sottolinea come possa risultare utile ed appropriato esprimere un’opinione sul testo nel rispetto dei cittadini che l’hanno appoggiato. Nella fattispecie, Civico manifesta la sua favorevolezza all’impianto generale della proposta ma avvisa che, in vista del voto in aula, bisogna verificare se ci sono i numeri per garantire che le innovazioni contenute nel testo vengano approvate.
Stefano Longano, relatore del ddl 1/XV, afferma che le 4000 firme sono state raccolte per sostenere il testo di legge costruito su tre architravi – quorum zero, numero di firme e abbattimento del limite di materie – e che questi non possono essere manomesse. Non sarebbe corretto nei confronti degli elettori portare avanti un’altra proposta. Ripete quindi i punti qualificanti dell’iniziativa popolare già esplicitati nella lettera aperta del 3 giugno scorso e nella seduta della commissione del giorno successivo.
Marino Simoni (PT), vicepresidente della Prima commissione, dice che l’iniziativa popolare promossa dal comitato è un modo per smuovere la ragidità della situazione politica e concorda con le riflessioni di Civico. Specifica che il gruppo consiliare Progetto Trentino ha qualche riserva sul testo di legge e che andare a ragionare emendamento per emendamento in sede di commissione può essere difficoltoso. Perciò, le prospettive che emergono sono sostanzialmente due. Da un lato rimane viva l’ipotesi di un referendum popolare per sottoporre le questioni sollevate dal comitato al corpo elettorale. Dall’altro si evidenzia l’obbligo da parte delle istituzioni di aprire un dibattito serio per garantire la tenuta del sistema.
Gianpiero Passamani (UPT), segretario della Prima commissione, richiama l’attenzione sui compiti da svolgere in questa fase e sul servizio essenziale da offrire al Consiglio. E’ importante proporzionare la giusta informazione al fine di consentire una discussione seria e consapevole prima del voto finale su un tema così importante. Giusta quindi la conferenza di informazione.
Rodolfo Borga, componente effettivo della Prima commissione, sostiene che francamente non vede perchè non si debba discutere su ogni singolo articolo. Se i relatori lo vogliono, possono eventualmente presentare degli emendamenti al ddl modificato in commissione tramite i membri del Consiglio. Non dubita infatti che vi siano dei consiglieri disposti a dar loro una mano. Infine, esprime la sua personale posizione sui diversi punti: favorevole al dibattito pubblico, tendenzialmente contrario ai referendum e favorevole alla mozione di sfiducia di iniziativa popolare. (ndr. Da ricordare che, al pari di Zeni, Borga era componente effettivo della stessa commissione anche nella scorsa legislatura e già da tempo ha sviluppato un’opinione sui diversi punti del ddl. Sia Borga che Zeni avevano risposto alle domande del comitato già nella scorsa legislatura).
Zeni e i funzionari della Prima commissione aprono un breve spazio di discussione anche sulle modifiche al regolamento proposte dal comitato. Viene distribuita una copia degli articoli 165 e 165bis novellati a seguito dei suggerimenti del comitato.
Stefano Longano esprime sinteticamente le sue perplessità sulla modalità con cui sono state recepite le osservazioni del comitato. Evidenzia che pochissimi miglioramenti sono stati apportati e che la fruibilità e l’accessibilità agli strumenti di partecipazione resteranno insufficienti.
Chiusa la parentesi di discussione sul portale della partecipazione e sulle petizioni e prima della votazione finale dell’ordine del giorno, Civico riprende la parola per dichiarare la sua posizione personale. Si dice d’accordo con i vari punti del ddl ed in particolare con il dibattito pubblico. Però, nonostante la sostanziale condivisione del testo solleva dei dubbi sull’istituto dei pritani.
Borga dichiara che, così com’è strutturato, non può votare il testo di legge. Nelle singole parti esprime contrarietà ai pritani e all’abolizione del quorum perchè con una simile condizione alcune minoranze ben organizzate potrebbero avere la meglio su molti temi. Esprime parere favorevole al dibattito pubblico per le grandi opere e alla mozione di sfiducia popolare. In riferimento al quorum di partecipazione, aggiunge che una soluzione intermedia potrebbe essere quella di definire un quorum del 50% indicizzato all’affluenza delle ultime tre consultazioni elettorali. Infine, avvisa che la possibilità di richiedere un referendum dovrebbe essere attribuita ai Consigli comunali e non genericamente ai Comuni perchè diversamente tale facoltà verrebbe attribuita alla Giunta, il che non sarebbe opportuno.
Zeni – chiamato nuovamente in causa da Borga, il quale si rivolge a lui con una locuzione tanto colorita quanto provocatoria «e Lei presidente cosa ne pensa? Le si sta allungano il naso» – palesa il suo sostanziale assenso alla proposta ritenendo però utile valutare un aumento del numero di sottoscrizioni a fronte dell’annullamento del quorum.
Prima di lasciare il posto all’assessore Daldoss arrivato in sua sostituzione, Gilmozzi sigilla la seduta esplicitando il parere collegiale della Giunta senza specificare quindi la posizione dei singoli assessori. L’assessore alle infrastrutture concorda che la partecipazione è una dimensione alla quale tendere. Nonostante ciò, questo principio può essere considerato vero solo in linea teorica. La Giunta è pertanto contraria sia all’istituto del referendum confermativo sia alla possibilità di attribuire effetti vincolanti al referendum propositivo (nrd come invece è previsto in provincia di Bolzano e nella regione Valle d’Aosta). Gilmozzi conclude manifestando forti perplessità sull’ipotesi di un «bypassaggio delle istituzioni» da parte dei cittadini ritenendo del tutto inaccettabile consentire al corpo elettorale di votare direttamente una legge.
Zeni fa correttamente notare che la proposta del Comitato non è tesa a scavalcare la rappresentanza, ma a permettere un confronto più significativo su temi fondamentali che i cittadini ritengono fontamentali.
Maurizio Fugatti (Lega Nord) e Walter Kaswalder (PATT), entrambi membri premanenti della Prima commissione, pur presenti, non intervengono nel dibattito. E’ presente anche il consigliere Valter Viola (PT), componente dell’assemblea delle minoranze ma nemmeno lui interviene.
Prima della votazione finale dell’ordine del giorno, il consigliere Civico ottiene il consenso degli altri membri della commissione per cancellare la seguente dicitura dal testo da sottoporre a voto «ritenuto che il rischio di emendamenti i quali avrebbero modificato in modo sostanziale l’impostazione del ddl, se approvati”. Sottolinea che questa formula sia inadatta perchè il proposito è quello di dare dignità al ddl ed appoggiare il testo di legge e non quello di prevenire emendamenti. Infatti se la prima condizione viene soddisfatta viene meno la necessità di prevenire emendamenti di modifica.
I consiglieri aventi diritto di voto si esprimono nel seguente modo:
- Astenuto: Maurizio Fugatti
- Contrario: Rodolfo Borga
- Favorevoli: Simoni, Passamani, Kaswalder e Civico
La versione definitiva dell’ordinge del giorno che è stata approva e che rinvia integralmente il disegno di legge al Consiglio provinciale è la seguente:
La Commissione
– considerato che il ddl “Iniziativa politica dei cittadini. Disciplina della partecipazione popolare, dell’iniziativa legislativa popolare, dei referendum e modificazioni della legge elettorale provinciale” è un ddl di iniziativa popolare
– visto che la procedura prevista comporta la necessità dell’apertura in aula del ddl entro 2 anni dalla presentazione
– ritenuto più corretto verso i proponenti discutere in aula il ddl originale
– visti gli articoli 99, 104 e 111 del regolmento interno
decide
il non passaggio alla discussione articolata del disegno di legge n. 1/XV
Versione orginale dell’odg in formato pdf
- Nota stampa di Monica Casata, Consiglio provinciale
- Cronache dei giornali
- Tabella posizione dei consiglieri provinciali aggiornata al 22 giugno
- Processo verbale della seduta (consegnato al comitato il 4 febbraio 2015)
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