
L’associazione Più Democrazia in Trentino ha organizzato un convegno pubblico per approfondire la riforma dello Statuto speciale del Trentino-Alto Adige/Südtirol, attualmente in discussione in Parlamento.
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L’associazione Più Democrazia in Trentino ha organizzato un convegno pubblico per approfondire la riforma dello Statuto speciale del Trentino-Alto Adige/Südtirol, attualmente in discussione in Parlamento.
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L’associazione Più Democrazia in Trentino organizza un convegno pubblico dedicato alla riforma dello Statuto speciale del Trentino-Alto Adige/Südtirol, attualmente in discussione in Parlamento.
L’iniziativa nasce dalla necessità di promuovere un confronto pluralista e informato su un provvedimento che inciderà profondamente sull’assetto istituzionale e democratico della nostra autonomia.

“[…] Nessuno, a parte qualche caso isolato, oggi si informa realmente su ciò che accade nelle aule parlamentari e nelle commissioni, o conosce le centinaia e migliaia di emendamenti presentati. Questo qualunquismo imperante è una delle cause della delegittimazione della politica, dei partiti e del Parlamento” — ha scritto recentemente Rosy Bindi su La Via Libera, affermando una scomoda verità che, calata nella quotidianità, vale anche per il Trentino-Alto Adige/Südtirol e per il dibattito parlamentare sullo Statuto di autonomia, svoltosi martedì 7 ottobre alla Camera dei Deputati.
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* versione ridotta inoltrata a L’Adige il 29 settembre e non pubblicata
Negli ultimi mesi il dibattito accademico sulla riforma dello Statuto speciale del Trentino-Alto Adige/Südtirol ha visto emergere due letture opposte. Da un lato Francesco Palermo, costituzionalista ed ex senatore, mette in guardia contro il rischio di un’“esautorazione strutturale” della Corte costituzionale: secondo lui il progetto di riforma, soprattutto con la modifica dell’articolo 107, mira a sostituire il controllo giurisdizionale con negoziati politici, creando una zona franca dal sindacato di legittimità. Dall’altro lato Esther Happacher, docente di diritto pubblico comparato, legge nella stessa riforma un’operazione legittima di “ripristino delle competenze” erose negli ultimi decenni, compatibile con lo Stato di diritto europeo e rispettosa del ruolo della Corte.
Continua a leggereMolti dei passaggi dell’intervista al professor Günther Pallaver sono condivisibili. Tuttavia, ridurre la riforma dello Statuto speciale a un semplice “lifting” rischia di sottovalutare un punto cruciale: l’acquisizione di nuove competenze, in particolare quelle su ambiente e rifiuti. Non si tratta di un dettaglio marginale, ma di un nodo delicatissimo che né a livello locale né a livello parlamentare è stato discusso con la necessaria profondità.
Continua a leggereSiamo a pochi giorni dalla scadenza per la presentazione degli emendamenti in Commissione affari costituzionali della Camera dei Deputati per la prima trattazione parlamentare del disegno di legge costituzionale A.C. 2473 che propone modifiche allo Statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige/Südtirol. L’iter di questa revisione è stato finora a dir poco controverso.

Il 9 febbraio 2014 decideremo sul futuro della democrazia in Alto Adige:
un’ottima possibilità per conoscere il più importante strumento della democrazia diretta e dire NO alla legge della SVP sulla partecipazione civica che nega i nostri diritti di cittadine e cittadini
La data è stata fissata: domenica 9 febbraio 2014 si terrà per la prima volta, solo in Alto Adige, il vero referendum, cioè quello in cui i cittadini e cittadine con diritto di voto decidono su una legge approvata dalla maggioranza di governo ma sospesa in attesa del giudizio dei cittadini. Dunque non si tratta di un referendum abrogativo, perché la legge su cui dovremo esprimerci è stata deliberata ma non è in vigore. Con questo strumento cittadine e cittadini si riprendono il potere di decidere essi stessi se una deliberazione dai rappresentanti politici debba entrare in vigore o no. Si tratta di uno dei due strumenti principali della democrazia diretta: se esso manca in una regolamentazione dei diritti di partecipazione civica – come manca nella legge della SVP – si può dire che manchi la metà della democrazia diretta. Ecco uno dei motivi decisivi per rifiutare categoricamente questa legge. Continua a leggere